Prima di fare un viaggio storico alla ricerca delle motivazioni che avrebbero portato negli anni alla decisione di punire con il cartellino giallo il gesto di togliere la maglia per esultare, facciamo un passo avanti e andiamo al 1° luglio 2004. Quello fu il giorno in cui FIGC e UEFA definirono questo gesto con queste parole: “Svestirsi della maglia sarà da ammonizione anche perché nel tifoso avversario potrebbe creare situazioni difficili”.

Qui potrebbero già partire le prime domande, ma proseguiamo e lasciamo parlare il regolamento. La FIFA, secondo la regola 12, esprime perfettamente cosa non deve fare il giocatore per non incappare in sanzioni:

  • fare gesti o agire in un modo provocatorio o derisorio; 
  • si arrampica sulla recinzione per festeggiare un gol, (c’è chi ha perso anche due dita per questo, ma lo tratteremo in un altro articolo)
  • si toglie la maglia o copre la testa con la maglia;
  • si copre la testa o il volto con una maschera o altro oggetto simile.

Prima di concludere la trattazione di questo argomento in forma teorica, è giusto menzionare anche le motivazioni sociali che hanno spinto vari paesi a definire questo gesto come antisportivo.
Dal momento che le regole FIFA sono valide a livello internazionale, devono prendere anche in considerazione le differenze culturali nei vari paesi.
Proprio per questo motivo, Volker Roth, ex capo della Commissione arbitri della Bundesliga, ha introdotto la regola 12 con le seguenti parole: “Nei paesi islamici, togliersi la maglietta è un insulto nei confronti di colui che deve guardare.”

Chiudiamo qui il nostro appuntamento con il “codice sportivo” e partiamo con la nostra ricerca degli episodi che avrebbero portato a questa decisione. 

Il primo esempio è tutto italiano e il protagonista è Antonio Cassano. 8 febbraio 2004, la Roma ospita all’Olimpico la Juventus.
La prima frazione si conclude sul risultato di 1-0 per i padroni di casa con il gol di Dacourt, poi nella ripresa i giallorossi dilagano. Totti dal dischetto (il gesto della mano con quattro dita alzate) e un Cassano in stato di grazia chiudono la gara sul 4-0.
Ma quella partita è rimasta ben impressa nei ricordi degli appassionati anche per un’altra cosa: l’esultanza decisamente poco composta del talento di Bari. Antonio al 70esimo sigla il terzo gol e si lascia andare ad un gesto definibile come “Cassanata”. Via la maglietta e bandierina disintegrata con un calcio. Collina lo punì con il giallo, non per aver tolto la maglia, ma per la povera bandierina polverizzata. Quel gesto nel suo insieme però secondo alcuni avrebbe fatto riflettere la classe arbitrale che, 20 giorni dopo, lo inserì nei temi da discutere. Da lì, la scelta di applicare la nuova regola a partire dalla nuova stagione. 

Il secondo episodio decisamente stravagante si verificò in Premier League e il protagonista fu Diego Forlan. Nel 2002 “El Chacha” giocava per il Manchester United e in una gara di Premier contro il Southampton siglò una rete semplicemente incredibile. Una bordata da fuori area di collo interno destro sotto il sette: un gol straordinario. L’attaccante nato a Montevideo si lanciò in una corsa sfrenata sotto la curva e si tolse completamente la maglia. L’esultanza durò un paio di minuti e quando il gioco riprese, l’uruguagio era ancora a petto nudo. Le maglie di quel tempo non facilitavano il recupero del gioco in tempi brevi e allora Diego decise di rincorrere gli avversari solo con i pantaloncini. Un consiglio, andate a vedervi il gol che merita, ma anche la rincorsa dell’avversario niente male. Garra Charrua ne abbiamo? Si.

Tanti furono gli episodi che portarono a questa decisione e tanti ancora si verificano anche nel calcio contemporaneo mandando in escandescenza tanti fantallenatori.

“Why Always Me” avrebbe detto Balotelli, “6 Unica” come il messaggio di Francesco Totti per Ilary, oppure “Ciudad Oculta” quella dedica dell’Apache Carlitos Tevez ai quartieri poveri della sua città natale.
Ma noi abbiamo deciso di chiudere con una moda lanciata da due italiani, da un brand promosso a costo zero sui campi della Serie A.
I due campioni in affari, Maldini e Vieri, proprio nei primi anni 2000 avevano lanciato il marchio Sweet Years e sfruttando i gol a ripetizione di Bobo e le conseguenti esultanze, avevano iniziato una vera scalata all’impero della moda. Il bomber ospite del podcast condotto da Fedez e Luis Sal, “Mucchio Selvaggio”, aveva sottolineato che la decisione fu presa solo pochi mesi dopo alcune esultanze con il cuore sul petto.