Come può cambiare la vita in pochi mesi? La domanda suona beffarda, perché oggi lo sappiamo tutti: può cambiare del tutto in un attimo, o quantomeno in pochi giorni.

Certo, alcune cose non cambiano mai: Diaconale dice la stessa cosa ogni giorno, Gravina dice una cosa diversa ogni giorno, qualche giornale inventa ogni giorno un motivo di polemica anche in periodi teoricamente un po’ vuoti. L’ultima non è male: data la situazione straordinaria, in caso di ripresa potrebbe essere necessario aumentare il numero delle sostituzioni.

Eh, ma così viene favorita la Juve, campionato falsato”, avremmo potuto dire noi, facendo la parodia a chi da anni ci ha abituato a ragionare così in ogni frangente.

Eh, ma così viene favorita la Juve, campionato falsato”, scrivono subito sul serio loro, rovinandoci così in questo periodo un po’ così anche il gusto di farci due risate, anticipandone le ormai prevedibili mosse.

Alcune cose restano ferme, rassicuranti, ma il resto cambia in un attimo. Se non vi basta la nostra esperienza di vita di questi 45 giorni, in cui abbiamo modificato per necessità ogni nostra singola abitudine, chiedete una ulteriore conferma a Paulo Dybala.

Va via, si è un po’ perso, o comunque non è mai decollato, non ha rispettato le aspettative, non ha espresso tutte le sue potenzialità, la storia è finita”: i commenti sulla sua storia con la Juve, a inizio estate, andavano in larga maggioranza in questa direzione. È finita, siamo ai titoli di coda.

E infatti, un giorno, tutti i principali mezzi di informazione, quelli che non sbagliano, danno la notizia per certa: Dybala addio, arriva Lukaku. Sconforto tra i tifosi della Juve che non vogliono cedere Paulo, tra quelli dell’Inter che vogliono Romelu al centro del loro attacco, non conosciamo le reazioni dei tifosi del Manchester United.

Ma la vita può cambiare in un attimo e, se tu ti impunti per restare alla Juve, a quel punto devi dimostrare di meritarlo perché, caro Paulo, tra noi possiamo dircelo, ci hai illuso tante volte, deliziato altrettante, ma poi qualcosa è mancato tutti gli anni: la continuità, in primis. Forse la giusta reazione caratteriale, poi: gioca troppo indietro, parte dalla panchina, viene sostituito.
E quindi? Tu sei Paulo Dybala, puoi davvero fermarti di fronte a questi problemi come un giocatore qualsiasi?

No, non puoi. E così comincia la stagione più complicata, quella dell’“ora dimostraci chi sei”, quella in cui ti viene richiesto di essere un fenomeno non più solo per una giocata, un’ora, una partita, un mese; devi dimostrare di poter essere il numero dieci della Juve a tempo pieno, l’erede (pur con caratteristiche diverse) dei tuoi predecessori, che si chiamano Platini, Baggio, Del Piero.

E Paulo ci prova, a tratti soffre, qualche panchina, l’alternanza con Gonzalo, i tentativi di tridente ma poi ecco le magie, a Milano con l’Inter dopo 4 minuti, la rimonta contro la Lokomotiv firmata da lui, la prodezza con il Milan, con l’Atletico Madrid, a Bergamo, la splendida rete al volo di Genova, il tiro alla Del Piero contro l’Udinese e tante altre volte, più tutti gli assist, le giocate in ogni zona del campo, per concludere con l’ultimo meraviglioso gol che abbiamo visto in serie A ormai tanto tempo fa, quello in cui prende palla a metà campo, la scambia con Ramsey e poi decide che per quella sera può bastare così, 2-0 all’Inter e via.

Ora si parla di rinnovo, di Juve a vita, i dubbi sono spariti: sì, Dybala è il numero 10 della Juve, non è solo talento, è anche continuo.

Poi certo, manca ancora un terzo di stagione, la continuità va ancora dimostrata, il mercato è il mercato, lo sappiamo bene, chissà se resterà davvero sempre con noi.

Ma il messaggio di Paulo è forte e chiaro, dobbiamo ricordarcene anche noi nei giorni meno allegri: a volte, in pochi mesi, può cambiare anche tutto in meglio.