Ormai i tre punti pesano, altro che balle. Diventano dannatamente importanti; perdere un treno, anche un locale, può avere ripercussioni perché se quelle davanti viaggiano stile freccia rossa e tu balbetti, allora non ci siamo. Non c’è la Lazio, abulica come se la fermata di Bologna fosse di quelle che tanto tre punti li porto a casa. Abulica come il rigore calciato con sufficienza disarmante da Immobile, strano ma vero e che ha, in sostanza, sancito l’uscita dei biancazzurri dalla partita, condotta e amministrata dai ragazzi di Mihajlovic.

Non c’è nemmeno, udite udite, la Juventus, nuovamente impantanata nelle acque basse e limacciose di uno strano campionato. A Verona la Vecchia Signora strappa, e nel finale poteva anche perderla, un punticino che cozza assai con le ambizioni nostrane dei bianconeri. La larga vittoria su un Crotone davvero dimesso – la sconfitta casalinga col Cagliari potrebbe significare saluti alla massima serie, anche se il pallone ci ha da sempre raccontato storie incredibili – va archiviata come la rondine a primavera che il professore di greco mi rammentava quando riuscivo nell’impresa di andare oltre il sei striminzito nello scritto.

In realtà la Juventus ha faticato col Porto, “salvata” in extremis dal gol di Chiesa ma a Torino sarà meno facile di quanto pensabile se queste sono le premesse, e ha faticato enormemente sabato, messa sotto fisicamente da Juric e la sua truppa. Il distacco si fa ampio e il recupero col Napoli, finalmente tornato a vincere convincendo, non consegnerà a Pirlo&Co. tre punti automatici. Ci sarà da correre e da soffrire.

Bene l’Atalanta, passeggiata di salute a Genova dove la Samp ha preservato molti dei suoi titolari in vista del derby di metà settimana. Così come Ballardini ha scelto di lasciare in panchina giocatori che saranno di certo protagonisti della stracittadina ligure nel pomeriggio di ieri, a Milano. Troppo poco Genoa per l’Inter capolista, soprattutto dopo aver subito gol al trentesimo secondo, rischiando di prenderne qualche altro prima della fine del tempo. Nella ripresa il divario tra le due squadre è emerso nella sua interezza e il tre a zero finale corrisponde, forse anche no, ai valori visti ieri al Meazza.

I nerazzurri, dal canto loro, sembra abbiano raggiunto una consapevolezza di sé sconosciuta fino a qualche tempo fa. L’Inter ha un gioco, la cosa non dovrebbe fare notizia, ma la fa proprio perché non è un modo di stare in campo passivo: i nerazzurri accelerano, rallentano, dettano tempi e modi, hanno costruito certezze importanti e, soprattutto, sono difficili da perforare. Parma sarà l’ennesimo esame di maturità, prima della sfida con l’Atalanta. Esame di maturità superato brillantemente dal Milan, atteso a Roma nel posticipo serale dai giallorossi che, in caso di vittoria, avrebbero potuto dire la loro nella corsa Champions. Invece il Diavolo disputa una gran partita forse favorito dalla pochezza della Roma, difficile decifrare una prestazione tanto sottotono e insufficiente, ma ridurre il tutto a demeriti romanisti sarebbe offensivo per Pioli e i suoi ragazzi, autori di novanta minuti sopra le righe, dominando in lungo e in largo i capitolini e vincendo agevolmente. Il risultato finale non rispecchia l’andamento della partita.

Ora, a inseguire l’Inter, ci sono soltanto loro: gli altri vedono la cima della classifica lontanissima e irraggiungibile. L’unica incognita, infortuni a parte, è rappresentata proprio da questi cali improvvisi di tensione dei rossoneri, attesi da un filotto da far tremare i polsi. Dopo l’Udinese il Milan affronterà, nell’ordine: Verona fuori casa, United in trasferta, Napoli a Milano, United al Meazza e Fiorentina al Franchi. Lì si potranno cominciare a fare i conti.

In fondo alla classifica, detto del successo importantissimo ottenuto dal Cagliari a Crotone, lo Spezia recupera due gol al Parma e rimane e debita distanza dalla zona pericolosa, ma inguaia ancor di più gli emiliani ormai costretti a un campionato di rincorsa, salvarsi sarà una piccola impresa. Crolla il Benevento a casa di Gattuso, il Toro deve recuperare la partita col Sassuolo rinviata causa Covid e l’Udinese saluta, definitivamente, i piani bassi, portandosi nella confort zone in compagnia del succitato Bologna e poco sotto la Samp.