La stagione 1985-86 sarà ricordata per sempre come una delle più avvincenti del campionato di Serie A, con Juventus e Roma a contendersi testa a testa lo scudetto per mesi. Sono gli anni in cui la rivalità tra bianconeri e giallorossi è all’apice: dopo due titoli consecutivi della Juve, i capitolini si sono assicurati lo scudetto 1982-83, ma l’anno successivo è ancora la Vecchia Signora a trionfare, mentre la stagione 1984-1985 vede il trionfo a sorpresa del Verona (1° e unico tricolore). Quello gialloblù è solo un intermezzo perché l’anno dopo Roma e Juve tornano a duellare aspramente per cercare di arrivare alla vittoria del massimo campionato nostrano.

Giampiero Boniperti, presidente del club bianconero, mette in atto una piccola rivoluzione nel mercato estivo cedendo Boniek, Paolo Rossi e Tardelli rispettivamente a Roma, Milan e Inter, acquistando al loro posto Michael Laudrup, Lionello Manfredonia e Aldo Serena. Anche la Roma del patron Dino Viola cambia molto, lasciando partire elementi come Chierico, Maldera, il portiere Malgioglio e diversi altri elementi, ma la rosa del tecnico Angelo Benedicto Sormani e del direttore tecnico Sven Goran Eriksson è di altissimo livello.

Serie A 1985-86: dominio Juve nel girone d’andata

La prima parte di stagione è appannaggio della Juventus che ottiene 8 vittorie consecutive in altrettante gare, eguagliando il record già ottenuto nella stagione 1930-31. Al termine del girone d’andata, la Vecchia Signora conquista qualcosa come 26 punti sui 30 disponibili, pagando dazio solamente contro il Napoli di Maradona e pareggiando contro Inter e Milan. Con il rendimento altalenante delle milanesi, la prima vera antagonista dei bianconeri sembra essere proprio la squadra partenopea, ma alla lunga sono i giallorossi a venire fuori.

Nella parte centrale della stagione, infatti, la Juventus comincia a perdere colpi, mentre i capitolini ingranano la quinta grazie anche alla vena realizzativa del bomber Pruzzo e a due giornate dal termine riescono ad appaiarsi in vetta alla classifica. Qualcuno parla già di spareggio per l’assegnazione dello scudetto, ma tra le due compagini la bilancia sembra pendere dalla parte dei giallorossi, galvanizzati da una rincorsa che ha dell’epico e dalla possibilità di giocarsi il tricolore contro due avversarie come Lecce e Como, che sulla carta hanno ben poco da chiedere al campionato. I primi sono infatti già in Serie B, mentre i secondi sono già salvi trovandosi a metà classifica. Insomma, anche il calendario dice Roma, perché la Juventus deve affrontare alla penultima il Milan che è in piena lotta per un posto in Europa.

Psicodramma Roma, resurrezione Juventus

Eppure, come più volte accaduto nella storia, proprio nelle difficoltà la Vecchia Signora ha saputo trovare risorse psicofisiche che altri club, meno abituati a vincere, perdono per strada. Nonostante uno spogliatoio a detta di molti allo sbando e un mister, Giovanni Trapattoni, già con le valigie in mano, la Juventus si desta. Il 20 aprile 1986 all’Olimpico si gioca Roma-Lecce e la partita sembra mettersi subito in discesa per i padroni di casa, passati in vantaggio dopo pochi minuti con Graziani. Il pubblico giallorosso sente già il sapore dello scudetto, ma i salentini già retrocessi mettono a segno ben tre reti di fila portandosi fino all’1-3. A nulla serve il gol di Pruzzo all’82′: il risultato finale è di 2-3 in favore degli ospiti, mentre a Torino la Juventus batte il Milan grazie ad una rete del danese Laudrup.

È ko tecnico per la Roma, che nell’ultima giornata perde anche contro un Como già in vacanza, mentre la Juventus vince a Lecce per 3-2. La classifica finale dice Juve 45 e Roma 41, con i giallorossi che si devono accontentare della vittoria della Coppa Italia, ottenuta ai danni dei detentori della Sampdoria per 3-2. Il fatto che il Lecce abbia prima battuto i giallorossi alla penultima e poi perso contro la Juventus nell’ultima gara della stagione (la Roma non ha comunque battuto il Como e sarebbe rimasta ugualmente seconda), non è mai andata giù ai supporters del club capitolino, che ancora oggi gridano allo scandalo.