Paulo Dybala spegne 27 candeline, nel mezzo di uno dei momenti più complicati della propria carriera: una forma fisica da ritrovare, dopo il lungo stop di inizio stagione; un ruolo da definire nelle gerarchie di Pirlo, viste le prestazioni opache offerte fino a questo momento; il nodo del rinnovo contrattuale da sciogliere, in cui la ferma intenzione del giocatore di restare in bianconero non ha incontrato fino ad oggi l’accordo con la società (che anzi lo ha messo sul mercato in entrambe le ultime due finestre di mercato estive).

In questi giorni il giocatore ha dato forfait per gli impegni con la nazionale argentina a causa di un’infezione alle vie urinarie, ed è rimasto a Torino per curarsi e ristabilirsi completamente, con la speranza di essere arruolabile e a pieno regime alla ripresa del campionato.

Gli esordi della Joya

Dybala nasce il 15 novembre 1993 a Laguna Larga, piccola cittadina argentina situata a 50 chilometri dal capoluogo Cordoba. Il nonno paterno, di origini polacche, aveva stabilito lì la sua famiglia dopo essere fuggito in Sudamerica durante la Seconda Guerra Mondiale. Paulo inizia a giocare a calcio in tenera età e muove i suoi primi passi nell’Instituto, club con sede nella città di Cordoba. Sarà quello il luogo della sua formazione umana, oltre che calcistica, dal momento che, dopo la prematura morte del padre, il ragazzo si trasferisce in pianta stabile nella pensione della società, che diventa a tutti gli effetti casa sua.

A dispetto di una presenza fisica minuta, sono chiare fin da subito le sue doti di attaccante brevilineo, tecnico, con una spiccata propensione al dribbling e alla proiezione offensiva. Con l’Instituto segue tutta la trafila del settore giovanile fino a quando, nel 2011, viene promosso in prima squadra. Appena diciottenne il suo impatto nel calcio professionistico (nella seconda divisione argentina) è subito folgorante: 38 presenze e 17 gol segnano la sua carriera perché Dybala diventa “la Joya”, il gioiello (soprannome affibiatogli dalla stampa locale) e ottiene subito il pass per l’Europa.

La consacrazione con il Palermo

L’affondo decisivo per portarlo al di qua dell’Atlantico è del Palermo di Zamparini, che staccando un assegno da 12 milioni di euro veste il giovane argentino di rosanero. Quella nel capoluogo siciliano è per Dybala un’avventura in crescendo: dopo le prime giornate di ambientamento, in cui entra nelle rotazioni di Sannino come vice-Miccoli, trova la prima presenza da titolare all’8ª giornata, nello 0-0 contro il Torino. Nella 12ª di campionato, alla seconda da titolare, realizza la prima doppietta, alla Sampdoria. Saranno 3 in totale i gol in quella stagione, in cui però il Palermo retrocederà in Serie B. Nel campionato cadetto Dybala trova minutaggio e, con 5 gol e una serie di buone prestazioni, contribuisce al ritorno in Serie A dei rosanero. Nel 2014-15 la consacrazione definitiva: divenuto ormai un punto fisso per l’attacco del Palermo, l’argentino esplode con il suo primo campionato di alto livello, chiudendo con 13 reti in 34 presenze in A.

Dybala, il 10 della Juventus

È a questo punto che la storia di Paulo Dybala si tinge di bianconero. La Juventus domina in Italia da ormai 3 stagioni, ma è in pieno rinnovamento dopo l’addio di Antonio Conte. Cambia l’allenatore, (arriva Massimiliano Allegri) e alcuni dei capisaldi del ciclo appena concluso (Llorente, Pirlo, Tevez) lasciano Torino. Il restyling del reparto d’attacco parte proprio da Dybala: giovane, tecnico, impiegabile in più ruoli del fronte d’attacco (come supporto a Morata, come trequartista e come prima punta), Dybala è il tipo di giocatore che in molti, tra società e tifosi, sperano possa un giorno ricevere la pesantissima eredità calcisitica di Alessandro Del Piero, lontano dalla Mole ormai da 3 anni.

L’argentino viene acquistato dalla Juventus, che paga al Palermo 32 milioni di euro più bonus per il suo cartellino, nel giugno del 2015. È l’inizio di un’avventura giunta oggi al sesto anno, caratterizzata da molti trofei (5 Scudetti, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane), molti gol (96 in 234 presenze, che fanno di lui il 15° marcatore di tutti i tempi in maglia bianconera), molte fasi “up” e qualche fase “down”. Una carriera di alto profilo, in cui per lunghi tratti è stato punto di riferimento della squadra più vincente di sempre in Italia, nel ciclo più vincente di sempre. Un ruolo che in questo inizio di stagione sta cercando di riprendere in mano pur con enormi difficoltà.

Le difficoltà di questo periodo

Se ci sono stati dei momenti “no” nella carriera di Dybala, la stagione in corso è certamente uno di questi: dapprima le difficoltà legate al rinnovo del contratto, un balletto tra giocatore e società che dura dal girone di ritorno del passato campionato; poi il Covid e la precaria condizione fisica, che lo hanno tenuto lontano dal campo nel momento in cui la nuova Juve di Pirlo stava nascendo; infine il difficile rientro, la condizione atletica da ritrovare, le prestazioni opache, l’imprecisione contro la Lazio nell’ultima giornata che è costata 2 punti alla squadra e una valanga di critiche al giocatore.

In un quadro del genere, in cui tutto sembra andare storto, le voci di mercato si susseguono e si fanno sempre più insistenti. Le grandi d’Europa sono alla finestra: se in un primo momento sembrava essere il Manchester United la principale exit option del giocatore, ora si intensificano le voci che riportano gli interessamenti di Real Madrid, Barcellona e Tottenham. Tutti club che dovrebbero però farsi carico del prezzo del cartellino, quantificabile intorno agli 80 milioni di euro e soprattutto dell’ingaggio del giocatore che, per il rinnovo, avrebbe chiesto alla Juve il doppio di quanto percepisce ora (circa 7,5 milioni). Se Dybala riuscirà a ribaltare anche questa situazione – come già era capitato nell’estate del 2019, quando da sicuro partente si è affermato come il miglior giocatore della stagione bianconera – saranno i prossimi mesi a dirlo.