L’Inter sta preparando la partita di Torino, non sappiamo se con l’ostinazione di chi ci crede ed è consapevole della propria forza (bene) o con una modalità sparagnina di chi si gioca tutto in 90 minuti (male). Il portamento è tutto e, dopo un febbraio e marzo così deludenti, è difficile immaginare se ci sia la sufficiente consapevolezza per provare a vincere una sfida che a Torino la vede giocare tradizionalmente sottotono. L’ultimo successo è attribuibile ancora a Stramaccioni: sono passati 10 anni e da quell’occasione si sono susseguite una serie di sfide caratterizzate da prestazioni opache, decisioni arbitrali controverse, polemiche e un’indefinita mancanza di combattività, a prescindere dalla effettiva forza dell’Inter e della Juventus del momento storico.

Se andiamo nel pratico è necessario verificare se Inzaghi ha compreso le dinamiche di questo periodo e se è in grado di offrire un nuovo modello di gioco o interpretazione della gara. C’è il rischio che il tecnico non intenda snaturare il suo gioco e cerchi di fare la partita. Se sia un errore o meno non abbiamo certezza ma il dato dice che la Juventus non ama prendere l’iniziativa, privilegia i match in cui il gioco lo fanno gli altri, per sfruttarne debolezze ed eventuali errori, segnare e speculare sul gol fatto.

Da quando c’è Vlahovic i bianconeri hanno molte più certezze e vie d’uscita e non hanno più paura di giocare male, anche perché stiamo entrando nella fase della stagione in cui conta vincere, non essere spettacolari. Il calcio non è matematica ma Allegri si aspetta che Simone Inzaghi faccia esattamente un modello di partita che non sconfessi il suo credo tattico. Fino al girone di andata era un presupposto sano ma oggi non rimodellare le attitudini in base al calo di forma e alcune assenze potrebbe rivelarsi suicida.

La vera risorsa dell’Inter può arrivare dal ritorno di Brozovic in cabina di regia, ma allo stesso tempo le sue condizioni fisiche sono inevitabilmente precarie dopo un mese di assenza e il dubbio sulla sua effettiva presenza in campo, a conferma che non è ancora in forma. Lautaro ha dimostrato di essere tornato importante con Salernitana e Liverpool, anche se è tornato ad incepparsi con la Fiorentina, Dzeko ha avuto modo di rifiatare, considerando l’impiego forse eccessivo in una stagione in cui a 36 anni avrebbe avuto la necessità di giocare con meno frequenza e invece, complice l’assenza prolungata di Correa e le caratteristiche tecniche uniche, è stato sottoposto ad uno sforzo che ne ha minato la precisione sotto porta.

La partita con la Juventus è molto importante ma l’Inter, intesa come club e gruppo squadra, farebbe un grave errore nel considerarla una gara “definitiva”. Sarebbe grave perché non si può pretendere o sentirsi obbligati a conquistare i 3 punti in un campo in cui non si vince quasi mai. Oltre al fatto che in generale le partite in cui ci si sente in obbligo di qualcosa vanno a finire spesso male, per questo è necessario affrontare la Juventus con serenità. Se arrivasse una delusione sarebbe assurdo chiudere la stagione in un “cupio dissolvi” senza spartito. La dirigenza e Inzaghi dovranno lavorare sulla testa dei giocatori anche in caso di sconfitta o pareggio, perché le partite da vincere sono tutte quelle che vanno a chiudere il campionato.