Nel giorno del compleanno di Antonio Conte, a ridosso delle due partite con Atalanta e Getafe che daranno il senso definitivo della stagione, è già tempo di fare progetti, prescindendo dal secondo, terzo o quarto posto che raggiungerà l’Inter e dall’eventuale eliminazione o passaggio del turno con gli spagnoli.
Le eventuali polemiche per una sconfitta (più che preventivabile contro la squadra nettamente più in forma del Campionato e in Europa) e un’eliminazione con il rognoso Getafe è possibile che possano incidere ulteriormente nelle scelte di mercato in entrata e uscita. C’è infatti un buon numero di giocatori della rosa attuale, che non conosce ancora il suo destino e non è affatto sicuro della permanenza.

Le uniche conferme sicure sono quelle di Handanovic, De Vrij, Bastoni, Barella, Ashley Young e Lukaku.
Tutti gli altri sono in sospensione.

Sanchez per una difficile trattativa con lo United, Sensi da un accordo già fatto col Sassuolo, ma anche con la possibilità di essere girato a sua volta in prestito per verificare se le sue condizioni fisiche siano croniche o meno.
C’è da confermare il rinnovo di D’Ambrosio, Ranocchia e Borja Valero, la riconferma di Godin, sul quale c’è molta incertezza, capire quanto può essere ancora utile Moses, verificare se Candreva rientra ancora nel progetto, così come Gagliardini che è utile fino a quando non arriva qualcuno migliore in quel ruolo, ed è facile che venga ceduto Biraghi.

Ci sono poi i sacrificabili, in nome di un’idea tattica più vicina a quella del tecnico. Questi rispondono al nome di Skriniar e Brozovic, autentici intoccabili che in questi anni hanno rappresentato cuore e motore della squadra, eppure messi in discussione, uno per una minore efficacia nella difesa a tre, l’altro per non essere probabilmente il trascinatore che in quel ruolo desidererebbe Antonio Conte.

Verso Eriksen c’è un clima di impazienza che suggerisce persino una clamorosa cessione a tempi record, in nome di un sogno di cui stiamo per parlare; infine Lautaro Martinez è perennemente corteggiato dal Barcellona.
Stiamo parlando di tre quarti della rosa e, anche se è improbabile (ma non impossibile) che vengano cambiati tutti, va ricordato che la scorsa stagione era stata epurata proprio quella parte di giocatori (Perisic, Icardi, Nainggolan, Politano, Joao Mario) che non si adattavano tatticamente e mentalmente alle inclinazioni del nuovo corso.

Conte ha in mente un Inter su misura e in questi mesi ha espresso in più occasioni, a tratti anche sfacciatamente, le sue insoddisfazioni, unitamente alla passione che lo governa.

Il suo primo anno in nerazzurro, a pochi giorni dal voto definitivo che gli verrà assegnato, ha ballato tra la promozione piena e il fallimento, tra il riconoscimento del suo lavoro e il disconoscimento delle sue qualità: “è un sopravvalutato”. Non si è riusciti ad ottenere un giudizio equilibrato verso di lui e la sua stagione, complice le incredibili circostanze del 2020, ma anche i risultati contraddittori.

È anche probabile che se Conte non provenisse dal mondo Juve e avesse un atteggiamento comunicativo meno dolente e conflittuale, potrebbe godere di un giudizio più sereno. Gli stanno costruendo una squadra con giovani di grande talento (Hakimi e probabilmente Tonali, oltre a Kumbulla). Si sta cercando un modello di giocatore che lui stimi, come Emerson Palmieri e un centrocampista come Ndombelé che però nel Tottenham ha clamorosamente fallito sia con Pochettino che con Mourinho.

Si sta comunque cercando di formare una rosa di alto livello, in grado di fare la guerra alla Juventus e di arrivare almeno agli ottavi di Champions, dopo le beffe degli ultimi due anni.

Si sta persino ventilando il nome di Leo Messi, con una sorprendente sponda arrivata da Suning tv e la presenza del padre a Milano. Non ci crede nessuno, ma se ne parla e forse nemmeno Antonio Conte riesce ad immaginare questo come uno dei più bei regali di compleanno della sua (nostra) vita.