Il nostro viaggio attraverso le figure che hanno segnato la storia del calcio italiano prosegue.
Nella scorsa puntata abbiamo raccontato, marginalmente, la vicenda del Torino FCC, squadra nata nel 1887 grazie alla passione di Edoardo Bosio. Quest’ultimo, dopo un’esperienza lavorativa a Nottingham, al suo ritorno, oltre ad iscriversi da sportivo quale era alla Società Armida di canottaggio, introduce quel gioco con un pallone di cuoio che tanto successo sta riscuotendo oltre la Manica: il football. Nasce così il Torino FCC, camicie rossonere con colletto bianco e pantaloni lunghi.

Ma, legalmente parlando , la prima società riconosciuta in Italia, con un proprio statuto e un atto di fondazione datato 7 settembre 1893, è il Genoa Cricket & Athletics Club che, badate bene, vestiva di bianco. Poi, in un secondo tempo, di bianco e blu a strisce verticali e, infine, dal 1901 l’attuale rosso granata accanto al blu. Ha origine per volontà di un gruppo di cittadini britannici residenti nel capoluogo ligure e profondamente legati al nuovo sport in voga nel paese d’origine. Così come britannica è la prima grande figura calcistica legata al sodalizio del Grifone: James Spensley, medico londinese, più precisamente del quartiere di Stoke Newington, dove viene alla luce il 17 maggio 1867.

Spensley, non solo appena sbarcato a Genova entra immediatamente in contatto col club, ma è il primo a organizzare una partita di calcio tra squadre di città diverse, nella fattispecie contro l’Internazionale Torino di cui sopra rinforzato da elementi della Torinese. Fino ad allora il Genoa disputava gare opposto a formazioni improvvisate di marinai britannici o a ginnasti dell’Andrea Doria. È il capitano del primo scudetto genoano, 1898, in cui interpreta il doppio ruolo di terzino e portiere per l’infortunio occorso al numero uno titolare, Baird. Nel 1899 propone il cambiamento del nome della Società e la proposta viene accettata: ecco il nuovo Genoa Cricket and Football club.

Personaggio poliedrico Spensley non è solo un calciatore, ma anche colui che porta in alto la bandiera dello scoutismo fondando, nel 1910, la sezione genovese dei Ragazzi Esploratori Italiani. Ultima curiosità: gioca con la Nazionale italiana, sebbene di italiano non avesse nulla. Accade a Torino, 30 aprile 1899, nell’amichevole persa due a uno con la Svizzera. Muore durante la prima guerra mondiale, il 10 novembre 1915.

Sempre inglese, lui nato a Nottingham nel 1870, è Herbert Kilpin. Amico dell’Edoardo Bosio di cui abbiamo detto all’inizio del racconto, proprio su suggerimento di quest’ultimo si trasferisce a Torino per motivi lavorativi. Curiosità: Kilpin si appassiona al calcio fin da giovanissimo e a soli 13 anni fa parte di una piccola squadra amatoriale, la Giuseppe Garibaldi, che scendeva in campo con le maglie rosse in onore dell’eroe dei due mondi. Ma torniamo “all’attualità”. Gioca nell’Internazionale Torino e, ad inizio 1898, lascia il capoluogo piemontese per trasferirsi definitivamente a Milano insieme al collega e compagno di squadra a Torino Samuel Richard Davies, che diventerà uno dei 50 soci fondatori del Milan.

Andiamo per gradi. Kilpin a Milano frequenta luoghi e bar cari agli anglosassoni: entra in contatto con molti di loro, ma l’incontro più importante lo ha con Alfred Ormond Edwards, imprenditore nel settore del commercio di macchine agricole e industriali tra Inghilterra e Italia. Nel 1899, insieme ad un gruppo di ex soci italiani della società sportiva Mediolanum, dà origine al Milan Football and Cricket Club. La presidenza del neonato sodalizio viene affidata a Edwards, Kilpin si limita a fare il manager e il giocatore. Difensore-centrocampista di forza, porta il club alla conquista del primo titolo nel 1901.

Particolarità: il Milan è una delle pochissime squadre a non aver mai cambiato colori sociali, rossoneri fin da subito. Smette di giocare nel 1908, contribuendo alla conquista di altri due titoli, 1906 e 1907. Come Spensley anche lui, sebbene non italiano, vestì la maglia della Nazionale nell’incontro al Velodromo di Torino del 1899, del quale fu uno dei maggiori artefici e promotori. Infastidito dall’atteggiamento della Federazione italiana nei confronti degli stranieri lascia il Milan e continua l’attività guidando i ragazzi dell’Enotria, squadra minore del calcio milanese. Muore, probabilmente per le conseguenze del suo “amore” per l’alcol, il 22 ottobre 1916 a Milano. Oggi la rotonda che sorge davanti alla sede dell’attuale Associazione Calcio Milan è intitolata a lui, pioniere vero del calcio italiano.