Contrariamente alle apparenze, scrivere della Roma in questo momento può risultare un po’ difficile. Il motivo è piuttosto chiaro. Il sentimento prevalente è una sorta di pendolo che oscilla in un’alternanza di gioie e dolori per descrivere una squadra dai due volti: da una parte c’è un gruppo che lavora sodo, che si allena con intensità e abnegazione, che blinda momentaneamente il terzo posto in classifica a dispetto dello scarso credito goduto; dall’altra c’è un insieme di ragazzi che si sta tuttora prodigando per ricucire lo strappo tra Edin Džeko, pilastro in campo e nello spogliatoio, e l’allenatore Paulo Fonseca.

Una cosa è certa: qualora il terzo posto si consolidasse a fine stagione, il merito sarebbe di tutti. Džeko compreso. Non che i compagni non abbiano provato a propiziare una riconciliazione, tutt’altro. Come noto, si sono riuniti invocando il reintegro (missione compiuta) del bosniaco e chiedendo a gran voce, a tecnico e società, di mantenere salda sul suo braccio la fascia di capitano (missione fallita). Un gesto da non trascurare, perché denota, tra l’altro, quanta e quale armonia regni attualmente tra i giocatori giallorossi. Ma, ahinoi, nemmeno questo è bastato.

Anzi, alla luce delle recenti scelte operate da Fonseca in campionato, con la doppia, inattesa, esclusione di Džeko dai titolari, la situazione sembra ben lungi dall’essere prossima allo sblocco. Tutto ciò può essere accettato e tollerato finché i risultati sorrideranno ai giallorossi: ma cosa succederà quando spirerà il primo venticello di crisi?

È una domanda che molti tifosi si sono giustamente posti. Alla luce di tali considerazioni, la probabile partenza di Džeko dal 1’ contro il Braga, assume più i contorni di un contentino che non di un rinnovato attestato di fiducia. Eppure, per l’ennesima volta è stata scongiurata la sua cessione durante il mercato invernale: per quanto ancora, dunque, ci toccherà vedere il bosniaco relegato a panchinaro di lusso in Serie A, senza la possibilità di fornire quel contributo di qualità sempre offerto durante la militanza in giallorosso?

Si può dissentire sul carattere, probabilmente un po’ ruvido e per certi versi da smussare, ma sul fatto che si tratti di un grande calciatore non può sussistere alcun dubbio. E visto che spesso sono proprio i grandi calciatori l’ancora di salvataggio a cui appigliarsi nei momenti di difficoltà, è lecito domandarsi come si comporterebbe Fonseca se la dea bendata cominciasse ad essere meno favorevole. “Džeko si sta allenando bene”, è stata la lapidaria risposta del mister nell’ultima conferenza stampa in vista della partita contro l’Udinese, vinta poi 3-0 grazie alla doppietta di Veretout e al sigillo finale di Pedro.

Poche parole, che vogliono dire tutto e niente, e che alimentano, semmai, sospetti e congetture. Così come quelle relative alla possibilità di schierarlo titolare in campionato, magari già domenica prossima a Benevento. Su ciò che è accaduto tra il giocatore, l’allenatore e la società sono state formulate le ipotesi più disparate (non era meglio svelare, almeno parzialmente, la verità, anziché continuare a glissare e rimandare le spiegazioni alla stampa?), e la fortuna ha voluto che, nel frattempo, Borja Mayoral si sia fatto trovare pronto senza deludere le aspettative. Ma se il rapporto con il bosniaco dovesse mantenersi teso oltre le apparenze, il problema sorgerà in seguito, quando sarà necessario attingere con continuità alle lunghe leve del “cigno di Sarajevo” senza più garanzie sulla sua attiva partecipazione alla causa giallorossa.

Gli scenari cui potremmo assistere sono essenzialmente due: un Edin Džeko che, una volta riconquistati i gradi di titolare, mostrerà subito quanto può ancora incidere in questa squadra al fine di aiutarla a raggiungere gli obiettivi prefissati, oppure – ed è l’ipotesi che desta maggiore preoccupazione –, vedremo scendere in campo solo l’ombra del giocatore di classe che è stato, fiaccato nella voglia e negli intenti per via di un contrasto protrattosi troppo a lungo. La seconda opzione rappresenta un rischio che forse nessuno vorrebbe prendere.

Ecco perché è così forte, in chi rimane a casa a tifare, la smania di vedere risanata velocemente la frattura. Già in Portogallo potremmo trarre qualche indicazione al riguardo. È vero, non sarebbe la prima volta che tra un club e un suo elemento di spicco, nonostante le belle pagine di calcio scritte insieme, il rapporto si conclude male, ma il percorso che per tanti anni ha unito Džeko alla Roma si spera non preveda un finale così desolante.