Ci sono molti più motivi per cui vendere Lukaku risulti una scelta sbagliata di quanti non ce ne siano per considerarla meritoria o saggia.
Sono valutazioni che nel corso dei prossimi mesi ci si augura siano sbagliate ma si fanno guardando lo stato delle cose attuali.

1. Lukaku non è un giocatore come gli altri. È stato l’anima della squadra, molto più di un semplice attaccante bravo a finalizzare. Parliamo di un uomo che ha canalizzato tutte le energie della squadra, diventando un punto di riferimento dentro e fuori dal campo. Rispetto a Lautaro Martinez la sua dimensione è nettamente superiore in termini di personalità e soprattutto identità.
Vendere Lukaku corrisponde a vendere l’anima della squadra.

2. È stato ceduto Hakimi, se ne è andato Conte, è stato perso, si spera non irrimediabilmente, Eriksen e ora viene venduto il giocatore più forte e rappresentativo. Nella storia del calcio non era mai accaduto che un club, in meno di due mesi, depauperasse tanto il livello tecnico.

3. Il resto dei giocatori più rappresentativi in queste ore si starà chiedendo che senso ha andare avanti con un Inter sempre più ridimensionata, senza possibilità di lottare per lo scudetto e la Champions League.
L’effetto domino è il primo risultato. Nel caso non andassero via c’è il serio rischio che entrino in campo senza più grandi motivazioni, con conseguenze immaginabili per la stagione nerazzurra.

4. Questo è il punto più importante: il presupposto che all’Inter servano soldi e che a 130 milioni non si possa dire di no non è del tutto condivisibile.
È un opposizione fatta da molti tifosi e una parte di stampa che si concentra sull’immediato “tanti, maledetti e subito”, per il “bene dell’Inter”.
Forse più per il bene di Suning, il quale ad oggi è sempre più scisso dal club.

Oggi si possono prendere subito tanti milioni ma se vengono reinvestiti da metà agosto ci sono pochissime opzioni, soprattutto si rinuncia ad intascare soldi importanti dalla Champions League, i quali arrivano se la si raggiunge e se si va avanti nella competizione. In questo modo si rischia di non arrivarci nemmeno a fine stagione e non si può neanche pensare di avere tante speranze di poter superare il girone e andare avanti dopo gli ottavi.
Prendi 200 milioni per due giocatori, bene, ma è una scelta priva di prospettiva che pensa solo all’immediato disinteressandosi delle conseguenze.
I soldi che arrivano sono più per Suning che per l’Inter. Se Suning pensasse davvero di tenere l’Inter sarebbe una scelta ancor meno comprensibile.

5. L’Inter ha ceduto Hakimi e ad oggi non lo ha ancora sostituito, sta cercando situazioni a basso prezzo e il sostituto indiziato, Nandez, non è nemmeno un esterno di ruolo.
Ulteriore dimostrazione che non c’è alcun progetto di rifondare l’Inter nell’immediato con scelte futuribili ma di rattoppare la squadra in attesa che si sblocchi qualcosa nella proprietà.

6. I nomi dei sostituti danno l’esatta proporzione del danno. Zapata, ottimo giocatore che ha reso soprattutto nell’Atalanta ma che ha 30 anni, Correa, buona punta di 26 anni o Belotti che ha sempre giocato nel Torino, ha già 27 anni e non ha la classe e la personalità di Lukaku, Aubameyang che, a 32 anni, ha fatto la sua carriera e può fare un paio di stagioni decorose in nerazzurro. Sono tutti nomi che rappresentano un grande ridimensionamento. Diverso invece il discorso su Vlahovic il quale rappresenterebbe un investimento e darebbe una dimensione più accettabile della cessione del belga.

Torno a ripetere che sono valutazioni di oggi. Forse non è impossibile ma è molto improbabile che l’Inter con quei soldi “rifaccia” la squadra. Molto più facile che metta delle toppe e confidi nell’orgoglio dei giocatori campioni d’Italia.