Negli ultimi tre giorni sono arrivate le notizie di positività di un alto numero di giocatori nerazzurri. Parliamo di cinque giocatori risultati positivi come Bastoni, Gagliardini, Skriniar, Nainggolan e l’ultimo arrivato nella mattinata di venerdì: Radu. Sabato ci saranno ulteriori tamponi e lunedì, quando saranno rientrati i giocatori impegnati nelle varie Nazionali, ne verranno effettuati altri. La situazione è inedita e già preoccupante così, con tre possibili titolari indisponibili per il derby, due opzioni a cui rinunciare, ma soprattutto per una situazione che non riguarda solo l’Inter.

Al di là di quello che diranno i prossimi esiti dei tamponi, il protocollo dovrà essere radicalmente rivisto, anche solo per un periodo limitato, per preservare la salute dei tesserati e delle rispettive famiglie. I problemi principali nascono da una resistenza psicologica evidente in molte persone e persino professionisti ben pagati, che non accettano le regole o le interpretano, come dimostra l’inchiesta della procura rispetto la fuga di giocatori della Juventus proprio dalla bolla organizzata dalla società, così come l’atteggiamento ancora da chiarire del Napoli e del suo presidente.

Problemi causati anche da una formidabile impreparazione politica mondiale, sommata all’inadeguatezza comunicativa dei decisori e della comunità scientifica la quale attraverso i virologi e gli immunologi esprime opinioni difformi, disinvolte, avventurose o contraddittorie e mai in accordo. Il frastornamento generale e, conseguentemente il negazionismo con tanto di spiegazioni “fai da te” prese da internet o sposando le tesi più seducenti, coinvolge anche il mondo del calcio. Per questo c’è la sensazione che ogni club si regoli più interpretando che osservando pedissequamente le regole imposte su protocolli, controlli e relativi tamponi, che all’inizio dovevano essere tre e ora si sono ridotti ad uno, massimo due a settimana, a 48 ore dalla partita da giocare.

La preoccupazione è che all’Inter stia accadendo qualcosa di simile a ciò che è capitato al Genoa, con conseguenze immaginabili. Ma, al netto del caso in sé, il primo pensiero è che si possa e si debba intervenire radicalmente sulla bolla e sui doveri a cui i giocatori devono attenersi. Se per un mese, un mese e mezzo si deve creare una bolla simile a quella organizzata in NBA e che ha portato a zero contagi tra gli atleti, ebbene si organizzi. Il rischio è che la situazione vada del tutto fuori controllo e non si possa più operare con gli stessi criteri, ma bisogna fare in fretta e non sembra che le istituzioni siano portate a farlo.

Per quanto riguarda quel che resta del campo, c’è da registrare un Eriksen che reclama giustamente un posto da titolare. Non è stato chiamato per fare la riserva di lusso e Conte era consapevole di chi stava comprando la dirigenza. Tra l’altro anche se si fosse opposto al suo arrivo non è logico tenere un giocatore del suo livello in panchina e non essere in grado di trovargli una collocazione in campo.

Le prime tre partite dell’Inter hanno dimostrato che chiunque abbia fatto il trequartista ha avuto problemi, giocando al di sotto del proprio standard. Lo scorso anno Sensi sembrava essere il giocatore perfetto per il 3-5-2, insieme a Barella e Brozovic ma quest’anno sono cambiati i valori e le aspettative, e la continuità non è garantita a nessuno. Ora c’è da sperare che l’Inter arrivi al derby senza altri contagiati e con le idee più chiare su come far funzionare i giocatori di qualità che, con Conte, sembrano quelli più in difficoltà.