Buon anno ai cuori azzurri, che arrivano infranti a questo 2021, sull’onda di un addio che non si può spiegare, soprattutto non si può capire se non si è nati all’ombra del Vesuvio. Almeno, se non si è vissuta quell’epopea irripetibile, che segnò un’intera generazione e i suoi figli (e nipoti).

Il primo anno senza Diego si apre in un’atmosfera inevitabilmente mesta, appesantita da un saluto che nessuno aveva voluto neppure immaginare e che è piombato sulla testa e nel cuore, in un anno che ci ha costretto a fare i conti con tutte le nostre debolezze e incertezze.

È il momento, però, di superare lo choc, di ritrovare la forza di ricordare e commemorare nell’unico modo possibile: onorando il più grande di sempre.

Per farlo, il Napoli dovrà ritrovare quella scintilla di ottobre, quando la squadra è sembrata un passo dal trovare l’equilibrio magico. Quello, per intenderci e fare un esempio molto concreto, che Stefano Pioli ha saputo far trovare al suo Milan. Uno stato di grazia, attraverso il quale le forze si moltiplicano. I migliori fanno da traino agli altri e tutti sono disposti a cercare e trovare quel qualcosa in più. La differenza fra un anno normale e un anno da ricordare, nello sport professionistico.

Il Napoli, all’alba del 2021, ha davanti a sé una pagina bianca da scrivere. Può ancora tutto e può sempre niente.

Dipenderà dal gruppo decidere cosa farsene di una stagione in cui ci sono quattro fronti aperti: la fondamentale corsa alla Champions League, l’Europa League che potrebbe diventare il grande sogno, la Coppa Italia che ha meravigliosamente salvato il 2020 e anche il 20 gennaio, giorno in cui gli azzurri sfideranno gli eterni avversari della Juventus, per la Supercoppa italiana. Solo apparentemente un trofeo minore, perché quando si trovano davanti Napoli e Juventus non esiste il concetto stesso di trofeo minore. Ancor meno quest’anno, dopo l’indecorosa caciara seguita alla mancata trasferta di Torino.

Certo, molto dipenderà dal recupero degli infortunati e dalla data di rientro dei vari Osimhen, Koulibaly, Mertens. L’elenco è così lungo e pesante da condizionare tutto, ma non saranno mai i singoli a risolvere gli attuali problemi di tenuta e gioco. La responsabilità è in capo al collettivo, alla capacità di essere squadra fino in fondo. Nel senso più nobile del termine: una squadra si aiuta, si sostiene, arriva lì dove il singolo non potrà arrivare mai.

C’è una precisa responsabilità morale, nel 2021 del Napoli. La deve avvertire tutto l’ambiente per onorare la memoria di chi ci trascinò lì dove osano solo i migliori. Dove si ha timore anche di sognare, perché sempre troppo. Dove il premio, però, è il più grande che ci sia: restare nel tempo.