Grazie Roma di Antonello Venditti in sottofondo e un tifoso giallorosso chiede trasognato: “Secondo te dove lo festeggia il capodanno Toninho Cerezo? Secondo me dorme perché è un professionista”. E’ una battuta tratta da Vacanze di Natale 1983 divenuta un cult tra i tifosi romanisti (con questa domanda lo tartasseranno bonariamente per decenni), che attraverso un sorriso rende l’idea di come il centrocampista brasiliano abbia saputo farsi amare nella sua esperienza in Italia, con le maglie della Roma prima e della Sampdoria poi, in un periodo nel quale Cerezo è stato in grado non solo di vincere (l’apice sarà lo Scudetto e la Coppa delle Coppe in blucerchiato), ma anche di guadagnarsi stima, rispetto e di entrare nella cultura popolare con la sua immagine di calciatore positivo, gioioso e professionalmente ineccepibile.

La carriera: dal Brasile a Roma

Inizia la propria carriera di calciatore in Brasile, nel settore giovanile dell’Atletico Mineiro, club in cui esordisce da professionista nel 1972. Eccezion fatta per una breve parentesi annuale con il Nacional AM, vestirà il bianconero dell’Atletico per tutta la prima parte della propria carriera, 11 anni, fino al 1983, vincendo per 7 volte il Campionato Mineiro e venendo eletto per due volte miglior giocatore del torneo.

L’occasione di iniziare una nuova avventura in Europa giunge nel 1983, quando su segnalazione di Falcao la Roma decide per il suo ingaggio. Nella capitale si fa amare fin da subito, distinguendosi per il suo gioco solido in copertura ed efficace nella fase offensiva: centrocampista difensivo fortissimo in interdizione, univa ad una grande affidabilità una tecnica ed una visione di gioco di altissimo livello. “Sono lento perché voglio andare lento, sono uno tutto cervello. Non sono mica uno che corre sempre come voi” una sua celebre battuta con cui descriveva il proprio stile di gioco.
In giallorosso alza la Coppa Italia nel 1984, anno in cui raggiunge anche la finale di Coppa dei Campioni, persa però ai calci di rigore contro il Liverpool.

L’avventura con la Roma dura fino al 1986, anno in cui l’allora tecnico giallorosso Sven-Göran Eriksson decide di optare per altre soluzioni a centrocampo aprendo alla cessione del brasiliano: prima dell’addio ci sarà tempo per un ultimo splendido acuto, con il gol in finale di Coppa Italia vinta dalla Roma contro la Sampdoria. Cerezo segna ad un minuto dal fischio finale, facendo esplodere la festa del popolo romanista, per il quale era soprannominato Tira e molla, che continuerà a portarlo nel cuore.

Il passaggio alla Sampdoria e lo Scudetto

Nell’estate dello stesso anno sembra tutto fatto per il passaggio del centrocampista al Milan di Berlusconi, ma qualcosa si incrina e il destino di Cerezo si incrocia proprio con la Sampdoria, appena battuta in finale di coppa, come raccontato recentemente in un’ intervista a Tuttomercatoweb dal suo procuratore dell’epoca, Dario Canovi: “Toninho aveva realizzato da poco il gol che aveva deciso la Coppa Italia per la Roma contro la Samp e veniva da due delusioni: non essere stato convocato da Santana per il Mondiale e una risoluzione del pre contratto che avevamo sottoscritto con il Milan. Non era un bel momento, ma arrivò la telefonata proprio della Sampdoria: Mantovani ci invitò ad andare a casa. E quando ci presentammo trovammo tutta la famiglia del Presidente, perché tutti erano grandi tifosi di Toninho. Cerezo mi disse di chiedere un miliardo e mezzo, la cifra che era stata promessa dal Milan. Mantovani mi disse che potevano arrivare ad offrire 800 milioni. Cerezo rispose inizialmente di no perché gli sembravano pochi, poi all’improvviso disse: ‘scusate, vado a telefonare a Rosa’ e si rifugiò in un’altra stanza. Finita la telefonata si rivolse a Mantovani dicendogli: ‘Presidente, mio presidente’. Chiaramente il numero uno blucerchiato rimase sorpreso. Lui rispose: ‘Rosa mi ha detto che se non firmo divorzia’. Andammo in macchina e dissi a Toninho che la moglie gli aveva dato il consiglio giusto. La risposta mi lasciò stupito: ‘Dario, io Rosa non l’ho sentita’. Anche questo – conclude Canovi – era Toninho Cerezo”.

La scelta si rivelerà vincente: a Genova Cerezo vincerà due Coppe Italia, nel 1988 e nel 1989, una Coppa delle Coppe nel 1990 e, sopratutto, lo storico Scudetto blucerchiato, nella Samp di Vialli e Mancini, nel 1991. L’anno successivo si rinnova la maledizione della Coppa dei Campioni, competizione nella quale perderà nuovamente in finale, questa volta per mano del Barcellona, non riuscendo a conquistare il più ambito trofeo continentale europeo. Come già era successo con la Roma, la sconfitta in Coppa dei Campioni segna la fine dell’avventura con la squadra genovese: dopo 166 partite disputate e 16 gol segnati, Cerezo lascia la Sampdoria e fa ritorno in patria.

La Libertadores e il gol al Milan in Intercontinentale

A dispetto dei 38 anni compiuti, il giocatore non ha intenzione di smettere e decide di ripartire dal San Paolo, avventura che lo vedrà raggiungere il punto più alto della propria carriera in termini di vittorie: in una sola stagione vince dapprima la Coppa Intercontinentale in finale con il Barcellona (che vedeva come proprio regista Pep Guardiola), successivamente il Campionato Paulista e la Coppa Libertadores.

E’ qui che la storia di Cerezo e del calcio italiano si intreccia nuovamente: nella successiva Coppa Intercontinentale del 1993, il San Paolo affronta il Milan di Fabio Capello. La partita risulterà essere tra le più avvincenti di quegli anni: passa in vantaggio il San Paolo con Palhinha, Massaro pareggia, Cerezo, protagonista assoluto del match, di cui verrà eletto miglior giocatore, segna il gol del 2-1. Nuovo pareggio del Milan con Papin all’81esimo, ma la rete di Muller, a 3′ dal fischio finale, manda in trionfo i carioca. Per Toninho Cerezo è l’apice.
Negli anni successivi indosserà le maglie di Cruzeiro, nuovamente quella del San Paolo e America-MG, prima di chiudere nel club dove tutto ebbe inizio, l’Atletico Mineiro.
Ora fa l’allenatore (ha da poco conseguito il patentino Uefa-Pro a Coverciano). Oggi Toninho Cerezo compie 66 anni.