Ultima d’andata farcita da sorprese, ricchi premi e cotillons. Il Milan è campione d’inverno, non capitava da anni, nel sabato più buio della sua ottima stagione: preso a pallonate per novanta minuti dall’Atalanta, rientrata nei ranghi dopo un periodo più grigio che nero, contrassegnato da qualche bega societaria di troppo – e quando mai era accaduto in epoche più o meno recenti – in aggiunta a due pareggi, Genoa e Udinese, non preventivati sul cammino orobico.

Partita con poco o nulla da dire: i ragazzi di Stefano Pioli ci hanno capito niente, sempre anticipati, raddoppiati, sovrastati fisicamente e mentalmente. Per carità, ci sta l’incappare in una serataccia ma, il Milan, domani affronta il derby di Coppa Italia e la sfida coi nerazzurri, a questo punto, potrebbe segnare psicologicamente il prosieguo del campionato rossonero. Oddio, non è che l’Inter arrivi alla sfida col morale altissimo: a Udine gara noiosa, monocorde, senza acuti, disputata dai nerazzurri sulla falsariga del io sono io e voi…ma sì, dai, ci siamo capiti.

Atteggiamento della truppa Conte in terra friulana scorretto sin dal fischio iniziale: un aplomb molto british quando in realtà servivano grinta, corsa e cattiveria, assenze non giustificate né giustificabili. L’Inter resta comunque la diretta inseguitrice della capolista con una grande occasione: vincere la stracittadina per provare a minare, forse, le molte certezze costruite dai cugini in questo periodo e, perché no, aprire una piccola crisi, più mentale che di gioco, nel meccanismo quasi perfetto del Diavolo.

Se Milano piange, un misero punticino in due lascia poco spazio a repliche, Roma ride. Fonseca impazzisce di gioia al gol liberatorio di Pellegrini perché, probabilmente, senza il successo sullo Spezia – sempre complimenti a Italiano per la capacità dei suoi di non mollare un attimo anche quando la situazione sembra essere del tutto compromessa – l’allenatore portoghese sarebbe sulla graticola, senza descrivere scenari apocalittici di cambi in corsa. Ma a Trigoria un problema, inutile fare gli struzzi nascondendo la testa sotto la sabbia, esiste: Dzeko è un caso, pure spinoso, pure pesante. Nelle ultime ore è stato ventilato uno scambio di prestiti con Eriksen, ma il club nerazzurro ha smentito la trattativa.

Sta di fatto che l’attaccante bosniaco è uno dei punti di forza giallorossi, privarsene sarebbe autolesionismo. Alla dirigenza il compito di ricucire lo strappo nel più breve tempo possibile. Dall’altra parte del Tevere vince anche la Lazio col Sassuolo e col solito Ciro Immobile, faticando più del dovuto in una partita dominata per lunghi tratti. E vince anche la Juventus, con vista sul recupero col Napoli: tre punti eventuali riavvicinerebbero i bianconeri alla testa della classifica, pericolosamente assai dal punto di vista delle milanesi. Curioso come, dopo la Caporetto del Meazza, Pirlo e i suoi abbiano vinto la Supercoppa italiana e siano tornati al successo in campionato, dimenticando il brutto scivolone nerazzurro: semplice questione di fortuna? No, semplice capacità di sapersi rialzare immediatamente dopo una caduta pesante, tipica mentalità e carattere da grande squadra. Ecco perché Madama resta tra le favorite, se non la favorita, nella corsa scudetto.

In coda situazione grave per Parma e Cagliari: i ducali hanno perso quattro delle ultime cinque partite; ancora peggio i sardi, cinque su cinque. La cosa peggiore non è tanto il leggere semplici statistiche e numeri: è il modo di stare in campo, l’assuefarsi senza lottare a un destino vile e crudele, la mancanza di reattività. E, se in Emilia hanno richiamato D’Aversa – non è cambiato nulla ma va dato tempo al nuovo allenatore – in Sardegna Giulini, forse memore della partenza shock di Gasperini sulla panchina dell’Atalanta qualche stagione fa con riconferma di Percassi nel momento più delicato e successiva costruzione della squadra che oggi tutti quanti abbiamo imparato ad apprezzare, rinnova la fiducia a Di Francesco, allungamento del contratto incluso. Bel gesto, senza la minima ironia.

Per chiudere malissimo, il Napoli – Gattuso sembra in bilico – piegato sulla lunga distanza da un Verona che non finisce di stupire: a Juric più vendono giocatori più lui fa giocar bene la squadra, è un dato di fatto. E male anche il Benevento, rimontato dal Toro in pieno recupero: i ragazzi di Pippo Inzaghi sembrano aver mollato la presa, sazi non si capisce bene di cosa. Il cammino è ancora lungo, distrazioni la serie A non ne concede. Ah, chiudiamo con un plauso a Ballardini e al Genoa: oggi come oggi il Grifone veleggia in zone più tranquille e stupisce per convinzione domenica dopo domenica. Bravi.