Erling Haaland sarà più forte di tutti. Lo è già, lo diventerà sempre più. Più forte anche della pandemia, della restrizione dei prezzi, delle cifre più contenute o di altre banalità. Perché lui va oltre le banalità: ha 21 anni (da compiere) e ha già conquistato il mondo. I suoi numeri sono una spremuta assurda, sembra fantacalcio, almeno sulla carta qualcosa di inarrivabile o di irraggiungibile. Eppure lui è già il più giovane attaccante ad aver raggiunto 17 reti in 13 partite, tra Salisburgo e Borussia Dortmund.

L’ultima doppietta in casa del Siviglia gli ha permesso di mettere il turbo e di avvicinarsi a un altro record: intanto ha eguagliato Roy Makaay, a quei tempi riferimento del Bayern, per aver utilizzato soltanto 7 partite per segnare 10 gol in Champions con una squadra. Il Dortmund, appunto. E adesso si è messo all’inseguimento dell’altro mostro, si chiama Mbappé, per affiancarlo nella classifica dedicata a chi ha meno di 21 anni e gioca nella manifestazione per club più ambita. Insomma, tenete bene a memoria il numero di targa perché ogni partita è un timbro, un gol almeno, una prodezza, un qualcosa di irresistibile che lo porterà presto a frantumare qualsiasi tipo di record. Ecco perché, torniamo alla considerazione iniziale, può esserci pandemia tale da frenare la corsa all’oro quando bisognerà presentare una proposta indecente per portarlo via dalla Germania? No che non c’è, vedrete che andrà proprio così.

Haaland, il tir che travolge tutto e tutti, è arrivato a Dortmund poco più di un anno fa, era gennaio 2020. Per sua scelta disse sì al Borussia, semplicemente perché aveva avuto la certezza che sarebbe stato titolare. Meglio ancora: senza quella certezza, non si sarebbe mosso da Salisburgo e avrebbe aspettato l’estate successiva per decidere bene il suo futuro. Per un norvegese, consacratosi in Austria, proprio la Bundesliga era stato individuato come il campionato intermedio più importante in attesa dell’ulteriore e definitivo salto di qualità. Anche per una questione di mentalità, quel tipo di calcio si avvicina al suo, e per non fare il passo troppo più lungo della gamba.

Fermo restando che questo armadio a quattro ante, che travolge tutto e tutti, si sarebbe potuto permettere qualsiasi tipo di scelta. A Dortmund ha cominciato a segnare come se fosse un caffè da sorseggiare ogni mattina, regolarità impressionante, al punto che – in poco più di un anno solare – si sta avvicinando al muro dei 50 gol: lo sfonderà entro poche ore, forse lo sta sfondando ora che state leggendo queste considerazioni. Scherzi a parte, gioca e si diverte nel Borussia come se fosse la sua quarta stagione lì, come se i meccanismi fossero figli di un lungo apprendistato. La verità è che Haaland non ha bisogno di capire e di conoscere, è nato con questa predisposizione di far diventare di platino ciò che tocca.

Lui è il grande rimpianto della Juve. Perché Erling stima quel club, c’era stato in visita oltre tre anni fa. Aveva apprezzato il centro sportivo, strabuzzando gli occhi e dando la sua disponibilità, era stato allo stadio e aveva assistito a una partita, sembrava l’anticamera di un feeling che avrebbe portato a un bel matrimonio. Si sono quasi fidanzati ma non hanno poi programmato il resto: è stato Erling a decidere di restituire l’anello, per il chiaro motivo che – se avesse scelto Torino e non Dortmund – al novanta per cento avrebbe fatto apprendistato alle spalle di Dybala e Higuain, tenendo conto della insostituibilità di Ronaldo.

Quando lui, inutile contraddirlo, ha un chiodo fisso: giocare senza che nessuno possa mettere in discussione la presenza, giocare e basta, l’anticamera non gli serve perché lui deve farsi vedere e non nascondersi. Neanche gli interessa gonfiare il conto in banca per contare i soldi a fine mese, Erling deve soltanto contare i gol che segna e non fermarsi più. Fermo restando che in Germania guadagna otto milioni netti a stagione, non proprio bruscolini con l’aria che tira e con il ridimensionamento inevitabile. A proposito dei soliti gol: alla sua età Ronaldo e Messi avevano segnato la metà o meno della metà, intanto Haaland si sta avvicinando a quota 100. Paragoni improponibili, prematuri, ingenui, superficiali? Tutto quello che volete, ma il calcio è fatto di numeri non di belle parole che escono dalla bocca o di aggettivi che colorano una frase. I numeri, non soltanto quelli, sono una clamorosa esclusiva di Erling il dominatore.

Siccome il suo agente si chiama Mino Raiola, qualsiasi mossa viene studiata al millimetro. Innanzitutto, la famosa clausola che il Dortmund non avrebbe voluto accettare perché si sente legittimamente un club ricco e avrebbe voluto essere libero di stabilire il prezzo di eventuale uscita. Invece no, stabiliamo subito la tariffa perché con Raiola non si scappa da questo diktat: godiamoci il presente ma facciamo in modo che il futuro sia bello chiaro. Parliamo di 75 milioni di euro, dovrebbe essere così anche se non c’è un comunicato che lo certifichi ufficialmente, una clausola che scatterebbe a partire dall’estate 2022 in modo da consentire al Borussia di godersi Erling per almeno due anni e mezzo abbondanti.

Certo, bisogna fare attenzione perché una clausola non significa che nessuno possa provarci già nella prossima sessione estiva, magari mettendo a disposizione 100 milioni tondi e pur sapendo che in passato il Dortmund ha saputo resistere a offerte anche faraoniche per altri pezzi da novanta dell’organico. Lo farebbe il Chelsea, magari ci proverebbe il Real, si parla molto del Barcellona che in questa fase non ha troppi euro in cassa. E le italiane? Con l’aria che tira non è semplicissimo, ci vorrebbero due grandi cessioni – ci riferiamo soprattutto alla Juve – per alimentare un sogno. E oggi sono situazioni non facilmente pronosticabili, in modo particolare se pensiamo alla situazione di Dybala con un contratto non troppo lungo (scadenza 2022) e problemi al ginocchio ancora non risolti.

Certo, Haaland può essere un rimpianto, forse lo è già, per chi pensava di averlo in pugno e poi ha dovuto fare i conti con un esito completamente diverso. Ma non si può vivere di rimpianti, piuttosto pensare che è meglio fare un sacrificio oggi per due o tre rinunce domani. Di sicuro l’etichetta del ragazzo-fenomeno è cambiata: il nuovo che avanza di ieri si è trasformato nel fenomeno che avanza e che abbatte tutti. Il tornado Erling, un documentario appena alle prime puntate.