Alla fine del calciomercato, dopo due giornate di Campionato, l’Inter si ritrova con un attivo di bilancio senza precedenti e una rosa diversamente forte ma non meno competitiva.
È un personale successo di Beppe Marotta e Piero Ausilio che non va confuso con l’esito del Campionato. Questo perché la società è riuscita con le idee, la preparazione e una certa lungimiranza a gestire una situazione più complicata che altrove.
La proprietà del club non parla da mesi e Steven Zhang non è più il presidente entusiasta che può permettersi di annunciare un grande e ambizioso futuro, specie dopo aver costretto i dirigenti a fare mercato con un quinto dei ricavi.

La squadra vista con Genoa e Verona mostra già chiaramente il potenziale e i limiti strutturali che sono però tollerabili, sapendo come è stata messa in piedi la rosa e considerando anche lo sforzo apprezzabile di alcuni giocatori che si sono abbassati lo stipendio.
Inzaghi dovrà esaltare le qualità di Correa avvicinandolo di più alla porta rispetto alla Lazio, dovrà lavorare molto sull’intesa tra Lautaro e Dzeko, il quale rispetto a Lukaku ama giostrare a centrocampo e dialogare con i compagni producendo gioco.

Il belga sintetizzava in modo estremo un lancio lungo e lo faceva diventare un gol, un assist o riusciva a trattenere un pallone difficile, permettendo alla squadra di uscire da situazioni complicate. In questo caso si dovrà ricorrere ad un altro tipo di modalità che permetta di arrivare nell’area avversaria magari cercando l’ampiezza e sveltendo il giro palla dalla difesa.
A centrocampo con Conte il doppio play aveva permesso nella seconda parte della stagione di uscire con più facilità dal pressing.

Calhanoglu e Brozovic hanno anch’essi necessità di migliorare il dialogo e diventare molto più veloci nell’uscita e nella proposizione di gioco, come si è visto nella gara col Verona. Inzaghi però esprime un gioco “plusvalente”, capace di mettere in piedi automatismi ereditati insieme a idee nuove.

Sulle fasce manca Hakimi ma il modulo permette comunque a Perisic e Darmian di essere efficaci, con Dimarco pronto a subentrare e Dumfries, al quale va dato il tempo di ambientarsi in un Campionato del tutto diverso da quello a cui era abituato.
Preoccupa il rendimento di Handanovic che a 37 anni non ha un problema apparente di esplosività ma di pigrizia mentale, di riflessi meno rapidi che lo mettono nella condizione di non essere sereno quando pensa troppo alla parata o all’impostazione dal basso quando viene coinvolto come con il Verona. Quando viene sollecitato con un tiro improvviso i riflessi sono sempre ottimi ma è evidente che, senza la crisi Covid e i problemi economici, oggi in rosa ci sarebbe un altro portiere con il quale convivere, per un passaggio del testimone.

Fifa e Uefa ancora una volta hanno mostrato una certa indifferenza verso tutte le squadre che avranno giocatori impegnati nelle qualificazioni ai mondiali e che torneranno dal Sudamerica solo il giorno prima della partita. L’Inter con la Sampdoria potrà avere a disposizione Correa, Lautaro e Vidal in condizioni non accettabili per scendere in campo e comunque con un’alta percentuale di rischio infortunio, dopo il lungo viaggio.
Probabile che Inzaghi propenda di nuovo per il modulo 3-5-1-1 con Sensi di nuovo dietro a Dzeko.

Ultima menzione per una vicenda sconcertante, quella dell’aggressione di ultras del Verona ai danni del conduttore Fabrizio Nonis e di suo figlio.
Al di là delle condanne scontate da parte delle forze politiche non sembrano ancora esserci conseguenze e se, dopo un anno e mezzo di distacco dagli stadi, non si può tornarci serenamente, c’è un problema serio. Le conseguenze non sono state più gravi solo per caso ma la vicenda non può limitarsi solo a qualche daspo che ha un effetto di deterrenza limitato in alcune situazioni. I due tifosi dell’Inter hanno dichiarato che non andranno più allo stadio ma in questo periodo non sembra che la cosa faccia presa.

Ci si abitua a tutto, ci si abitua a troppo.