Il calcio in Europa è ancora fermo, ma è stata una settimana comunque fondamentale dal punto di vista della diplomazia, costantemente al lavoro per cercare di riprendere l’attività agonista al più presto (emergenza permettendo). A dare un importante slancio alle speranze di portare a termine la stagione, ci ha pensato ieri sera il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. Dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte del prolungamento delle restrizioni fino al 3 maggio, Spadafora ha inviato una lettera ai presidenti dei Comitati olimpico e paralimpico, Giovanni Malagò e Luca Pancalli.

Calcio italiano: ripresa allenamenti “presumibile” il 4 maggio

Il contenuto della missiva è stato in parte spiegato dallo stesso ministro durante una diretta Facebook: la ripresa degli allenamenti può avvenire “presumibilmente” entro il 4 maggio, “ovviamente nel più rigoroso rispetto delle prescrizioni di sicurezza che saranno individuate d’intesa con le autorità sanitarie e gli organismi scientifici”. Insomma, il calcio italiano comincia a vedere la luce e, considerate le 3-4 settimane previste dagli esperti per la riatletizzazione dei calciatori, le partite potrebbero riprendere a porte chiuse già nel mese di giugno.

Le parole del ministro Spadafora, inevitabilmente, spingeranno i club di Serie A verso una serie di nuovi incontri ravvicinati per organizzare, soprattutto dal punto di vista sanitario, la ripresa delle attività. Ci sono club come Juventus, Inter, Milan, ad esempio, che hanno diversi calciatori all’estero e il cui rientro in Italia, dunque, dovrà essere pressoché immediato, poiché dal momento dello sbarco dall’aereo ciascun tesserato dovrà osservare 14 giorni di isolamento. Se tutti rientreranno al massimo dopo Pasqua, comunque farebbero in tempo per l’eventuale ripresa degli allenamenti ai primi di maggio. Previi, ovviamente, tutte le procedure necessarie anche a sanificare gli ambienti di lavoro e i vari “training center”.

Gravina: “Procedure sanitarie in tempi rapidi”

A tal proposito, si è attivata anche la Figc, con il Presidente Gabriele Gravina, che a proposito delle parole del ministro dello Sport, ha chiarito: “Il ministro Spadafora conosce il nostro pensiero – dichiara il presidente Federale all’Ansa – l’idea è concludere le competizioni, in linea con le indicazioni degli organismi internazionali calcistici, ma c’è un bene primario da difendere che è la tutela della salute. Abbiamo chiesto di attuare in tempi rapidi l’avvio delle procedure sanitarie, non appena sarà definito il protocollo, per trovarci pronti per riprendere gli allenamenti in gruppo alla fine del lockdown”.

A chi gli fa notare che altri sport abbiano invece già decretato la fine anticipata della stagione – vedasi volley e basket – Gravina risponde così: “Non entro nel merito delle scelte che hanno adottato le altre discipline; il calcio ha una sua specificità, lo è per dimensione, per partecipazione e per impatto economico del lockdown. Le conseguenze di un’anticipata chiusura dell’attività sono sotto gli occhi di tutti – aggiunge – provocherebbe un notevole danno sociale, prima ancora che economico, perché rischieremmo la paralisi a causa dei ricorsi di chi si dovesse sentire leso dei propri diritti. Vogliamo concludere quello che abbiamo iniziato nel rispetto della salute di tutti i protagonisti, per questo siamo al lavoro col governo e con la nostra commissione medica per stilare tutti i protocolli necessari affinché lo si faccia in piena sicurezza”.

Tagli degli stipendi: l’Aic fa resistenze

Ora, resta da capire cosa succederà con la questione relativa al taglio degli stipendi: la Serie A – al netto della Juventus che ha discusso privatamente la questione con i suoi tesserati – ha raggiunto l’accordo per una riduzione di 1/3 della retribuzione totale annua lorda (le 4 mensilità cui hanno rinunciato i calciatori bianconeri) nel caso non si torni a giocare, e una riduzione di 1/6 della retribuzione totale annua lorda (2 mensilità) se si tornerà in campo per concludere la stagione 2019/2020. La Lega di Serie B ha invece stabilito all’unanimità lo stop alle retribuzioni in questo periodo di inattività, con le società che ora dovranno trattare con i propri tesserati e valutare, in caso di ripresa delle competizioni, una decurtazione salariale in base al danno economico subito.

Entrambe le proposte sono state bocciate e bollate dall’Aic, il sindacato calciatori presieduto da Damiano Tommasi, come “vergognose e irricevibili”. L’accusa nei confronti delle due leghe è quella di voler far ricadere i danni economici del calcio italiano, che effettivamente ci sono e sono importanti, solo ed esclusivamente sulle spalle dei giocatori. Insomma, la parola fine sulla questione pare essere ancora lontana.