L’Inter si appresta a giocare una partita surreale a Torino contro la Juventus, in uno stadio vuoto e in uno scenario mondiale di panico provocato da una macchina informativa priva di equilibrio, talvolta persino di etica. La decisione di giocare a porte chiuse dopo l’arrivo del coronavirus, clamorosamente rapido nel diffondersi, ha prima ottenuto un consenso unanime, poi nel giro di 48 ore, con un’economia già messa a dura prova, si è deciso di provare a dare una sterzata riaprendo le porte a tutti all’Allianz.

Il buonsenso si è scontrato con gli interessi, la credibilità delle misure con la confusione sulle informazioni a disposizione. Alla fine ha prevalso la gara senza spettatori ma il caos è ancora in essere. In tutto questo l’Inter ha già assaporato la pallida atmosfera di uno stadio deserto, senza nemmeno la maggior parte dei giornalisti, intuendo il coefficiente di difficoltà che troverà insieme ai bianconeri in un match che indubitabilmente penalizzerà un po’ più la squadra di Sarri ma solo per il fattore campo.

Il derby d’Italia arriva dunque in un’atmosfera che non ha precedenti per il tipo di clima durante la settimana e nemmeno nei 90 minuti.
La brutta notizia per l’Inter è paradossalmente la certezza di trovare una Juventus che giocherà la scontata partita del riscatto, della svolta, dopo le critiche alla squadra e al tecnico, a seguito del ko rimediato a Lione.
L’Inter quest’anno ha vinto partite su campi in cui lasciava spesso punti, le cosiddette “piccole” sono diventate terra di conquista e il rendimento esterno è stato migliore di quello a San Siro. Il terzo posto che fino a ieri era primo, è stato però un segnale d’allarme definitivo sull’approccio sbagliato della squadra di Conte in tutti i match importanti della stagione. Se la gara è da dentro o fuori l’Inter sembra non essere in grado di interpretare in modo corretto la sua partita, sia tatticamente che mentalmente.

Bisogna avere fiducia” gridano i tifosi ma questo è un mantra indiscutibile che non ha a che vedere con l’analisi di un rendimento che quest’anno è comunque positivo.
Gli infortunati stanno tornando e ora in Europa League c’è da affrontare una squadra robusta come il Getafe, nei primi posti della Liga e vincitore nella doppia sfida con l’Ajax.

Se l’Inter, che sta decidendo se giocare a centrocampo con Eriksen o Vecino, vincerà a Torino è probabile che Conte persegua nel turn over spinto, anche contro gli spagnoli. In caso contrario è più possibile vedere una formazione competitiva, ma meno avvincente.

Per rendere possibile una vittoria a Torino deve avvenire “il miracolo” di approcciare la sfida con la testa giusta per tutti i 90 minuti, non i primi trenta, non gli ultimi. La tenuta per tutta la partita è il problema che l’Inter ha in allegato da diverso tempo e sarà importante rivedere il Lautaro Martinez del girone di andata. L’ipotesi Barcellona forse non lo ha davvero distratto, ma resta un’ipotesi che può aver accarezzato. Domenica sera sapremo se sarà tornato ad essere il giocatore determinante di poco tempo fa.

L’altro dubbio è legato alla porta che potrebbe essere difesa da Handanovic, al ritorno in campo dopo un mese di assenza per infortunio al dito. Tornare dopo tutto questo tempo, in una partita tanto importante, per qualcuno è un rischio, ma la sicurezza e la personalità del capitano nerazzurro è un valore superiore al dubbio.
Resta da augurarsi che l’Inter entri in campo per giocarsela con uno spirito diverso da quello visto con altre big incontrate.