“Ma cos’è diventato il calcio? Una giungla?”
La frase, pronunciata da Malesani nel 2005 durante una conferenza stampa nella sua breve esperienza greca alla guida del Panathinaikos, torna oggi con prepotenza come la sintesi perfetta delle vicende che stanno minando il mondo del PSG.
Dalla lista nera di Mbappé, all’accordo con il Real, dal dietrofront pochi giorni più tardi, al maxi stipendio, dall’intervento di Macron, alla rosa sfoltita secondo le indicazioni del giocatore e ad altri mille dettagli che tralasciamo per evidenti problemi di spazio nella stessa frase.

Dopo una partenza da incorniciare, il PSG sembra essere tornato il solito PSG, la solita squadra fatta di campioni, con una passione sfrenata per le chiacchiere. La settimana si apre con la rottura quasi totale tra Mbappé e il club, che secondo alcuni potrebbe portare l’asso francese lontano dalla capitale francese già a gennaio. Kylian vuole giocare da pivot dietro le punte, ecco spiegato il perché della rottura e dell’hashtag #pivotgang pubblicato dal 7 sui social.
Ma oggi non parleremo di questo, e nemmeno della frase scritta dal tecnico dei parigini che ha aperto un vero caso in Francia, ma che, vista dalla nostra prospettiva, non sembra essere così interessante. Che adesso un allenatore non possa nemmeno più scrivere “Mbappé preferisce la destra” (in campo), ci sembra abbastanza assurdo.
Assurda come l’accusa fatta alcuni giorni fa da Mediapart, una rivista online indipendente di investigazione, ai danni dei vertici del PSG.
Questa volta si gioca duro e le indiscrezioni riportate hanno letteralmente sbattuto la dirigenza su tutte le prime pagine.
Secondo Mediapart, il Paris Saint-Germain avrebbe assunto nel 2018/2019 un’agenzia di comunicazione con l’obiettivo di realizzare campagne di destabilizzazione sui social.

Qualcuno starà già pensando all’ex presidente del Barcellona Bartomeu, e diciamo che le vicende potrebbero essere molto simili.
Da quanto si legge non sarebbero dei “bot” ma dei profili guidati da persone reali. Senza entrare troppo nello specifico dei processi effettuati passiamo ai presunti fatti, e ai giocatori che sarebbero stati presi di mira.
L’agenzia Digital Big Brother (DBB), assunta dal PSG, avrebbe sfruttato i profili come Lana PSG, Paname Squad o Ultra Attitude per effettuare delle vere e proprie campagne contro i giocatori.
Sono due i giocatori che avrebbero subito queste presunte campagne social nocive ed ora vi sveliamo i nomi. Il primo neanche a farlo apposta è il solito Kylian Mbappé, ma a gran sorpresa il secondo è Adrien Rabiot.
Il centrocampista della Juventus nella stagione 2018/2019 doveva rinnovare il contratto con il PSG, in caso contrario sarebbe uscito a parametro zero dal club. Il giocatore comunque andò avanti per la sua strada e decise di spostarsi a Torino senza rinnovare.
Analogo l’episodio accaduto a Kylian ma diciamo che le forze in campo sarebbero state decisamente superiori, come del resto gli zeri alla voce costo del cartellino.

Il club ha preso subito le distanze da queste accuse, con una smentita secca arrivata a RMC Sport, però l’idea generale sembra essere quella che non finirà tutto in cantina. Il perché è semplice: l’agenzia Digital Big Brother, registrata a Barcellona, ha assicurato di aver operato per conto del PSG, e di essere stata in quel periodo incaricata direttamente da Jean-Martial Ribes, all’epoca direttore del dipartimento di comunicazione del club.