Sempre meno alla fine del campionato, sette le giornate che ci separano dalla chiusura di una stagione complicata, difficile, lunga ed estenuante. L’Inter continua la sua corsa verso il titolo numero diciannove, i punti di vantaggio scendono a nove dai cugini, gli immediati inseguitori, ma la situazione appare decisamente sotto controllo. I nerazzurri frenano a Napoli, campo storicamente ostico per il Biscione: tre successi negli ultimi venticinque anni la dicono lunga a tal proposito, ma si tratta di un rallentamento quasi programmato.

L’uno a uno finale sta forse perfino stretto ai ragazzi di Antonio Conte che lasciano l’iniziativa al Napoli ma colpiscono una traversa, sbagliano due facili occasioni, subiscono gol su un rimpallo che capita una volta ogni decennio, centrano un secondo palo, pareggiano e corrono rischi seri soltanto negli ultimi dieci minuti, arretrando il baricentro e cercando di fare ciò per cui non sono tagliati, palleggiare controllando la partita. Oltretutto parliamo di una gara tosta, contro un avversario dato a inizio stagione come diretto concorrente nella corsa scudetto, attualmente in buona forma e in piena rincorsa verso un posto nell’Europa dei grandi. Già, perché adesso la lotta Champions si fa decisamente interessante.

Vince il Milan di misura, vince senza convincere, un po’ come a Parma: ma, convincendo o meno, i rossoneri sono sempre più saldamente in seconda posizione, sei i punti di vantaggio sulla quinta, il Napoli appunto, che potrebbero ridursi a cinque se la Lazio dovesse vincere il recupero col Torino. Occhieggiando il calendario del Milan, va tenuto presente che il Diavolo se la dovrà vedere, in ordine rigorosamente temporale, con Lazio, Juventus e Atalanta, mica pizza e fichi. Se da un lato sembra tutto complicato, c’è da dire che dall’altro i rossoneri hanno sfoderato sempre prestazioni di alto livello nei momenti più difficili della stagione, balbettando casomai proprio con le cosiddette piccole.

Corre l’Atalanta, corre. Batte la Juventus a Bergamo dopo vent’anni, la sorpassa e resta in scia al Milan. Gli orobici non disputano la più bella partita dell’anno ma imbrigliano i bianconeri, creano occasioni senza la consueta brillantezza e vincono colpendo a tre minuti dalla fine con il più classico degli autogol, deviazione di Alex Sandro nella propria porta su tiro dalla lunga distanza con Szczesny, incolpevole, a osservare il pallone infilarsi alla sua destra mentre è proteso in tuffo esattamente dalla parte opposta.

Ora la Juventus inizia a tremare: Bergamo certifica, ce ne fosse ancora bisogno in questa annata disgraziata per Madama, che i campioni d’Italia in carica sono battibili, con o senza Cristiano Ronaldo. La Juventus fa fatica, soprattutto perché ha un centrocampo non di prima fascia: con tutto il rispetto dovuto, gli interpreti attuali non sembrano all’altezza di chi se n’è andato e gli acquisti sono alcuni di buon livello, non dei fuoriclasse, leggasi McKennie, altri poco integrati nelle trame del gioco voluto da Andrea Pirlo, leggasi Arthur, a volte un vero pesce fuor d’acqua, e non hanno contribuito a mantenere la squadra competitiva tanto in patria che fuori dai confini. È il momento, per la Juventus, di serrare i ranghi, da qui a fine campionato sarà una lotta durissima, domenica dopo domenica.

Bene la Lazio, dicevamo, rientrata in pieno nella corsa europea, male al contrario la Roma, che dopo un primo tempo di discreto livello è letteralmente crollata nei secondi quarantacinque minuti: il Toro ringrazia e respira, adesso Belotti e compagni hanno agganciato Fiorentina e Benevento, pericolosamente risucchiate in piena bagarre retrocessione, e puntano decisi verso una salvezza che soltanto qualche turno fa sembrava compromessa. Dicevamo del coinvolgimento della Viola e dei sanniti, ma nemmeno Spezia e Genoa hanno di che stare tranquille: il Cagliari c’è e i sardi hanno una squadra in grado di conquistare punti importanti e pesanti dappertutto. Ecco perché anche la bagarre salvezza, che pareva chiusa e decisa, si è improvvisamente rianimata: sarà un finale davvero al cardiopalma.