La narrazione che era stata fatta di Ibra all’inizio del lockdown, è stata smentita dallo stesso stesso Ibra. Rimettiamo le lancette all’8 marzo, giorno di Milan-Genoa, ultima gara dei rossoneri a porte chiuse prima dello stop forzato al campionato. Si era appena consumato lo strappo fra Casa Milan e Zvonimir Boban e il ritratto che ne veniva fatto, dello svedese, era il seguente: Ibra stizzito con Gazidis all’allenamento di rifinitura del Milan a San Siro, senza Boban che lo ha voluto per lui al Milan è cambiato tutto. E non ci si era mica fermati a quello. Nei giorni successivi, Ibra sarebbe rimasto in Svezia senza concludere la stagione, o al massimo sarebbe tornato per fare qualche partita, sostanzialmente una passerella, prima di salutare. Per poi ritirarsi dal calcio giocato. Tre mesi dopo, tutto questo stride, stona con la realtà sotto i nostri occhi.

Oggi il quadro è più chiaro e i comportamenti dimostrano che Zlatan Ibrahimovic, con la sua testa e con la sua professionalità, è ancora quanto mai dentro il Milan. Vero, era rimasto in Svezia qualche giorno in più, ma per allenarsi sul campo ed evitare giornate di allenamento individuale da solo in casa o in una stanza d’albergo. Poi è tornato, ha affrontato la quarantena a Milanello, nel cuore del Milan e non da separato in casa, e appena ha potuto aggregarsi al gruppo lo ha fatto. Le uscite su due ruote con Calhanoglu e i giochi sulle piattaforme social con Theo Hernandez dimostrano che non c’è alcun broncio da parte sua e che il feeling con il gruppo è ben oliato.

Poi c’è stato l’infortunio, certo non ci voleva. Ma se fossero vere tutte le premesse di cui sopra, il destino gli avrebbe offerto un assist insperato: terapie, preparazione, riabilitazione, sapete che c’è? “Ciao a tutti e chi s’è visto s’è visto”. Non sarebbe stato il primo caso, quando un giocatore tentenna e valuta il futuro, se c’è un infortunio tende a mollare. E invece anche qui l’atteggiamento di Ibra è stato lontanissimo da queste criticità. Dopo qualche giorno con la famiglia, è tornato puntualissimo in Italia per la visita di controllo e adesso punta a rientrare il prima possibile. Magari già per Lecce-Milan del 22 giugno prossimo, in campionato. Probabilmente non accadrà e lo staff medico rossonero se ci sarà anche un solo rischio cercherà di frenarlo (per quanto sia possibile frenare Ibra in queste cose…), ma già l’atteggiamento di chi vuole provarci ad essere in campo a Lecce è eloquente: propositivo, costruttivo, motivato, stimolato.

Insomma, per essere chiari, Ibra non è quello offeso che, per delitto di lesa maestà, si chiama fuori perché “come vi siete permessi di mandare via Boban e di contattare Rangnick”… Quello che si può toccare con mano oggi è uno Zlatan totalmente e completamente a disposizione di Stefano Pioli, innanzitutto. Ma se poi il Milan dovesse cambiare, lui vuole esserci uguale. Questo è il punto. Non è piccato nei confronti del futuro di cui tutti parlano al di fuori del Milan, ma pronto ad affrontarlo. Se il Milan vorrà, con il Milan. Questo è lo scenario di oggi, messi in fila tutti gli aspetti, i riscontri, le date e le sfumature della vicenda.

Quello che deciderà effettivamente il Milan oggi non è possibile declinarlo, per il semplice motivo che, ad esempio, il club rossonero non sa ancora, in questo momento, quali saranno le risposte della squadra nel suo complesso in questo finale di stagione e a quali competizioni parteciperà la prossima stagione, con o senza l’Europa. Per fare un progetto tecnico e per stabilirne il budget, non sono cose di poco conto. Anche se il Milan non vive alla giornata e avrà considerato e valutato tutti i suoi piani: in un caso, nell’altro caso o nell’altro caso ancora. Se Ibra rientri in tutti questi piani, non è possibile appurarlo oggi. Ma se il Milan farà una svolta importante, l’atteggiamento disponibile e costruttivo di Ibra, proprio in questo periodo molto delicato, è certamente un punto a suo favore. Poi la società rossonera valuterà e tirerà le conclusioni.

Un altro tema, su cui Zlatan ha smentito molti, è quello dell’integrità fisica, che poi è strettamente correlato all’età. Nonostante veleggi fra i 38 e i 39 anni, i tempi di recupero del fuoriclasse svedese sono notevoli. Prima del derby di febbraio, aveva accusato un combinato disposto niente male: una leggera influenza più un affaticamento muscolare. Più d’uno lo vedeva a rischio per il derby, invece tempo due-tre giorni aveva già recuperato ed era pronto a giocare anche contro il Verona, partita saltata solo ed esclusivamente per precauzione. Idem come sopra per quanto riguarda il problema al polpaccio di due settimane fa. Nonostante le previsioni bibliche di stagione finita o di carriera finita, eccolo Zlatan: in vantaggio sui tempi di recupero e che già scalpita per tornare in campo il prima possibile. La normalità del calcio vuole che più si va in là con gli anni, più fatica si fa a recuperare dagli infortuni. Per Ibra non è così. Perché tutto parte dalla testa. E il sistema nervoso dello svedese resta d’acciaio: puntato dritto sull’obiettivo. Concentrato. Sul calcio. E in questo momento totalmente sul Milan, senza impuntature e senza insofferenze. Anzi.