“Un Napoli imbarazzante”. Firmato Rino Gattuso. La prima mezz’ora di ieri sera, a Fiume, è stata la più brutta della sua gestione e non solo. Conviene partire proprio da quei trenta minuti, per non sprecare la lezione impartita, ancora una volta, dall’Europa League.

I tre punti ottenuti sono preziosissimi, la capacità mentale di rimettersi in carreggiata anche, ma qui finiscono le buone notizie. Sarebbe gravissimo non intravedere nella sciagurata prestazione di ieri sera, nel primo tempo, la continuità di alcuni gravi difetti emersi nelle ultime due settimane. Anche riconoscendo il peso del disastroso approccio mentale contro il Rjieka, sarebbe poco saggio nascondere la polvere sotto il tappeto. Questa squadra, potenzialmente fenomenale in ampi spazi e a pieno organico, si trasforma nel brutto anatroccolo contro squadre corte, compatte, furbescamente chiuse nella propria metà campo. I volenterosi croati potevano poco, per i loro limiti tecnici, eppure hanno rischiato di travolgere la squadra di Gattuso in 20 minuti e sono stati fermati solo da un palo, all’inizio del secondo tempo. Il Sassuolo, di ben altra fattura, ha dominato tatticamente l’incontro e portato il Napoli esattamente dove voleva, a impantanarsi in mezzo al campo senza costrutto.

Si può scegliere la teoria consolatoria, secondo la quale se la squadra avesse sfruttato una delle tantissime occasioni contro gli olandesi della AZ Alkmaar o contro gli emiliani sarebbe andata a finire in modo completamente diverso. Crediamo, però, sia più utile in prospettiva riconoscere il valore delle potenzialità offensive azzurre, ma anche sottolineare le gravi carenze evidenziate a centrocampo, in determinate circostanze tattiche.

Dopo aver segnato a valanga nelle prime partite, poi, la percentuale di realizzazione è precipitata e anche questo è un elemento da non sottovalutare, a cominciare dalle carenze tecniche di Victor Osimhen. Il ragazzo è un crack, ha una capacità spettacolare di sfruttare gli spazi e allungare istantaneamente la squadra. In questo, pur nelle enormi differenze fisiche, ricorda Pippo Inzaghi. Appena entrava in campo, Superpippo regalava istantaneamente 20 metri alle proprie squadre. Un po’ come l’ex-milanista, però, il nigeriano non è un mostro di tecnica e dovrà essere accompagnato in un percorso di affinamento. Una volta completato, potrebbe diventare uno degli attaccanti più dinamici e d’impatto di tutta Europa.

Il Napoli, per farla breve, è un cantiere, così come diversi singoli interpreti stanno ancora cercando il proprio ruolo. La versione europea scelta da Gattuso ha mostrato chiari limiti soprattutto in giocatori come Lobotka, in grandissimo disagio nel mezzo del campo, in particolare se affiancato a Demme. Quest’ultimo, da parte sua, non brillerà magari mai troppo di luce propria, ma garantisce un apporto costante, oscuro e prezioso. Anche Petagna, con pochi spazi di manovra alle spalle, è sembrato impacciato. È un giocatore che ama svariare e con tre compagni offensivi dietro di lui finisce per risultare lento e ingombrante. Si sta delineando, per concludere, un Napoli titolare, con il 4-2-3-1 ed un’altra versione ancora tutta da definire, in cui non ci sorprenderebbe un cambio di modulo. Per esaltare le caratteristiche dei giocatori sopracitati, ma anche di un Elmas. Senza dimenticare che il ritorno di Zielinski è allo stesso tempo una grande opportunità, ma anche un discreto quiz tattico: chi dovrebbe uscire per fargli posto è difficile dire, considerato che appare impossibile rinunciare a Bakayoko, nel 4-2-3-1, e che Gattuso Fabián Ruiz lo mette sempre in campo.

I problemi di abbondanza non sono mai veri problemi, ma possibilità preziose. A patto di saperle gestire.

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