Il Clasico di Spagna è la partita per eccellenza. Real Madrid e Barcellona sono tanto grandi, quanto realtà agli antipodi. Facce indivisibili, ma opposte, di un confronto culturale e sportivo che ha segnato la storia del Paese. In questi confronti hanno brillato alcuni tra i più grandi calciatori di ogni tempo. Le giocate siderali di Ronaldinho, per citarne uno, hanno costretto il Bernabeu, nel 2006, a una doverosa quanto amara standing ovation. Oggi la partita, al netto delle doti dei tanti talenti in rosa, è sostanzialmente un affare tra la leadership di Sergio Ramos, l’anima blanca, e la classe pura di Leo Messi.

E proprio quest’ultimo deve alle gesta realizzate nel Clasico parte cospicua della sua immensa reputazione. L’argentino detiene alcuni record della sfida. E in una notte al Camp Nou, d’improvviso, si presentò al mondo quale fenomeno che avrebbe segnato il gioco per le due decadi successive.

Di fronte a quasi 100mila persone un Lionel, non ancora 20enne, diventò in 90 e rotti palpitanti giri d’orologio, Messi l’extraterrestre. E di lì in poi il Real, e l’Europa intera, impararono a conoscerlo fin troppo bene…