L’ultimo capitolo della stagione sta per essere scritto davanti ad uno stadio colmo di tifosi, a sancire la chiusura di una stagione emotivamente indefinibile. Ci sono stati anni in cui l’Inter è arrivata dietro in classifica, fuori dalla Coppa Italia, eliminata prematuramente in Europa, talvolta persino assente, altri anni invece in cui la vittoria dello scudetto, come la scorsa stagione, era sufficiente a scaldare e inorgoglire, dimenticando in fretta altri insuccessi, come giusto.

Questa volta però è diverso perché l’Inter ha raggiunto quasi tutti i traguardi possibili, ha sollevato due trofei e raggiunto gli ottavi di Champions, eliminata solo per essere capitata con il Liverpool e aver giocato l’ultima mezz’ora in dieci, ad un passo da un’impresa che sarebbe entrata nella storia.

L’Inter ha però la colpa di essere ormai arrivata seconda, dietro ad un Milan in crescita e di valore ma non certo irresistibile e questo lascia l’opinione dei tifosi sospesa tra l’amarezza e la consapevolezza di una stagione comunque di alto livello.
Parliamo di uno scudetto che andrà certamente al Milan perché l’ultimo atto a Sassuolo non è abbastanza serio per rappresentare un ostacolo tale da illudere che possa davvero perdere, quando le basta un pareggio e gioca davanti ad un pubblico interamente rossonero (il 5 maggio del 2002 l’Inter doveva invece vincere). Per questo, nell’ultima settimana, gran parte della tifoseria ha manifestato una serenità agrodolce ma anche un certo risentimento per aver sbagliato alcune partite che hanno tolto la possibilità di prendersi la seconda stella. Su tutte spiccano gli ultimi venti minuti del derby, la partita sconcertante col Sassuolo a San Siro e la sconfitta col Bologna, maturata inspiegabilmente, in un momento in cui l’Inter veniva dai successi con Juve, Milan (Coppa Italia) e Roma.

L’esito della stagione paralizza anche certe aspettative e persino le pretese. Inzaghi è bravo, ha fatto una bella stagione ma ha perso lo scudetto, in collaborazione con i limiti mentali di una parte della squadra. L’Inter però ripartirà certamente da lui, sapendo che può crescere, anche se la prossima stagione non ci saranno le stesse condizioni per poter vincere lo scudetto. La proprietà non può prendere di meglio e non può nemmeno spendere, al punto che per finanziare la campagna acquisti verrà probabilmente sacrificato un big e tagliata una buona parte della panchina, il cui costo è decisamente superiore alla qualità che poteva offrire. Il bilancio di questa stagione è positivo, il club va avanti con idee che si rivelano efficaci e ottenendo risultati di prestigio ma è evidente che tutti stanno aspettando di capire quale sarà la prossima mossa di Zhang (a Milano da gennaio, quando doveva restarci solo qualche giorno) e quando ci sarà una svolta di qualsivoglia tipo.

Lo sforzo fatto con i rinnovi, nel tentativo di creare un’ossatura e un’identità è quasi del tutto riuscito ma le dichiarazioni di Perisic e il suo approdo quasi certo alla Juve, per non potergli rinnovare il contratto alle sue condizioni, appare beffardo, così come questa abitudine a dover leggere ogni mattina sui giornali chi possa essere il giocatore sacrificabile, se Bastoni allo United, se Dumfries all’Atletico o Lautaro chissà dove.

Questa resa verso un destino fatto di addii necessari e fiducia nel lavoro di Marotta, Ausilio e Baccin, rende tutto poco entusiasmante. Nelle chat degli interisti ogni tanto qualcuno giura nell’arrivo di una proprietà araba o un fondo americano ma per ora le cose non stanno andando tanto male. Si tratta di capire quale sarà la prospettiva a cui sta lavorando il club. Domenica intanto saranno in tanti a San Siro a salutare questa stagione con tanti meriti e alcune colpe.