Sei potenzialmente convocabile. Sì, dico a te. E parlo di giocare nell’Inter di Antonio Conte che sabato pomeriggio sfida il malandato Genoa e deve letteralmente “stringere le chiappe”. Cioè, d’accordo l’emergenza, ma una situazione come quella che tocca ai nerazzurri, a Milano, non si vedeva dai tempi del Lazzaretto di manzoniana memoria.

Facciamo la conta: Vecino a parte, non ci sono centrocampisti di ruolo (Brozovic è squalificato), e magari qualcuno recupererà in extremis, ma anche dovesse riuscirci sarà nelle stesse condizioni di “me e te” dopo il giro di antipasti al Cenone di Natale. In avanti tanti saluti anche al più in forma di tutti, che poi è Lautaro Martinez (pure lui squalificato), al suo posto con buona probabilità giocherà Politano che è “bravino” a fare la seconda punta, “poco adatto” a fare l’esterno a tutta fascia nel 3-5-2 e molto bravo nel 4-3-3, solo che Conte non gioca col 4-3-3 e, quindi, capite bene che per il ragazzo “de Roma” sono cavoli acidi.

E, insomma, sabato contro il Genoa sarà una partita particolare: l’ultima prima della sosta, quella che vale 3 punti sul campo e molti di più fuori (se non vinci i media ti rompono i maroni per 15 giorni), l’ultimo ostacolo prima della “resurrezione della rosa” con i vari Barella, Sanchez, Sensi e Gagliardini pronti a tornare in forze (si spera), con i probabilissimi due innesti di gennaio (un centrocampista e un esterno a sinistra) chiamati a rimpolpare un gruppo incredibilmente in cima alla classifica (sì, “incredibilmente”, viste le condizioni generali) e che proverà a dar fastidio fino all’ultimo alla squadra – la Juventus – che dispone del doppio delle risorse – giocatore più, giocatore meno – e che mostra la ruota tipo pavone grazie al tizio che salta come un giocatore di Nba (sì, Ronaldo, il marziano portoghese che un mese fa “era completamente fuori forma”… evidentemente si è rimesso in fretta).

Arriva Inter-Genoa, signori, capita a un passo dal Natale e non consente di fare alcun genere di calcolo: la vittoria è l’unico obiettivo, nonostante tutto. Poi, oh, non ci si deve nascondere: di fronte ai nerazzurri non si presenta il Barcellona di Guardiola e neppure il Milan di Sacchi. Il Grifone di Thiago Motta ha le sue belle defezioni e pare francamente “spiumato” nel gioco e nello spirito. E allora sì, ribadiamo, tocca stringere le chiappe, tocca evitare alcun genere di calcolo, tocca tapparsi il naso di fronte a quella che presumibilmente non sarà una bella partita e quasi certamente si trasformerà in una battaglia per pedatori.

Ecco, ci rivolgiamo agli esteti, quelli del “a un certo punto bisogna imparare anche a giocare bene”, sono pregati di farsi da parte: c’è chi vince col tridente multimilionario, c’è chi ci prova con i reduci. I 3 punti, dovessero mai arrivare (toccate le vostre più care palle di Natale), avranno lo stesso, identico, preziosissimo valore.