L’uomo si adegua a tutto ma non cessa di rimpiangere il passato o ambire ad un futuro migliore. E’ quello che sta accadendo in questo periodo che rimarrà nella storia, come una sorta di buco nero nel quale l’umanità e dunque anche il calcio si sono infilati.

L’Inter si è adattata a questa sorta di presente distopico e ha affrontato tempeste esterne e interne riuscendo a restare in piedi e a lambire persino il successo in due competizioni.

E’ interessante come da una parte tutti (o quasi) abbiano registrato il concetto di un mondo in guerra contro un virus, si siano sprecati dibattiti, editoriali, dando voce alla partecipazione della gente con il mantra del “nulla sarà più come prima” e dall’altra il dibattito, le pretese dei tifosi e della stampa siano rimaste le medesime, giustificando le ambizioni con il fatto che le difficoltà ci sono per tutti.

Lo stadio deserto tutto l’anno, i mancati introiti, i bilanci in rosso, le campagne acquisti condizionate, il protocollo Covid, le quarantene, i viaggi dei giocatori e i relativi rischi, per andare nelle rispettive nazionali, le modalità per allenarsi in sicurezza tra tamponi e distanze da tenere, in uno sport che per natura è antitetico al distacco, sono stati gli elementi che hanno messo principalmente in difficoltà. L’Inter ne ha pagato il prezzo contro il Milan, dopo aver visto partire 14 giocatori, perdendone otto per Covid e tenendo i restanti a casa in quarantena, senza poter preparare il derby, puntualmente perso anche per scelte tattiche sbagliate.

La frattura tra Conte e la dirigenza, lo scontro aperto e la divergenza di vedute, dopo aver perso la finale col Siviglia, avrebbero potuto distruggere qualunque velleità, eppure l’Inter è rimasta intatta e ha scelto di continuare con lo stesso allenatore per calcolo economico e riconoscendo di avere comunque uno dei migliori professionisti in circolazione.

Oggi l’Inter si ritrova con un’eliminazione dalla Champions ingiustificabile ma anche un secondo posto solido, con un distacco di 6 punti sulla Roma terza in classifica e la Juventus virtualmente a -9. Il Milan è la rivelazione del Campionato, gioca bene e ha un entusiasmo, unito alla disciplina che capitalizza da quando Ibrahimovic è tornato in rossonero. Eppure la sensazione è che il Milan per vincere debba dare fondo a tutte le energie, mentre l’Inter, più lenta e prevedibile, pur giocando al 70% delle sue capacità, ha avuto una continuità che altre squadre accreditate di un gioco più spettacolare non sono riuscite a mantenere.

Il mercato di gennaio è quello della crisi acclarata e non prevede investimenti ma scambi. Il compito più arduo di Marotta è quello di liberarsi di giocatori come Vecino, Perisic, Nainggolan, Pinamonti e purtroppo Eriksen, il quale è possibile che venga dato in prestito e poi ceduto definitivamente, per non perdere i benefici dati dal decreto crescita.
La società che martedì si troverà per fare il punto, sta cercando una punta e un centrocampista e tra i nomi più caldi ci sono il Papu Gomez, Wijnaldum, ma anche Alonso, Paredes, Gervinho, De Paul ed è facile che nei prossimi giorni spuntino altri nomi. Ci sono solo due competizioni e la Coppa Italia non è nemmeno un impegno così gravoso, per questo ci saranno senz’altro più uscite che ingressi.

Marotta sta perfezionando il rinnovo di Brozovic e attuando una strategia che incida il meno possibile sul bilancio e mantenga lo status quo nello spogliatoio, grazie ad un aumento di ingaggio spalmato sulle annualità successive. Una formula che permetta di gestire gli stipendi più bassi e le situazioni che hanno scadenze ravvicinate senza gravare sulla spesa per questa stagione. Per almeno due anni, forse tre, vedremo probabilmente un ciclo di campagne acquisti “intelligenti”, basate su scambi o piccoli investimenti che permettano di avere un bilancio in via di risanamento. Per fortuna l’Inter ha già una squadra solida che può conseguire risultati e che andrebbe migliorata nella qualità, ma è già molto più avanti di tante rivali.

C’è anche un nuovo stadio, una nuova casa all’orizzonte e un futuro che, per quanto lento, appare sempre più livellato verso l’alto.
Buon 2021 a tutti.