Se oggi tutti riconoscono Cristiano Ronaldo come uno dei più forti giocatori di tutti i tempi, nel 2003 la sua storia doveva ancora compiersi e come ha svelato l’ex pilastro della difesa del Manchester United, Rio Ferdinand, non è stata proprio una passeggiata.
Facciamo un passo indietro e, per rendere meglio l’idea e dare la giusta atmosfera, proviamo a citarvi alcuni nomi di quella rosa, che in quegli anni stava dominando la scena internazionale.
Barthez, Gary Neville, Brown, Rio Ferdinand, O’Shea, Solskjaer, Keane, Giggs, Scholes, van Nistelrooy e un 24enne Diego Forlan.
Tra tutti questi campioni affermati, c’era una giovane promessa del calcio che aveva appena compiuto 18 anni e che doveva provare in qualsiasi modo a trovare minuti sotto i riflettori dell’ Old Trafford e attirare l’attenzione di un certo Sir Alex Ferguson.
Il suo nome era Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, e il suo ruolo: punta centrale.

“Lui era molto più giovane di molti di noi all’epoca e oggi potrei anche dire che potremmo aver rasentato il bullismo nei suoi confronti”.
Così Rio Ferdinand ospite di un programma radiofonico australiano “Kyle and Jackie O’” ha raccontato un paio di segreti sul fuoriclasse portoghese.
“Noi approfittavamo di lui, ma stavamo solo cercando di costruirlo, di costruirgli un po’ di resilienza. In quel periodo eravamo soliti giocare a giorni alterni prima dell’allenamento anche a tennis come parte del riscaldamento. Mi divertivo a schiacciarlo da tutte le parti… ma se fosse stato trasmesso in televisione anche allora avrebbe battuto tutti i record. Lo facevamo piangere sempre, se la prendeva, era già allora molto competitivo”.

Proprio dalle prime sconfitte anche in allenamento, Cristiano è diventato CR7. Proprio il doversi guadagnare ogni singola cosa gli ha permesso, una volta arrivato il successo, di saperlo mantenere ed amministrarlo nel tempo, dentro e fuori dal campo.