Miralem Pjanic trascorrerà il suo 30esimo compleanno in Lussemburgo, il paese in cui è cresciuto. Sotto concessione della Juventus, vi ha fatto ritorno per trascorrere vicino alla famiglia questo periodo che per tutti è di confinamento casalingo e ha salutato i propri tifosi attraverso una lunga diretta Instagram, in cui ha dialogato con l’ex compagno Mehdi Benatia: “E’ il mio compleanno, ma non si festeggia, non ho mai festeggiato – dice Pjanic – per regalo voglio che tutti siate in salute e che la famiglia stia bene. Non chiedo niente”.

Una ricorrenza speciale, in giorni particolari, e il pensiero dello juventino corre anche all’Italia: “Mi manca Torino, mi manca il calcio, mi manca allenarmi, è una situazione pazza e lunga. Ma bisogna restare a casa. Sono qui a casa, c’è solo la pace e il lavoro. C’è solo il tennis qui, batto tutti”. Uno stacco dalla vita di campo quindi, che potrà essere utile anche per ritrovare un po’ di tranquillità e riordinare le idee, in un periodo non esattamente esaltante per il centrocampista bosniaco, in cerca delle sicurezze smarrite dopo l’avvio sprint della stagione in corso.

Inizio convincente, poi il calo

La fase iniziale del campionato in corso era stato tra i più convincenti della sua carriera: prestazioni sempre in crescendo, 3 gol in 8 partite che ne avevano fatto il secondo migliore marcatore bianconero dopo Cristiano Ronaldo, e la consapevolezza di essere il centro del progetto di gioco del proprio allenatore, che in lui riponeva una fiducia tale da citarlo il giorno della propria presentazione: “Vorrei vedere Pjanic toccare 150 palloni a partita” diceva Maurizio Sarri a giugno.

Col passare del tempo molte delle certezze si sono assottigliate: un graduale calo di rendimento nella fase invernale del campionato lo ha via via allontanato dal “centro”, non solo del campo ma anche delle gerarchie nello spogliatoio, processo culminato con l’esclusione dall’11 titolare nelle ultime sortite a beneficio di Rodrigo Bentancur. Cosa è mancato? Ritmo, ma soprattutto quel gioco verticale priorità assoluta nella filosofia di Sarri.

Le voci di mercato: il PSG segue il bosniaco

Il recupero del Pjanic di inizio stagione sarà quindi un nodo fondamentale in casa Juventus, quando e se le condizioni permetteranno la ripresa del campionato: centrare questo obiettivo significherebbe ritrovare una pedina fondamentale nello scacchiere sarriano, fallire aprirebbe a scenari di addio. Sul bosniaco sono puntati, infatti, gli occhi di tutte le big d’Europa, Paris Saint Germain su tutte. Lo juventino piace ai francesi, che in casa hanno una possibile preziosissima pedina di scambio, quel Mauro Icardi su cui Sarri aveva messo gli occhi già ai tempi del Napoli. La valutazione di mercato dei due giocatori è simile e si aggira intorno ai 70 milioni di euro: ecco quindi che uno scenario, in cui il PSG vada a riscattare l’argentino dall’Inter per poi inserirlo in una trattativa per giungere al centrocampista bianconero, appare tutt’altro che inverosimile.
A più riprese Pjanic, che ha un contratto fino al 2023 dopo il rinnovo dell’estate 2018, ha confermato di stare bene a Torino, ma è molto probabile che l’ultima parola spetterà a Sarri, poco disposto a scendere a compromessi riguardo l’interpretazione del ruolo di centrocampista di impostazione. Qualora le strade del bosniaco e della Juventus dovessero separarsi per Pjanic sarebbe il quarto cambio di maglia in carriera.

La carriera: i primi trofei con la Juventus

Bosniaco ma cresciuto in Lussemburgo, paese in cui la sua famiglia si rifugiò a seguito dello scoppio della guerra in Bosnia, inizia la propria carriera nelle giovanili dello Schifflange, società lussemburghese che lo girerà ai francesi del Metz, squadra nella quale esordirà da professionista nel 2007.

Le ottime prestazioni stagionali (32 presenze e 4 gol in Ligue 1 a soli 17 anni) attirano l’attenzione dell’Olympique Lione, che ne acquisisce le prestazioni per 7,5 milioni di euro. Nel 2008, con il club transalpino, esordisce in Champions League (nella gara pareggiata 1-1 con il Barcellona) e ha l’opportunità di giocare a fianco di Juninho Pernambucano, il cui aiuto sarà fondamentale per maturare sotto il profilo della visione di gioco, ma soprattutto nell’affinare la tecnica nell’esecuzione dei calci di punizione: “Gli devo tutto – dirà Pjanic del brasiliano – mi ha insegnato la tecnica e tutti i giorni mi alleno per essere più preciso”. Parole al miele, ampiamente ricambiate dall’ex compagno, oggi Direttore Sportivo del Lione: “Pjanic arrivò molto giovane, ma già allora mostrava tanta personalità e si capiva chiaramente che avrebbe avuto un futuro importante. Nelle punizioni aveva qualità e oggi è diventato uno dei più bravi. Adesso Miralem è al livello di Cristiano Ronaldo, Messi, Bale: gente che tira in maniera eccellente”.

Le 4 stagioni al Lione precedono il suo passaggio alla Roma, nel 2011, per 11 milioni. Nella capitale trascorre 5 anni, prima di venire acquistato dalla Juventus, che paga la sua clausola rescissoria di 32 milioni di euro strappandolo ai giallorossi. Sotto la Mole conquista 3 Scudetti, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana, sotto la gestione di Massimiliano Allegri.
“Il mio sogno è quello di essere uno dei migliori centrocampisti al mondo, lavoro per questo”. Se ci riuscirà, ma soprattutto con quale maglia, sarà il tempo a dirlo.