Il Milan ha sbancato Napoli con una prestazione degna di Stefano Pioli. Qualità e quantità, la predisposizione a scegliere i momenti giusti per colpire, rarissime situazioni di asfissia dopo aver trovato il vantaggio. La risposta puntuale a chi sosteneva che il Milan aveva bucato la sessione invernale di calciomercato, limitandosi all’investimento per un attaccante di prospettiva (il 2004 Lazetic). La voce del popolo era quella che i rossoneri avrebbero dovuto chiudere almeno un altro paio di operazioni e magari scaricare Kessie che aveva già deciso di non rinnovare il contratto in scadenza (il Barcellona lo aspetta e spera che non ci siano sorprese). In questo modo, il popolo ragionava così, il Milan non avrebbe avuto alcun tipo di alibi e avrebbe soprattutto consegnato in anticipo un paio di pedine per il futuro a Pioli.

In realtà, molto spesso si fanno i conti senza l’oste. E l’oste si chiama Singer, proprietario del fondo Elliott, da anni e anni proteso ad andare avanti con la solita andatura, senza lasciarsi ingolosire dalle opportunità che magari possono mettere a repentaglio il bilancio. I risultati sono dalla parte del club, la politica di Maldini e Massara ha pagato al 100 per cento. Poi ci sono quelli che pensano di dover spendere 40 milioni per ogni cartellino, ragionando con i soldi degli altri e quindi rigettando una filosofia che fin qui ha pagato. Napoli ha offerto altri indizi, inequivocabili. Facciamo due nomi: Olivier Giroud e Pierre Kalulu, operazioni di mercato a prezzi stracciatissimi che stanno dando riscontri per certi aspetti clamorosi. La famosa risposta, appunto, a chi pensa che le trattative più belle siano quelle con clamoroso esborso di denaro.

Olivier Giroud è costato un milione più un altro milione di bonus. È un Campione del Mondo in carica, ha dato una bella mano alla Francia in tempi non sospetti, con tanti saluti a chi sostiene che sia un attaccante poco prolifico. Giroud aveva puntato il Milan dopo aver sfiorato Inter (soprattutto) e Lazio, e aveva rinnovato il contratto con il Chelsea all’interno di una promessa poi mantenuta. Quale promessa? Che non avrebbero fatto troppe storie sul cartellino come premio alla sua grande fedeltà Blues e a una indiscutibile professionalità. Quelli che sanno soltanto criticare avevano subito trovato il difetto: ma cosa vuoi fartene di un classe 1986 quando in organico hai già un “ragazzo” del 1981 che di nome fa Zlatan e di cognome Ibrahimovic? Il Milan aveva preferito un ragionamento diverso: l’inseguimento a un attaccante giovane sarebbe continuato (e magari continuerà), ma Olivier avrebbe rappresentato proprio la staffetta ideale tra due vecchietti fenomenali. Traduzione: siccome difficilmente avrebbero potuto giocare in coppia, l’uno avrebbe dato il cambio all’altro in caso di inevitabili problemi fisici. Sta andando esattamente così e non si possono certo dare colpe al Milan. Anzi, bisognerebbe elogiarlo perché – facciamo un esempio – se l’operazione non avesse dato riscontri positivi, l’esborso sarebbe stato sempre di un milione per il cartellino più un altro di bonus. Un’inezia rispetto alle cifre che servono per ingaggiare uno specialista degli ultimi 20 metri.

Comunque vada, il bilancio è già in attivo: Giroud ha segnato una doppietta decisiva nel derby (il secondo gol da autentico fuoriclasse) e ha regalato una gemma a Napoli. Rivisitate quel gol: una deviazione non soltanto istintiva, ma indirizzata verso l’angolino dove l’eccellente Ospina mai sarebbe riuscito ad arrivarci. Un gesto da fuoriclasse che compete soltanto agli attaccanti che hanno una classe infinita e che possono dare lezioni ai ragazzini di vent’anni che, dopo una doppietta, si sentono i più forti al mondo. Giroud compirà 36 anni la prossima estate, ma sta dentro il Milan come se lo frequentasse da almeno due o tre stagioni. E anche questo è un motivo, non insignificante, per benedire un’operazione del genere. Il massimo per il Milan sarebbe la contemporanea presenza di Ibrahimovic e Giroud nella partita decisiva per lo scudetto. Intanto, la prodezza di Napoli ha permesso alla barca rossonera di vedere il porto più vicino, quel porto che nessuno vuole nominare e che Olivier mette in cima alle sue ambizioni. Si chiama scudetto.

Il discorso su Kalulu è molto semplice. Intanto, l’anno di nascita: 2000. E poi i soldi investiti per strapparlo al Lione: poco meno di mezzo milione. Potremmo fermarci qui senza aggiungere altri dettagli perché è stata un’autentica prodezza di Maldini e Massara. Operazione dell’estate 2020 con la diffidenza – un classico su questi schermi – di chi pensava a un affare non degno del Milan. L’inserimento è stato graduale, forse un po’ timido, di sicuro in linea con una nuova realtà completamente da scoprire. Strada facendo, il nostro amico Pierre si è preso la scena, sulla carta terzino destro quando c’era da far rifiatare Calabria. In realtà, un signor difensore centrale, ruolo che appartiene da sempre al suo repertorio. Chi l’ha visto in azione domenica sera a Napoli, accanto a Tomori e in assenza dell’infortunato Romagnoli, si è lustrato gli occhi: Kalulu non ha sbagliato un intervento. Al punto che, ben venga eventualmente un fenomeno come Botman, ma con il rientro di Kjaer e con i due attuali titolari il Milan può essere a posto per un bel po’ di anni.

Memorabile la prestazione in casa della Juve, storia sempre di questa stagione, quando entrò in corsa con una personalità straordinaria e stava per segnare un gol incredibile nel finale. Kalulu è il Giroud della situazione: anche meno di un milione per il cartellino, facciamo la metà, operazione che va catalogata – senza remore o pentimenti – all’interno della sezione “incredibili affari”.