L’ultima volta dal Milan all’Inter fu Antonio Cassano: era il 2012 e i nerazzurri accolsero un grande tifoso, non soltanto un fantasista pazzo. Hakan Calhanoglu, che fa lo stesso percorso 9 anni dopo, è una storia diversa, semplicemente perché qui non c’è esborso per il cartellino. Contrariamente a quanto accadde nel 2001 quando l’Inter decise di liberarsi di Andrea Pirlo e lo cedette ai cugini in cambio di Guglielminpietro: per quelli che furono i riscontri del campo, di sicuro non fu una scelta illuminata.

In questo caso cambia tutto, non è un rapporto tra due società. Ma è comunque una vicenda che fa scalpore, non fosse altro perché la trattativa per il prolungamento stava andando avanti da troppo tempo. E da ormai un paio di mesi era entrata in un binario morto, senza via d’uscita, il vicolo cieco delle incomprensioni, forse delle ripicche, di sicuro delle richieste ritenute eccessive. Quando parli per settimane e settimane che poi diventano mesi, dicendo che il Milan è la tua vita e forse la tua priorità, di sicuro poi in qualche modo devi andare alla quadratura del cerchio. Calhanoglu chiedeva almeno 6 milioni come base di ingaggio, più eventuali bonus, era sceso a 5 e il Milan pensava di non poterglieli dare. Il Milan si era fermato a 4, avrebbe aggiunto incentivi, non voleva snaturare gli equilibri imposti dalla proprietà.

Alla fine Calhanoglu nerazzurro guadagnerà circa 5 milioni a stagione (4,5 il primo anno) quindi la differenza è davvero minima, questione di spiccioli se vogliamo dire così anche se spiccioli non sono. Normale che le polemiche si sprecheranno e animeranno i prossimi mesi. Inevitabile.

Ci sono due discorsi paralleli, da fare. Il primo riguarda la necessità da parte di Simone Inzaghi di prendere un centrocampista molto tecnico per sopperire all’emergenza dell’ultimo periodo. Il secondo riguarda la coerenza del Milan nel non andare oltre determinati tetti di ingaggio, a patto che non si trasformi in un bagno di sangue con la perdita dei cartellini senza guadagnare un euro. Partiamo da Inzaghi: il dramma Eriksen è ancora lì, sotto gli occhi di tutti, per fortuna con un epilogo confortante, indipendentemente dal fatto che la ripresa dell’attività agonistica sia fortemente a rischio.

L’Inter ha voluto giocare d’anticipo, individuando un profilo libero, senza esborso di cartellino, senza dover avviare una di quelle trattative infinite. A maggior ragione in un momento così complicato, caratterizzato dalla necessità di fare cassa con Hakimi (chiesti almeno 70 milioni cash, il Paris Saint-Germain avanza, per il momento il Chelsea non ha la forza di rilanciare). Così, ecco Hakan, un po’ frustrato da un periodo difficilissimo, tante idee (anche la Juve) ma nessuna davvero concreta. Ai tempi di Paratici ds bianconero, la strada era abbastanza spianata, poi con l’avvento di Allegri le cose sono cambiate e le finanze per il centrocampo verranno concentrate su Manuel Locatelli.

L’Inter non ha avuto problemi a garantirgli l’ingaggio richiesto: il brutto Europeo con la Turchia (sia a livello di squadra che a livello personale) ha messo Calhanoglu nelle condizioni di non tirare troppo la corda. Voleva 5 milioni a stagione, le commissioni non sono state un intoppo, affare fatto. Confermato dallo stesso trequartista ieri a un’emittente turca, l’anticamera del volo programmato per Milano dove è arrivato ieri sera, firmerà un contratto triennale. Milano nerazzurra, specifichiamo, quella rossonera ormai è alle spalle. Non sappiamo come Simone Inzaghi lo utilizzerà: pur avendo caratteristiche un po’ diverse da Luis Alberto, il dna è più o meno quello, trequartista con licenza di agire a centrocampo. Se vogliamo, le stesse doti di Eriksen, ovviamente con una qualità superiore da parte dello sfortunato danese.

Calhanoglu saluta esattamente come ha fatto Donnarumma. Entrambi a parametro zero, estrema sintesi di una grande differenza tra domanda e offerta. Nel caso del turco una forbice davvero minima, parliamo di circa un milione a stagione, ma evidentemente la volontà era quella di provare una nuova esperienza. Molto più grande la distanza, da sempre, con Gigio: si era intuito, già da settembre, che non ci sarebbero stati grossi margini per il rinnovo. Di sicuro va accolta la coerenza del club rossonero che non ha ritenuto alzare l’asticella per non sconvolgere gli equilibri interni relativi agli ingaggi.

Certo, qualche sforzo bisognerà pur farlo: se hai dato 7 milioni a Ibrahimovic, un fantastico quarantenne, di sicuro non potrai fare sconti con Kessie (in scadenza nel 2022), altrimenti il rischio forte sarebbe quello di arrivare alle ultime battute e perderlo a zero. Noi rispettiamo le società che non intendono fare salti nel buio, ma nel caso di Donnarumma e Calhanoglu ci saremmo comportati in modo diverso. Ci spieghiamo: già alla fine della scorsa estate erano forti le avvisaglie di grossi problemi per arrivare a un accordo-rinnovo. A quel punto sarebbe stato più logico metterli entrambi sul mercato e racimolare almeno 20 milioni a testa per non fare un bagno del genere. La coerenza va tutelata, ma non si può perdere due cartellini così importanti senza racimolare un euro. La prossima volta, è un semplice parere, sarebbe meglio accendere prima i motori e arrivare per tempo a una soluzione non così traumatica per le casse di qualsiasi club.