Il 1° giugno del 1967 avviene uno dei sorpassi probabilmente più clamorosi della storia della Serie A, con la Juventus di Heriberto Herrera che conquista in maniera rocambolesca uno scudetto, che l’Inter aveva ormai in tasca. Un altro 5 maggio, insomma, del quale oggi si parla meno per la distanza temporale ma anche probabilmente perché a quei tempi la rivalità tra nerazzurri e bianconeri era sì accesa, ma limitata all’ambito sportivo e agonistico.

Inter: la fine del ciclo del “mago” Herrera

A decidere il campionato 1966-67 è una papera del portiere Giuliano Sarti che chiude una quindici giorni da incubo per i nerazzurri, vicini sia alla conquista della Coppa dei Campioni sia del campionato, ma costretti a chiudere la stagione con un pugno di mosche anche per via della successiva eliminazione in semifinale di Coppa Italia. Stiamo parlando dell’Inter del “mago” Helenio Herrera, la cui formazione titolare è ricordata a memoria da intere generazioni: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Domenghini, Mazzola, Cappellini, Suarez e Corso. L’Inter prima perde il 25 maggio a Lisbona contro il Celtic di Glasgow nonostante il vantaggio iniziale firmato da Sandro Mazzola, poi il 1° giugno, appunto, “regala” lo scudetto alla Juve, infine il 7 giugno cede in trasferta a Padova (3-2 in favore dei patavini) nella semifinale di Coppa Italia.

Sono le due settimane che sostanzialmente chiudono il ciclo della cosiddetta “Grande Inter”, iniziato nella stagione 1962-63 e che ha portato in dote al club milanese tre scudetti, due Coppe dei Campioni e altrettante Coppe Intercontinentali (il Mondiale per Club di oggi). Una squadra di campioni dal valore assoluto, costruita dal manager Italo Allodi e dal presidente Angelo Moratti, guidata in panchina da Helenio Herrera, che proprio per le sue grandi capacità di stratega e condottiero era stato ribattezzato il “mago”.

La papera di Giuliano Sarti

Ebbene, l’ultima giornata del campionato 1966-67 si gioca il 1° giugno del 1967 (53 anni fa per la precisione) proprio per consentire all’Inter di avere un numero di giorni di riposo sufficienti per recuperare dalla sconfitta in Coppa Campioni. In classifica i nerazzurri hanno un punto di vantaggio sui rivali della Juventus (48 contro 47) e devono affrontare il Mantova, già salvo, in trasferta. I bianconeri, invece, se la devono vedere con una Lazio in piena lotta per non retrocedere. Insomma, i pronostici dicono che l’Inter non dovrebbe avere difficoltà nel portare a casa lo scudetto, rifacendosi almeno in parte della delusione di coppa, invece…

Quella che dovrebbe essere una passeggiata si trasforma in un incubo per i nerazzurri al 4’ del secondo tempo: il mantovano Di Giacomo mette a centro area un cross che il portiere Giuliano Sarti affronta in maniera approssimativa, il pallone gli sfugge dalle mani e si infila in porta. Ci sono ancora 40 minuti da giocare, ma l’Inter non riesce a riprendersi dalla batosta psicologica e l’epilogo è ormai storia. Intervistato nel 2016 da ‘La Gazzetta di Parma’, Sarti ha ricordato così l’episodio: “Mi ricordo tutto perfettamente, anziché mettere le mani chiuse le misi aperte e il pallone terminò in rete. È stato un mio errore e, alla fine, il presidente Moratti cercò di consolarmi, dicendo: “Sono cose che succedono”. Ho contribuito a vincere scudetti, coppe europee e internazionali ma, purtroppo, vengo ricordato per l’errore di Mantova”.

Sarti e il discusso trasferimento alla Juventus

È durissima la vita per i portieri: soli contro tutti e con nessuno a coprir loro le spalle. Nonostante i tanti trofei vinti, Sarti viene ricordato maggiormente per quella papera che di fatto consegna lo scudetto 1966-67 alla Juventus, che nel frattempo batte la Lazio per 2-1 condannando contestualmente i biancocelesti alla retrocessione. Non mancano, come in ogni duello tra Inter e Juventus, le polemiche: l’estremo difensore nerazzurro viene accusato di aver causato volontariamente la rete perché promessosi alla Vecchia Signora. Emilio Violanti, giornalista della Gazzetta dello Sport, dopo pochi giorni dalla papera scrive: “Vedrete che (Sarti, ndr) finirà alla Juventus, ci starà un paio d’anni, poi sparirà dal giro del grande calcio. Perché questi episodi il grande calcio li rifiuta”. Dopo aver disputato un’altra stagione in nerazzurro, quella del 1967-68, Sarti si trasferisce effettivamente alla Juventus dove trascorre un anno da secondo di Roberto Anzolin collezionando solo 10 presenze.