Un compleanno diverso, surreale, come il periodo che stiamo vivendo un po’ tutti. Orfani anche delle emozioni genuine e così deliziosamente infantili del pallone. Eppure, poter fare gli auguri al folletto belga riconcilia un po’ con la dimensione romantica della nostra passione collettiva.

Sì, lo so: è probabile che, alla fine, Mertens vada via da Napoli, che la sua avventura in azzurro si chiuda con il record di goal, superando anche il totem-Marek Hamšík. Sono le regole del mercato, sono le nuove incertezze di questa fase storica. Potrebbe anche non accadere, ma diciamo che durante il lockdown non è accaduto nulla che faccia pensare ad una conclusione positiva di questa estenuante trattativa. La storia, poi, insegna che i tira e molla, portati all’eccesso, preludono spesso ad uno strappo. Vedremo.

Che si sia ai titoli di coda o alla vigilia di una nuova avventura, comunque, niente e nessuno cambierà la sostanza del rapporto fra questo ragazzo e la città. Mertens sbarcò a Napoli una vita fa, in termini umani e sportivi. All’alba della nuova dimensione internazionale, che la società azzurra stava costruendo, affidandosi al carisma di Rafa Benítez. Eppure, fra i fuochi d’artificio di quella stagione, l’arcobaleno di Dries faticò non poco ad accendersi. Per lunghi mesi, il belga fu considerato un interessante talento, ma più uno specialista che un crack. Seguirono la lunghissima coabitazione nel ruolo con Lorenzo Insigne, le domeniche passate in panchina e gli scampoli di partita concessi, in cui praticamente non sbagliava mai, ma senza riuscire a imporsi una volta e per sempre.

È a questo punto della storia che la parabola di Mertens diventa istruttiva per noi tutti: in un momento di grande emergenza della squadra, rimasta senza attaccanti, il lampo di genio per eccellenza di Maurizio Sarri regalò a lui fama mondiale e al Napoli un attaccante come non si era mai visto. Ho parlato – ne sono convinto – di un lampo di genio dell’ex allenatore azzurro, senza mai dimenticare che il genio spesso si accompagna alle circostanze fortuite, alle casualità, che non terminano mai di orientare la nostra vita.

Come sia, da quelle settimane Mertens non ha più smesso di segnare, stupire ed emozionare. Perché, qui sta la sua specificità, il suo romanzo: non ricordiamo un giocatore – a parte i fenomeni assoluti – far goal incredibili e bellissimi, in percentuale così alta. Dries non si limita ad andare in rete, lo fa nei modi più sorprendenti, fantasiosi e irriverenti che si possano vedere su un campo di calcio. Questa è l’essenza dell’allegria che trasmette.

Vederlo giocare è la sintesi del sogno di tanti di noi: un pallone e infiniti modi di farlo finire alle spalle di un portiere. I comuni mortali sono destinati a sognarlo e stop. Mertens mette in pratica le sue e le nostre fantasie.

Buon 33° compleanno, allora! Mi auguro personalmente di vederti ancora a lungo in azzurro. Come detto in apertura, so che sarà difficile, ma nulla cambia e nulla cambierà. Perché, se anche dovesse finire qui, le modalità degli addii determinano la qualità degli uomini.