Mentre la Juve con diversi ricambi espugna San Siro e allora – la regola la conoscete, no? – via il calcio, via il campo, testa all’arbitro, al rigore, all’utilizzo del Var e tutto il resto che conosciamo già; mentre i giornali vivono l’attesa di Juventus-Roma con un occhio alle ultimissime e uno al gol di Turone, tanto per alimentare un po’ di veleni anche stavolta, ma anche qui sapete già come funziona da una quarantina d’anni circa; mentre insomma il circo del racconto del calcio in Italia prosegue imperterrito giorno dopo giorno, alla Juventus oggi si festeggia il compleanno di Ronaldo, quello finto, che però ogni tanto fa gol.

Non so neanche quanti siano i suoi record, di ogni genere, in ogni campionato o competizione: di certo, il primo grande riconoscimento che va a lui (e al suo eterno rivale Messi) è relativo alla straordinaria longevità. Da 15 anni Cristiano è un top assoluto del calcio mondiale, senza mai una pausa, senza le stagioni nere che caratterizzano (quasi) ogni carriera, perfino senza un calo visibile, se si pensa che quest’anno, al momento in cui scrivo, mi pare abbia realizzato 22 reti su 23 incontri ufficiali disputati.

In tutta sincerità, devo aggiungere che i suoi record non mi interessano neanche troppo, un po’ perché in gran parte sono stati raggiunti grazie a quanto fatto in altre squadre e un po’ in quanto, ai successi individuali, preferisco comunque sempre quelli della squadra.
Ciò non mi impedisce di intravederne i lati divertenti anche io, per esempio nell’eterno imbarazzante tentativo di sminuirli se non addirittura di negarli: così, mentre scrivo, mi capita davanti un esilarante tweet di un utente che, di fronte a una classifica in cui Ronaldo risultava ancora staccato di 5 gol da Pelé, fa presente che la grandezza del brasiliano è dimostrata dal fatto che a quanto pare sta continuando a segnare anche ora, quando ha smesso di giocare da oltre quarant’anni.

Avere Ronaldo, quello finto, nella propria squadra, vuol dire anche questo: sentirlo descrivere come il più forte di sempre ad aprile, quando ti fa gol in rovesciata nel tuo stadio, e come bollito a luglio. Strapagato, vuole decidere tutto, è sul viale del tramonto. “È il problema della Juve”: sono assolutamente certo che ognuno di voi abbia sentito almeno una volta questa espressione, surreale se applicata a lui. Ronaldo che si arrabbia quando esce, e quindi ecco la solita domanda fatta con tono e aspetto serio dall’interlocutore non juventino: “siete preoccupati?”, e no che non lo siamo, perché lui vorrebbe giocare ogni minuto e l’allenatore invece valuta di volta in volta il meglio per lui e per la squadra; uno decide, l’altro si arrabbia, non vedo problemi. Tanto più se poi, come contro l’Inter, si mette in panchina a dare indicazioni. Ronaldo in crisi, e il bello è che ci cascano ogni volta, quando parte la stagione e poi quando parte l’anno solare: a settembre e gennaio Ronaldo non segna in ogni partita, “è l’inizio del declino?”, e noi a rispondere che magari un giorno accadrà, ma lui da una vita fa così, si prepara per entrare in forma quando le partite contano di più, quindi è tutto perfettamente normale, non vi è alcuna ansia quando si parla di Cr7 e del suo rapporto col gol.

Lui, poi, è come se li ascoltasse, se li leggesse, perché finisce gennaio , va a San Siro e oltre al rigore indovina dove andrà a finire Bastoni, quando non si è ancora capito dove sia finito Handanovic, ed ecco quel pallone lentissimo, che entra beffardo quasi a voler fare soffrire un po’ di più chi ancora una volta lo stava dando per finito.

Così arriviamo a oggi, a CR36, felici e ancora increduli per averti con noi, entusiasti di poterti fare gli auguri mentre giochi il terzo campionato con la nostra maglia. E se abbiamo vinto pure in un anno difficile come quello appena finito, se abbiamo già un trofeo in bacheca anche quest’anno, se speriamo di non mollare e restare in ballo ovunque anche per il resto della stagione, la risposta è sempre lì, in quei “siuuu” che paiono davvero non volere finire mai.