Al momento del sorteggio del girone mi chiedevo come saremmo arrivati a questo Bayer-Juve.
Le ultime partite del girone di Champions, se tutto è ancora aperto, sono sempre insidiose: una piccola esperienza ce la siamo fatta a Istanbul ed eviterei volentieri di rivivere rischi e pathos di metà dicembre.

Un’idea ce la facciamo sin dal martedì europeo, soprattutto con le belle sfide di Salisburgo e Milano: due partite equilibrate, divertenti, finite in modo positivo per noi non tanto e non solo per ragioni di sfottò, quanto per la doppia buona notizia di non potere incontrare i campioni uscenti già agli ottavi e di avere meno possibili derby sulla nostra strada se si va avanti nella competizione. Detesto i derby europei: avvelenati, meno spettacolari, con la tensione che porta a un pericoloso livellamento rispetto ai reali valori (si pensi a quello Juventus-Fiorentina di Europa League, risolto solo da una punizione di Pirlo nel secondo tempo della partita di ritorno, nonostante i bianconeri fossero nettamente più forti dei rivali) e soprattutto con il costante spauracchio, in caso di passaggio del turno altrui, di sorbirci anni di demenziali “lo vedi che in Europa, con arbitri stranieri…”. Refrain insensato, ma soprattutto, per molti tifosi rivali, valido solo se usciamo noi dalle coppe: se invece tocca ad altre vincerle quasi tutte in campionato e venire subito eliminate in Europa perdendone 3 su 6, lì a quanto pare il malizioso assunto non vale più.

Alle 19 l’impresa la fa l’Atalanta, che mi procura una fastidiosa possibilità di derby in più ma si merita tutti i complimenti possibili: fantastica in trasferta contro una squadra che ha decisamente più esperienza europea. Impresa sensazionale, dopo un girone d’andata non all’altezza: forse non per noi italiani, ma si tratta certamente della più grande sorpresa tra le 16 protagoniste degli ottavi.

La sera tocca a noi e posso tranquillizzare quella preoccupata parte di me che ad agosto si chiedeva come saremmo arrivati all’ultimo match di Leverkusen: alla fine ci siamo meritatamente conquistati una insolita serata di serenità europea, che mi godo fino in fondo guardando la partita senza troppa attenzione, come se così facendo potessi dare uno smacco alla competizione che tante volte mi ha tenuto incollato al televisore fino all’ultimo secondo senza un momento di respiro. Stavolta no, chiacchiero con gli amici mentre Ronaldo sta per arrivare su un pallone di Higuain e quando un avversario prende un palo con un gran tiro da fuori. Non importa, cara Champions, stasera è la mia piccola vendetta: fai pure scendere la neve, rendi il campo impraticabile, fammi subire un gol su rigore all’ultimo secondo del recupero. Fai ciò che vuoi, anzi scatenati oggi, tanto stasera non inciderai sul mio umore.

E lei, dispettosa com’è da sempre, non si scatena affatto: nessun imprevisto, anzi accade poco e tra una chiacchierata e l’altra c’è giusto il tempo per capire che anche oggi non sarà la giornata del rilancio di Bernardeschi e Rabiot (troppo molle nel perdere alcuni palloni pericolosi); che Demiral forse va disciplinato ma ha una forza e capacità non comuni di difendere e in particolare di recuperare anche situazioni apparentemente quasi compromesse; che Danilo ha una bella corsa, De Sciglio fa bene il suo, Cuadrado parte così e così ma migliora nel “nuovo” ruolo di interno di centrocampo; che la Juve comunque, in generale, giochicchia serenamente ma non è pericolosa quasi mai fino a quando entra Dybala.

E’ qui che arrivano i due gol, entrambi propiziati da sue giocate, con Ronaldo e Higuain felici di passare all’incasso.

Tre punti anche oggi, sedici in sei partite e gli unici due non conquistati sono stati persi all’ultimo minuto in uno dei campi più rognosi e complicati d’Europa: bilancio importante per il primato nel girone, l’autostima, il prestigio e, ultimo ma non meno importante, i soldi guadagnati.
Più una discussione lasciata in eredità, da una serata apparentemente inutile: quei tre possono giocare insieme? O meglio, dovrebbero farlo, visto che in un’ora con due punte abbiamo prodotto poco e nella mezz’ora finale ci siamo divertiti (senza rischiare di più)? Affiancare ai due attaccanti un terzo giocatore più offensivo di Bernardeschi (o quantomeno avanzando e allargando Federico) offre realmente migliori soluzioni offensive, comunque compatibili con un assetto equilibrato?

A oggi pare di sì, ma oggi non conta nulla. Conta domenica l’Udinese con un centrocampo decimato e, soprattutto, conta fine febbraio, quando arrivano gli ottavi e le cene serene guardando distrattamente la partita non esistono più.