Rino Gattuso è fortemente e fermamente concentrato sul presente del Napoli. E spera che siano sette settimane da raccontare, agli amici tornando dal mare. Scherzi a parte, vorrebbe congedarsi con un bel regalo: la qualificazione alla prossima Champions, anche se questi sono i giorni e le ore della Super Lega. Sarebbe magnifico restituire a un popolo ambizioso la famosa musichetta che fa sognare ogni martedì e mercoledì, dopo il digiuno di questa stagione dovuto all’imperdonabile gestione firmata Ancelotti. Qualche ingenuo in servizio permanente effettivo si chiede: ma se Gattuso dovesse centrare almeno il quarto posto, ci sarebbero margine per una pace con De Laurentiis dopo la pace armata delle ultime settimane? Nella vita si può cambiare idea all’improvviso, tuttavia pensiamo che non ci sarebbero chance, forse neanche mezza. Non certo per una decisione della proprietà che probabilmente si è pentita di quanto fatto dopo quel famoso Verona-Napoli di fine gennaio (sconfitta rovinosa e De La che provò a convincere Sarri per un clamoroso e immediato ritorno, incassando in cambio un secco no). Gattuso ha ormai deciso di mettersi di traverso, semplicemente perché ritiene che quando viene meno il rapporto di fiducia non ci siano compromessi di alcun tipo. Ormai la frattura è insanabile, quando manchi di rispetto una volta è possibile/probabile che la storia si ripeta dopo un mese o dieci. Quindi, meglio salutare. In fondo, è la solita tarantella tra De Laurentiis e i suoi allenatori: è sempre finita male, con chiunque o quasi, partendo da Mazzarri per procedere con i vari Benitez, Sarri, Ancelotti. Poi il pres si pente, il mal di pancia gli passa, ma soltanto dopo danni inenarrabili all’interno di un rapporto che si è tramutato in bufera. Quindi, inutile insistere: sarebbe sorprendente se il rapporto continuasse, più semplice che ognuno vada per la strada di competenza. Senza rancori e pensando intensamente al successivo step.

A Gattuso non sono mancate le proposte, anche negli ultimi mesi. E’ in scadenza di contratto, quindi può parlare con chiunque, senza perdere di vista – con estrema professionalità – il principale obiettivo che è andare più in alto possibile con il Napoli. Nell’ultimo periodo Ringhio ha detto no alla Samp, a conferma che Ferrero ha sondato altri allenatori per tenersi pronto in caso di mandato accordo con Ranieri (altro che chiacchiere… Ora Claudio si sta riavvicinando). Non ci sono margini, neanche mezzo, perché possa essere un obiettivo del Monza. Meglio: magari Berlusconi e Galliani possono averci pensato ma senza avere la sponda giusta dello stesso Gattuso. Lo avevano accostato alla Lazio, ma è soprattutto una storia di qualche anno fa quando l’attuale allenatore ha davvero rischiato di saltare prima di una sfida con l’Atalanta che riuscì a rimediare – da 0-3 a 3-3 – nel corso del secondo tempo. Se avesse perso quella partita, probabilmente Inzaghi non sarebbe più stato il condottiero della Lazio, ma è storia vecchia. E anche se Simone non firmasse il rinnovo, non ci sarebbero margini per un trasferimento di Gattuso a Roma biancoceleste: l’esperienza recente insegna che passare da un presidente come De Laurentiis a un altro come Lotito non è il massimo, quindi emerge il desiderio di trovare nuove strade.

L’opzione più concreta oggi è quella che porta a Firenze. C’è un precedente: nel tardo autunno 2019, quando Commisso stava pensando di sostituire Montella (avrebbe chiamato Iachini) si concentrò intensamente su Gattuso. Calabresi doc, la stessa tenacia e la medesima gavetta alle spalle, sarebbe stato un matrimonio felice. Soltanto che Rino si era ormai sintonizzato su De Laurentiis, da lì a poco sarebbe arrivata la svolta con l’inevitabile addio al Principe Ancelotti. Un anno e mezzo dopo Commisso ci sta riprovando con forza: oggi Gattuso è la prima scelta della Fiorentina, gli altri candidati entrerebbero in scena soltanto se non ci fosse accordo con Ringhio. E Gattuso è intrigato dalla possibilità viola, ha dato disponibilità totale, ci sono stati contatti diretti e indiretti. L’accordo economico non sarebbe un problema, il diretto interessato mai ne ha fatto un problema di soldi o di ingaggio. Ma bisogna prima trovarsi sui programmi, aspetto fondamentale. Anzi, prima bisognerebbe collezionare i punti che servono per la salvezza. Esempio: Vlahovic va o resta? L’attaccante ha un contratto in scadenza nel 2023, urgente il rinnovo e la sua volontà sarà decisiva, altrimenti bisognerebbe anche pensare a cederlo. La Fiorentina non scende da quota 60 milioni, chiaro desiderio di farlo rinnovare e di blindarlo. Altro esempio: con Milenkovic in scadenza tra poco più di un anno (come l’inguardabile Pezzella di questo periodo), andrebbero bene Igor e Martinez Quarta ma bisognerebbe poi prendere due centrali difensivi. Ulteriore chiave di lettura: Ribery non è più un ragazzino, varrebbe la pena farlo rinnovare non con un ruolo di primissimo piano? E il discorso potrebbe chiaramente coinvolgere altri settori, ennesima conferma che Gattuso ha bisogno di certezze tecniche, di un discorso profondo e che tenga conto dei minimi dettagli. Ci sta che Commisso possa accontentarlo in tutto e per tutto, anche perché sarebbe il caso di dare una svolta e di pensare al Rinascimento viola dopo due stagione anonime o insipide, ben lontane dalle ambizioni di un proprietario così competitivo. Le prossime due settimane saranno importanti in tal senso: Gattuso ha completamente aperto alla Fiorentina, in attesa delle garanzie tecniche, e presto chiuderà con il Napoli. Non prima di aver profuso tutto l’impegno di questo mondo per regalare il ritorno in Champions a un popolo troppo spesso sobillato da insignificanti chiacchiere mediatiche. E aspettando – ripetiamo – la salvezza della Fiorentina, passaggio non banale.