Mattia Zaccagni è stato votato miglior calciatore del mese di novembre, il più grande attestato del suo rendimento. La domanda ora è spontanea: come faranno a non concedergli il bis, miglior calciatore del mese di dicembre, dopo la straordinaria rovesciata che ha consentito al Verona di sbancare La Spezia e di conquistare punti fondamentali in chiave salvezza? La spiegazione forse è un’altra: Zaccagni ha ormai raggiunto una continuità talmente importante da candidarsi fin da adesso come una delle rivelazioni dell’intera stagione. E anche come indiscutibile uomo mercato per situazioni contrattuali che andremo a spiegare.

Il bello di questa storia è che non stiamo parlando di un classe 2001, come potrebbe essere Rovella destinato in futuro alla Juve, ma di un quasi ventiseienne che si è ritagliato – strada facendo – uno spazio fisso con la forza del lavoro, sgobbando in provincia, mettendosi sempre in discussione e non smontandosi quando a vent’anni era stato mandato in prestito al Cittadella con la chiara motivazione di farsi le ossa per dimostrare di essere ad altezza Hellas. Tornato sotto l’Arena nell’estate del 2016, da quel momento non si è più spostato da Verona, diventando prezioso, importante, indispensabile, decisivo. Gli aggettivi che salgono d’intensità e di importanza sono la prova inconfutabile del grande salto di qualità di Mattia anno dopo anno. Da buona alternativa, a mina vagante, quindi uomo della provvidenza, sempre più grande riferimento. Dentro la rovesciata che ha impallinato lo Spezia c’è la sintesi della sua grande e sana follia: personalità, tecnica di base indiscutibile, coraggio nel provare le giocate più complicate ma il coraggio lo devi conquistare con qualità nettamente superiori alla media. Ecco Zaccagni, indiscutibilmente Zaccagni.

Ivan Juric ha avuto un merito determinante, vorremmo dire decisivo, nella crescita del ragazzo romagnolo. Perché Juric ha un pregio decisivo: sa individuare la posizione giusta, la collocazione ideale, una dote non comune a tutti perché molto spesso si fa confusione. Ancelotti aveva per esempio chiesto Lozano (operazione da 49 milioni) con forza, l’aveva ottenuto e poi quasi pensava di schierarlo da prima punta, non certo il suo ruolo. Ora Ancelotti non c’è più, Lozano spopola a destra, è quella la sua posizione migliore. Juric ha inquadrato Zaccagni come uno dei due trequartisti alle spalle della punta centrale, è andata benissimo la scorsa stagione con Verre, sta andando benissimo anche adesso perché Mattia ha staccato il tagliando della totale continuità. Soprattutto si diverte ad estrarre qualche coniglio dal cilindro, come ha fatto contro lo Spezia: libero di inventare e di stupire, la sua specialità. Non è un caso che Roberto Mancini abbia preso il numero di targa: in una stagione così, quella che porta all’Europeo, avere a disposizione un altro ragazzo di simile talento significherebbe mettere un altro po’ di panna su una torta già gustosa.

Juric ha fatto una raccomandazione implicita: non vendetemi un altro pezzo pregiato a gennaio dopo aver fatto di tutto e di più la scorsa estate senza la possibilità di avere un sostituto all’altezza. Juric è un tipo rapido di pensiero e anche di parole, se deve criticare la società non ci pensa due volte e infatti si è già esibito in più occasioni. Su Zaccagni ha ragione da vendere, considerato che i traguardi sono da raggiungere: certo, la salvezza non dovrebbe essere un problema ma intanto sarebbe meglio non smontare un mosaico che funziona e che anzi andrebbe rafforzato. C’è tuttavia un particolare che potrebbe fare la differenza: il contratto di Zaccagni non scade tra quattro o cinque anni ma addirittura il 30 giugno 2022. Addirittura nel senso che siamo vicini, manca un anno e mezzo, in questi casi la valutazione di solito scende ogni mese di più. Il Verona vorrebbe 20 milioni, ma potrebbe accontentarsi di 12 e anche di 10 proprio perché non manca troppo tempo alla scadenza. Come fare se Zaccagni arrivasse a fine giugno in questa situazione, un anno allo stop senza rinnovo? Tutti i club interessati giocherebbero al ribasso, quindi bisogna inventarsi qualcosa ora.

La soluzione potrebbe essere quella di cederlo ora e tenerlo fino a giugno, come il Verona aveva fatto lo scorso gennaio sia con Amrabat (poi passato alla Fiorentina) che con Rrhamani (che si sarebbe trasferito al Napoli). Proprio il Napoli è un club interessato ma in questo momento deve fare cassa e risolvere le situazioni in uscita relative a Milik e Llorente, c’è tempo fino a fine mese. Ma un profilo come quello di Zaccagni potrebbe piacere a tutti: alle due romane, al Milan (che ha abbondanza in quel ruolo dopo aver investito su giovani di valore), in ogni caso a chi cerca la fantasia al potere, il guizzo che ti cambia una partita, la continuità di rendimento e anche le missioni impossibili. Oggi sono soltanto rumors, nulla di concreto, a parte il Napoli che ha speso qualche chiacchierata e che potrebbe entrare nell’ordine di idee di chiudere entro fine mese per la prossima estate.

Zaccagni non fa distinzioni: gioca bene contro le grandi, prende per mano l’Hellas quando bisogna conquistare pesanti punti per la salvezza, segnale ulteriore e inequivocabile della sua enorme crescita. Chi lo prende di sicuro realizza un affare, anche perché le condizioni economiche sarebbero giuste e competitive. Ma fate in modo di non portare via Zaccagni a Juric in questo mese di gennaio, i comizi dell’allenatore durerebbero per mesi. E non sarebbero carezze.