Il campionato di Serie A è fermo per l’emergenza coronavirus e, al di là di qualche dichiarazione d’intenti, gli indizi non portano verso una ripresa imminente di allenamenti e partite. Negli ultimi giorni, sono crollati gli ultimi due fautori della ripresa immediata, ovvero Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis, che hanno rinviato a data da destinarsi il ritorno al lavoro rispettivamente di Lazio e Napoli. Nell’ultima riunione tenutasi in videoconferenza, i club di Serie A si sono sostanzialmente impegnati a riprendere la preparazione in maniera congiunta dopo il 3 aprile, quando dovrebbero scadere le misure restrittive del governo per l’emergenza coronavirus. Si tratta ovviamente di una data indicativa e destinata ad essere procrastinata, poiché ad oggi nessuno può dire quando si tornerà alla normalità, né tantomeno quando si riprenderà a giocare a calcio.

La preparazione ai tempi del coronavirus

Insomma, le previsioni fatte dal presidente federale Gabriele Gravina (“torneremo a giocare il 3 maggio oppure il 10”) sono più che altro auspici che difficilmente si tramuteranno in realtà. Si spiegherebbero così anche i permessi concessi, prima dalla Juventus, ad alcuni calciatori stranieri per ricongiungersi alle proprie famiglie all’estero, ma nelle ultime ore anche dall’Inter. Quando saranno richiamati in Italia dai rispettivi club, infatti, gli stessi dovranno osservare un nuovo periodo di 14 giorni di quarantena, dilatando ulteriormente i tempi di un’eventuale ripresa delle attività. Insomma, il rischio che la stagione non sia portata a termine è un fantasma che aleggia non solo sul massimo campionato di calcio italiano, ma anche sulle altre leghe europee e perfino sulle competizioni Uefa.

Antonio Conte sergente di ferro

In attesa di capire se e quando i campionati riprenderanno, i calciatori continuano ad allenarsi nelle proprie abitazioni, spesso con il supporto di consorti e fidanzate, come testimoniano i tanti video che stanno inondando i social network in questi giorni. Come è facile immaginare, gli allenamenti non sono casuali, ma devono seguire dei programmi specifici associati a regimi alimentari particolari. In questo senso, è emblematico il caso dell’Inter, con Antonio Conte che continua a monitorare giorno per giorno le attività dei suoi calciatori.

Nello specifico, i pasti per i calciatori nerazzurri vengono preparati ad Appiano Gentile e recapitati presso le rispettive abitazioni (ai calciatori all’estero viene inviato sostanzialmente il menù con le porzioni precise da seguire). Inoltre, come confermato dal difensore Danilo D’Ambrosio, Conte o uno del suo staff contattano quotidianamente i singoli giocatori per sapere se hanno rispettato i pasti e se hanno svolto i “compiti” assegnati per gli allenamenti. A supporto dello staff del tecnico dell’Inter, c’è anche la tecnologia, con i dati delle sessioni casalinghe che vengono inviati tramite app per essere analizzati e catalogati dallo staff tecnico.

Sarri studia i bianconeri a distanza

Qualcosa di analogo succede per i tesserati della Juventus. A differenza dell’Inter, i pasti non vengono preparati alla Continassa, ma dai singoli calciatori o dai loro familiari. Comunque sia, le indicazioni sono precise e valgono fino al prossimo 3 aprile. Maurizio Sarri e il suo staff hanno fornito ai giocatori bianconeri il regime alimentare da seguire, che è sostanzialmente identico a quello cui si sottopongono quando mangiano tutti insieme allo Juventus Training Center. Contestualmente, i campioni d’Italia devono seguire un programma che consenta loro di mantenere il tono muscolare: il menù prevede tapis roulant per la corsa, cyclette ed esercizi a corpo libero. Frequenti le chiamate e le videochiamate con il mister e i suoi collaboratori, che dall’altra parte dello smartphone continuano a catalogare dati, studiare allenamenti e le partite giocate fino all’8 marzo scorso. Solo dopo il 3 aprile, se non ci sarà la ripresa degli allenamenti collettivi, potrebbero esserci modifiche ai vari programmi “casalinghi” dei tesserati.

Gattuso dà gli ordini via Skype

In casa Napoli si usa sempre più frequentemente la tecnologia anche per comunicare a distanza. Gennaro Gattuso e gli uomini del suo dello staff danno delle indicazioni ai calciatori attraverso Skype. I calciatori azzurri non si fermano e organizzano la loro personalissima palestra a casa, allenandosi con cyclette, tapis roulant e pesi vari. Svolgono una seduta al mattino e una al pomeriggio mettendo insieme quei 100 minuti stabiliti da Gennaro Gattuso anche nel corso delle sedute di allenamento tenute al centro tecnico di Castel Volturno. I medici Canonico, D’Andrea e De Luca, inoltre, hanno fissato delle regole chiare per quello che concerne l’alimentazione. Anche quella deve essere curata nei minimi particolari. Sono cinque i pasti previsti – colazione, pranzo e cena con in mezzo due spuntini – per adeguare l’apporto calorico e non cambiare radicalmente le abitudini. Inoltre per variare l’alimentazione e  rinforzare il sistema immunitario sono proposti diversi alimenti: patate dolci, zucca, funghi, carni bianche, uova, té nero, yogurt, pesce, soprattutto salmone che contiene vitamina D, frutta e miele, di aiuto alle vie respiratorie.

Bundesliga: l’esempio del Bayern

Oltre a Inter e Juventus, molti altri club di Serie A proseguono la preparazione “a distanza”, con Lazio, Atalanta e Milan in prima linea nel monitoraggio delle attività quotidiane svolte dai rispettivi tesserati. All’estero, invece, sta facendo furore il metodo scelto dai calciatori del Bayern Monaco, che oltre ad aver deciso in autonomia e senza alcuna spinta da parte della società di rinunciare ad una parte dello stipendio, hanno trovato un modo singolare per allenarsi tutti assieme ogni giorno. Neuer e gli altri senatori dello spogliatoio bavarese hanno infatti fissato degli appuntamenti quotidiani in videoconferenza per svolgere gli stessi esercizi con tutti gli altri calciatori della rosa. Ciascuno si allena nella propria abitazione, ma lo fa in contemporanea con gli altri compagni confrontandosi in tempo reale. Le sessioni durano solitamente tra i 75 e i 90 minuti, e nessuno si risparmia per tenersi pronti, nel caso in cui si ricominciasse improvvisamente a giocare. Un esempio da cui potrebbero trarre spunto anche le società nostrane.