È difficile in un campionato affrontare tutte le partite allo stesso livello. Se quella col Parma fosse stata una partita giocata in uno degli ultimi dieci campionati, con l’Inter al quarto, quinto posto che arranca per entrare o restare in zona Champions, il valore e il giudizio complessivo della partita sarebbe diverso.
Il fatto che la squadra di Conte oggi sia nettamente in testa alla classifica dopo un sorpasso avvenuto in due settimane e un allungo consolidato dal rallentamento del Milan, pone la questione in altri termini.

Il cammino di questa squadra è accidentato solo dalle costanti voci incontrollate e contraddittorie sul destino del club, dai pettegolezzi sui mancati pagamenti con tesi disinvolte su pretese di club come il Manchester Utd, di cui si racconta in prima pagina che intenderebbe rivalersi sull’Inter per un bonus non pagato a Lukaku. Un costante tambureggiamento di notizie non confermate ed esiti apocalittici svenduti come naturali speculazioni che fanno parte del gioco. Sarà interessante, ma lo è già ora, verificare alla fine, quante di queste informazioni risulteranno corrette.

In tutto questo l’Inter oggi ha un vantaggio di sei punti sulla seconda in classifica e dispone degli avversari adeguandosi al rapporto di forza, alzando e abbassando il proprio livello ma restando comunque efficace nel conseguimento dei risultati.

L’Inter andata in scena a Parma è una squadra tatticamente evoluta, ma con un retaggio mentale ancora non del tutto svincolato dai limiti del passato. La squadra ha giocato complessivamente meno bene rispetto alle recenti uscite e ha permesso ai padroni di casa, penultimi in classifica, con sei assenze, di avere spazi e costruire tre palle gol, una delle quali capitalizzata a metà della ripresa. Succede quando si ha troppa confidenza, troppa fiducia nella propria forza, ma nel caso dell’Inter è diverso. La formazione era quella titolare, la testa è rivolta al solo Campionato e non è quindi distratta da altro che da sé stessa. Eppure ogni tanto, in questo 2021, come con Sampdoria e Udinese c’è un meccanismo più mentale che tecnico ad impedire un gioco sereno e consapevole, come se improvvisamente ci fosse una vertigine per l’essere repentinamente diventati la squadra da battere, la vera favorita del torneo. È un principio che spesso nella storia di questo e altri sport ha fatto diventare gioielli in bigiotteria, muscoli allenati in “braccini”.

C’è probabilmente bisogno di vincere qualcosa perché l’Inter possa chiedersi di più.

Lo stesso Conte afferma, in ogni intervista, che questa squadra sta ancora crescendo, consapevole che, nonostante il luccicante primo posto possano migliorare diversi meccanismi. In difesa la squadra è giovane, Bastoni è al suo secondo anno ad alto livello, Barella questa stagione ha fatto un grande passo avanti, Hakimi è tanto esplosivo quanto giovanissimo, Lautaro ha 23 anni e la funzione vicaria di Sanchez, autore di una doppietta, simboleggia la forza di un reparto che la prossima stagione può essere migliorato solo con un quarto attaccante in cui Conte creda.

A questo proposito il paradosso di Sanchez sta nel fatto di aver fatto una doppietta decisiva ma con un movimento che contro il Parma ha messo in difficoltà il centrocampo, ingolfandolo con movimenti più da rifinitore che da seconda punta. Prestazione eccellente per impegno ed efficacia ma da migliorare nei movimenti.

Eriksen al Tardini ha giocato con meno brillantezza del solito, eppure quando è uscito lui l’Inter si è ulteriormente appiattita e ha preso il gol, finendo con l’affanno. Il danese è un tipo di giocatore che, a prescindere dal rendimento nella singola partita, aumenta comunque il livello tecnico della squadra.
Ora tocca all’Atalanta ma considerando il livello raggiunto dai bergamaschi, nessuno dei tifosi e nell’ambiente nerazzurro, prenderebbe un pareggio come un disastro, anche se a San Siro.

Negli scontri diretti i bergamaschi sono la squadra più forte insieme all’Inter e hanno giocato alla pari in 10 contro 11 tutta la partita contro il Real.
A Bergamo la squadra di Conte ha giocato meglio, mentre a San Siro fu un assolo dell’Atalanta, la quale gioca con un modulo quasi identico a quello dell’Inter, correndo come nessun altro, intasando gli spazi e sfruttando le qualità sopra la media di Muriel e Ilicic.

Se l’Inter esce illesa e persino vincente da questa partita lo scudetto potrebbe essere evocato, senza tutta la legittima prudenza di questo periodo.