Ci sono parecchi buoni motivi per attendere con fiducia il derby di domani sera per i tifosi dell’Inter. Ce ne sono altrettanti per temerlo. A differenza di altre occasioni, nelle quali la stampa chiedeva maliziosamente chi fosse il favorito e le rispettive tifoserie si rimbalzavano la patata bollente, considerando la casistica che favorisce paradossalmente la squadra più debole, questa volta a nessuno è venuto in mente di proporre la questione.

Cosa rasserena l’Inter

L’Inter ha 51 punti contro i 32 del Milan, è in lotta per lo scudetto e ha un organico migliore.
Basterebbero questi tre elementi per suggerire quanto sia avvantaggiata la squadra di Conte. Va registrato anche il recupero di Barella e Brozovic, diverse soluzioni in panchina, con la possibilità inedita per il tecnico, di poter scegliere quale centrocampo sia più adatto per una sfida contro un avversario diverso fisicamente dall’Udinese, ultimo avversario incontrato.

C’è persino la possibilità che Conte alla fine propenda per l’equilibrio e scelga di schierare Vecino, rinunciando a Eriksen e Sensi, per inserirli in caso di necessità e dare il tempo ad uno di recuperare e all’altro di integrarsi.
Lukaku, dopo lo scetticismo iniziale e i falchi pronti a colpire dopo ogni prestazione in cui non segnava, è divenuto un leader, un punto di riferimento anche fuori dal campo.
L’Inter sta prendendo sul serio il derby e in questi giorni le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti trasudano il giusto equilibrio tra la presa di coscienza dell’importanza della partita e l’autostima per il campionato giocato fino ad oggi.
Va anche segnalato che giocare nel proprio stadio, con un maggior numero di tifosi rispetto a quelli del Milan, può dare i suoi vantaggi.

Cosa deve temere l’Inter

L’Inter non avrà tre giocatori determinanti: quasi certamente Handanovic per infortunio al mignolo (ma si lavora per un recupero), gli squalificati Bastoni, che nel corso della stagione ha sorprendentemente superato Godin nelle preferenze, e Lautaro Martinez, che non ha bisogno di presentazioni.

Nel mese di gennaio il Milan ha fatto più punti dell’Inter (11 contro 9) e da quando c’è Ibrahimovic i rossoneri lottano fino alla fine e vincono partite complicate (Udinese, Cagliari, Brescia).
Oltre all’attaccante svedese, Theo Hernandez e Bonaventura possono sfondare sulla fascia di competenza di Moses, bravo a proporsi, meno a difendere se guardiamo le prime due uscite in nerazzurro. Calhanoglu nei tiri dalla distanza, Rebic negli inserimenti sono pericolosi e Castillejo è giocatore imprevedibile (nel bene e nel male).

L’Inter è migliorata nella sua proposta di gioco ed è più pericolosa da quando sono arrivati Ashley Young e Moses. Nel mese di gennaio è però apparso evidente, in tutte le partite, un calo di attenzione e amnesie che hanno permesso agli avversari di presentarsi pericolosamente in area, sfruttando errori in fase di impostazione, laddove l’inerzia era nerazzurra e gli automatismi per le coperture sono parsi troppo lenti nel mettersi in moto.
È la fase di non possesso che dunque deve preoccupare.

L’Inter ha l’esigenza di vincere per restare agganciata, sapendo che la prossima settimana il distacco dalla Juventus potrebbe aumentare se si pensa che, dopo l’impegno di Coppa Italia col Napoli, sarà di scena all’Olimpico contro la Lazio, mentre la Juve si dovrebbe sbarazzare abbastanza agevolmente del Brescia in casa.
A questo proposito, è un mistero comprendere come mai il Verona, impegnato nel recupero con la Lazio mercoledì, scenda in campo di nuovo il sabato e non la domenica contro i bianconeri e l’Inter, impegnata in Coppa Italia, giochi domenica il derby e non il sabato.

Il derby sarà probabilmente equilibrato, a prescindere dal rapporto di forze e perché non ci sono gli stessi presupposti di novembre.

Oggi molte cose sono cambiate e Inter-Milan ci dirà quanto e quali.