Di Chiamarsi Bomber
Aggiornato: 11 Novembre 2020
Pensione? No grazie. Appendere gli scarpini al chiodo per un giocatore non è mai semplice. È difficile infatti dire addio al compagno di una vita, il pallone, come è difficile non sentire più l’adrenalina prima di una gara, l’erba tra i tacchetti, la gioia per le vittorie, il calore dei tifosi. I riflettori si spengono, il sogno finisce e bisogna cominciare una nuova avventura. A volte, però, c’è chi non è davvero pronto a dire basta e a voltare pagina, l’addio si trasforma dunque in un arrivederci, si riprendono gli scarpini dal chiodo e si torna dall’amico fidato, il pallone. È successo recentemente a Petr Čech, ma l’estremo difensore non è di certo l’unico ad aver eseguito un’inversione di marcia. Ecco quindi alcuni giocatori che hanno scritto la parola fine alla loro carriera, salvo poi cancellarla e tornare in campo dopo il ritiro.
L’ultimo in ordine di tempo è proprio Petr Cech. Il ceco torna a indossare i guantoni per causa di forza maggiore. Il 38enne, dopo 11 stagioni di Chelsea e 4 di Arsenal, si ritira ufficialmente il 21 giugno 2019, giorno in cui viene nominato consulente tecnico dei Blues. Cech però non abbandona la porta perché dopo qualche mese inizia la sua avventura nell’hockey su ghiaccio, la sua vecchia passione, proprio nel ruolo di portiere. E neanche a dirlo, al suo debutto nella seconda divisione del campionato hockeistico inglese, contribuirà alla vittoria della sua squadra parando due rigori. Dopo un anno, però, è pronto a rivivere l’adrenalina di un tempo: il Chelsea l’ha inserito nella lista dei giocatori per la Premier League, causa Covid-19. Il club di Londra vuole tutelarsi in caso di possibili positivi al virus e Petr non si è certo tirato indietro. Se Edouard Mendy o Kepa Arrizabalaga dovessero infortunarsi o dovessero essere costretti a un periodo di isolamento, Cech tornerà tra i pali.
Prima di lui, un’altra stella del Chelsea non ha resistito al richiamo del terreno da gioco: l’olandese volante Arjen Robben. Il centrocampista annuncia il suo addio al calcio giocato il 4 luglio 2019, all’età di 35 anni, ma torna sui suoi passi neanche un anno dopo. L’olandese, il 27 giugno 2020, comunica infatti l’intenzione di tornare a giocare. Lo fa grazie al Groningen, club olandese che lo aveva lanciato. Nessuna causa di forza maggiore, ma solo sentimento. Un ritorno alle origini a titolo gratuito che aveva annunciato lui stesso su Twitter. Lo scorso settembre, nella gara contro il PSV è stato però costretto a uscire dal campo per un problema al bicipite femorale.
Se Sir Alex Ferguson chiama, non si può dire di no. Deve aver pensato questo, invece, Paul Scholes. Il centrocampista, ritiratosi nel maggio 2011, torna all’Old Trafford esattamente sei mesi dopo il suo addio, su richiesta proprio del tecnico. Ma dopo l’addio di Ferguson ai Red Devils, Scholes abbandona ancora una volta il calcio giocato, questa volta per sempre.
Negli stessi anni torna in campo un altro campione, il portiere tedesco Jens Lehmann. Dopo aver lasciato i Gunners nel 2008, riprende i guanti nel 2011 su richiesta di Wenger e firma un contratto con l’Arsenal come supporto di Manuel Almunia. Gioca la sua ultima gara a 42 anni, contro il Blackpool.
Ad effettuare un’incredibile inversione di marcia anche Johan Cruyff. L’olandese si ritira dalle scene a 31 anni, dopo l’esperienza al Barcellona, ma torna in campo l’anno successivo sia per le insistenze del suo manager ma anche e soprattutto per problemi economici. Johan, come riporta il Sun, ha perso infatti diversi milioni per un investimento in un allevamento di suini ed è stato quindi costretto a calcare nuovamente i rettangoli verdi.
C’è poi Marco Materazzi che tre anni dopo il ritiro, nel 2011, diventa allenatore-giocatore degli indiani del Chennaiyin. Come lui, Juan Sebastian Veron che, dopo l’addio nel 2011, torna a giocare per l’Estudiantes, di cui era ds.
Questi sono solo alcuni dei giocatori che hanno voltato le spalle alla pensione, dopo averla sfiorata. Come loro anche Robbie Rogers, Landon Donovan, Marc Overmars e molti altri. Chi per esigenza, chi per sentimento, chi su richiesta. Nessuno, però, è riuscito a dire no al richiamo del pallone.
Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi. C'è un po' di bomber in tutti noi, in ogni bar, in ogni piazza d'Italia