Se il celebre “marziano” precipitasse oggi sul pianeta Terra e fosse in qualche modo catapultato in un qualsiasi Bar Sport, direbbe così: “Che squadra di m***a l’Inter!” (molto sboccato questo marziano). Capiamoci: il marziano non ha visto la classifica di serie A, non sa nulla, ascolta e basta. E allora sente Tizio che dice “che sofferenza i nerazzurri!”, Caio che dice “che culo i nerazzurri!”, Sempronio che dice “ma ndo vanno i nerazzurri…” (Sempronio è di Frascati).

Poi al Bar Sport accendono la televisione e il marziano ascolta con le antenne ben dritte le parole di Antonio Conte, tecnico assai teso che dopo Brescia-Inter dice più o meno così: “Mi è difficile parlare della partita, che era la quarta in 9 giorni giocata praticamente dagli stessi. In questo modo aumenta il rischio di farsi male e sono preoccupato. Prendiamoci i tre punti e del resto non mi interessa. Vorrei avere anche più tempo per preparare le gare. Abbiamo fatto fatica, il nostro ciclo terribile prosegue. Sette sfide in 20 giorni, non le ho viste fare da nessun’altra squadra. Mi è sembrato molto strano”. L’invasione delle cavallette o una puntata di “Live – Non è la d’Urso”, a confronto, sono acqua fresca.

Ora, che Antonio Conte si lamenti fin dai tempi in cui non aveva i capelli è cosa nota persino a mia nonna. Che lo faccia “a torto o a ragione” non è importante, se seguite il ragionamento. Antonio Conte brontola perché è un istintivo, perché sa che la sua squadra non può rendere per quel che vorrebbe lui causa infortuni e altre rogne. E il marziano dice: “Sì ma tutte le squadre hanno i loro problemi e nessuno frigna come lui”. Può darsi. Il fatto è che il calcio di Conte è “diverso”, magari non bellissimo, ma efficace solo e soltanto se gli 11 (+3) che scendono in campo riescono a mantenere quella che potremmo definire “intensità devastante”.

Se giochi ogni 3 giorni e devi fare i conti con qualche infortunio “l’intensità devastante” te la puoi solo sognare. E allora Conte si lascia andare. Non tanto perché non ami il suo gruppo, quanto perché vorrebbe che potesse esprimersi al meglio e sa perfettamente che al momento (e almeno fino alla fine del girone di Champions) questa cosa non sarà possibile.

E allora torniamo al marziano. Quello ascolta ascolta e ascolta e pensa che l’Inter sia alla frutta. Ma poi Sempronio (quello di Frascati) gli allunga la Gazzetta con la classifica bene in vista. E il marziano vede che l’Inter “con i problemi”, con “l’allenatore preoccupato”, con la gente che chiede “mercato e mercato e mercato” in realtà è in testa alla classifica. Provvisoriamente, ma tant’è. E allora la verità è che mantenere alta la tensione è cosa buona e giusta ma l’importante è che non diventi una malattia. Conte ha il dovere di essere preoccupato e di pesare persino le virgole, gli altri invece si rilassino un po’: se non ci riescono oggi… allora non lo faranno mai.