Premessa: il girone di Champions League del Milan era decisamente proibitivo e questo già si sapeva. D’altronde se sei in quarta fascia, le speranze di avere un girone fattibile sono praticamente nulle. La Dea Bendata, però, non si è posta limiti, decidendo di farci capitare in uno dei gironi più complicati in assoluto.

Altra premessa: nell’Europa che conta il Diavolo mancava da ben 7 anni. Direi 7 lunghissimi anni durante i quali è cambiato tutto: calciatori, allenatore, dirigenti e addirittura proprietà. Fatte queste due doverose premesse, ci si poteva aspettare un ritorno in coppa disastroso del Milan, soprattutto nelle prime due partite del girone contro squadre molto più attrezzate sotto tutti i punti di vista come Liverpool ed Atletico Madrid che negli ultimi anni, insieme a poche altre big, hanno dominato la scena europea. Considerando gli 0 punti in classifica probabilmente si potrebbe parlare proprio di disastro rossonero. Invece no.

Nonostante la doppia sconfitta, negli occhi dei tifosi del Diavolo vedo solo grande orgoglio ed ammirazione nei confronti dei nostri ragazzi che stanno onorando la gloriosa maglia rossonera. Lo avevano fatto già nella partita di debutto ad Anfield dove noi tutti abbiamo accarezzato l’idea di strappare un punticino. Lo hanno rifatto ieri con una partita sontuosa, di grande sacrificio e che personalmente ho avuto la fortuna di vivere in prima persona a San Siro. A differenza della partita contro gli uomini di Klopp, il Milan ha dettato legge sin dai primi minuti, sfiorando più volte il vantaggio.

L’occasione più ghiotta è stata sicuramente quella di Rebic che, a tu per tu con Oblak, si è lasciato ipnotizzare. Poteva fare decisamente meglio. Due minuti più tardi, finalmente e meritatamente, riusciamo a sbloccarla grazie ad un incontenibile Rafael Leao, splendidamente servito da Brahim Diaz. Nonostante il vantaggio i ragazzi hanno continuato a spingere sull’acceleratore, galvanizzati da un San Siro a dir poco infuocato. Al 29esimo lo sliding doors della partita che non t’aspetti: Kessie viene ammonito per la seconda volta ed è quindi costretto ad abbandonare anzitempo il campo. Fulmine a ciel sereno.

Il primo cartellino di Franck, preso intorno al 15esimo, era sacrosanto mentre il secondo direi abbastanza discutibile (per usare un eufemismo). Dopo questo episodio il Diavolo si è arreso? No, anzi, ha tirato fuori gli artigli ed ha continuato a lottare con maggiore foga su ogni pallone, sfiorando addirittura il 2 a 0 con una meravigliosa rovesciata di Leao stampatasi sulla parte inferiore della traversa. Nel secondo tempo, per forza di cose, l’inerzia della partita si è invertita con il Milan rintanato in difesa e l’Atletico Madrid che ha provato ad imbastire azioni degne di note, senza riuscirci più di tanto. A 5 minuti dal 90esimo altra doccia fredda: Griezmann, sfruttando una delle pochissime incertezze della retroguardia rossonera, trova un bel goal, distruggendo così ogni nostro sogno di gloria.

Su San Siro è calato il gelo per la seconda volta. Tutti, me compreso, iniziavano ad assaporare il gusto della vittoria. Come dice quel famoso detto? Oltre il danno la beffa. E così è stato. Al 95esimo l’arbitro assegna un rigore per un tocco di mano di Kalulu. Il tocco del terzino destro del Milan effettivamente c’è, peccato solo che una frazione di secondo prima sia il centrocampista dell’Atletico Madrid, Lemar, a toccare il pallone di braccio. Rigore assolutamente inesistente. E il Var che fa? Riporterà la regolarità di giudizio in campo? No, considerando che incredibilmente non si accorge (o non vuole accorgersi) di nulla. Suarez dal dischetto tira uno dei rigori più brutti della storia del calcio ma la palla entra ugualmente in porta. L’Atletico Madrid esce da San Siro con 3 punti in tasca. La beffa è servita.