Si è conclusa sostanzialmente con un nulla di fatto la videoconferenza alla quale hanno partecipato venerdì tutte le società di Serie A. Dopo circa due ore di confronto in streaming, i club hanno rinviato ogni decisione relativa alla ripresa dei campionati (e difficilmente poteva essere altrimenti) e al taglio degli stipendi. Le parti in causa si sono impegnate a proseguire nel dialogo anche nei prossimi giorni, seguendo da vicino gli sviluppi dell’emergenza, ma rimanendo sostanzialmente ciascuno sulle proprie posizioni.

Serie A: il comunicato ufficiale della Lega

“Si è svolta oggi pomeriggio l’Assemblea della Lega Serie A, alla presenza di tutte le Società collegate in video conferenza. In riunione – si legge nella nota diramata dall’organismo presieduto da Paolo Dal Pino – è stata rappresentata la posizione emersa dal tavolo di lavoro tra UEFA, ECA e Leghe Europee svoltosi ieri. Riguardo alla possibile disputa delle restanti partite di Serie A TIM e di Coppa Italia, la Lega Serie A considererà la ripresa dell’attività sportiva quando le condizioni sanitarie lo permetteranno, attenendosi, come ha sempre fatto, ai decreti del Governo e tenendo in primaria considerazione la tutela della salute degli atleti e di tutte le persone coinvolte.
Nell’affrontare i diversi scenari – continua il comunicato – che restano tuttora incerti, la Lega Serie A, con la partecipazione dei rappresentanti delle Società, proseguirà nei prossimi giorni, attraverso i tavoli di lavoro già costituiti, ad analizzare l’impatto e le conseguenze del Covid-19 a livello medico, economico, normativo, sportivo e di risk assessment per i Club e la stessa Lega Serie A”.

Taglio degli stipendi: tutto rinviato

Riassumendo: nessuna ipotesi concreta per il ritorno in campo, ma l’obiettivo rimane quello di poter tornare a giocare tra maggio e giugno, in modo da terminare la stagione entro luglio, al massimo agosto. Ovviamente, le istituzioni calcistiche si aggiorneranno giorno dopo giorno con quelle governative che, sentito il comitato scientifico, stabiliranno tempi e modi per un’eventuale ripresa atletica. Quanto al taglio degli stipendi, invece, è tutto fermo alle iniziative dei singoli club (come quella della Juventus, ad esempio, i cui calciatori hanno rinunciato ai restanti 4 stipendi della stagione, salvo ripresa della stessa), mentre ogni altro discorso collettivo è stato rinviato alle prossime video conference. L’impressione è che l’Aic, il sindacato dei calciatori, voglia prendere tempo fino ad una decisione definitiva sull’esito dei campionati. Del resto, lo stesso Damiano Tommasi, presidente dell’Aic, ha detto a chiare lettere che al momento la questione degli ingaggi dei calciatori non è “prioritaria”: “Sicuramente la riduzione degli stipendi non è la priorità – ha dichiarato a Radio Kiss Kiss – quanto piuttosto capire quando e se si tornerà a giocare. Se il campionato si fermerà allora bisognerà discutere in modo collettivo su queste 4 mensilità”.

Ceferin: “Fuori dalle coppe le leghe che non terminano i campionati”

Attenzione, intanto, alle dichiarazioni del presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, che nella giornata di ieri ha rilasciato un’intervista all’emittente tedesca ZDF. Il numero uno del governo del calcio europeo, ha bocciato, senza se e senza ma, la decisione presa dalla Pro League del Belgio, che ha decretato la fine anticipata del campionato, cancellando di fatto i playoff e assegnando il titolo nazionale al Club Brugge. Senza usare mezzi termini, Ceferin ha paventato l’esclusione da Champions ed Europa League per i club di quelle leghe che, al netto dell’emergenza, non porteranno a termine le rispettive competizioni nazionali. “La solidarietà non è una strada a senso unico – dichiara il presidente dell’Uefa – non si può chiedere aiuto e poi decidere da soli cosa è meglio per noi. Il Belgio, e tutti gli altri Paesi che stanno pensando di non finire i rispettivi campionati, rischiano di non partecipare alle prossime coppe europee. Questo devono saperlo bene”.

Allo stato attuale, però, nessuna lega nazionale può dire se e quando si potrà riprendere a giocare. In tal senso, comunque, Ceferin dà indicazioni chiare, affermando che per terminare la stagione 2019-2020 – rigorosamente a porte chiuse – non si potrà andare oltre luglio-agosto, perché altrimenti si comprometterebbe seriamente quella successiva. “Il calcio senza tifosi non è chiaramente lo stesso, ma è meglio giocare con gli spalti vuoti che non giocare affatto. La gente vuole energia positiva, potrà vedere le partite in tv. Quando si giocheranno le coppe? Probabilmente a luglio o agosto – conclude – non continueremo invece a settembre e ottobre”.

L’idea della Premier League

In Inghilterra il dibattito è aperto e si valutano diverse opzioni per tornare a giocare. Tra le ipotesi c’è quella di bloccare in Premier League l’utilizzo del Var (che porrebbe a rischio contagio gli addetti alla sala in cui opera il video assistant referee) e di allargare le sostituzioni consentendo cinque cambi a partita. Poiché si giocherebbe praticamente ogni tre giorni per via delle tante partite da recuperare, un maggior numero di cambi renderebbe più facili le rotazioni e non esporrebbe ad ulteriori stress i fisici degli atleti.