Sono in pochissimi i calciatori che nel mondo del calcio hanno saputo incarnare il concetto di capitano al pari di Carles Puyol. Nel corso dell’intera carriera sono solo due le maglie indossate dal difensore spagnolo: quella rossa della propria nazionale, la Spagna, con cui alzerà al cielo una Coppa del Mondo nel 2010, dopo l’Europeo del 2008, e quella blaugrana del grande amore calcistico della sua vita, il Barcellona, club in cui è cresciuto e divenuto uno dei difensori più forti e vincenti di sempre.

Al braccio sinistro, con quest’ultima, la fascia di chi è destinato ad essere simbolo, modello ed esempio, in una parola: capitano.
Una fascia a strisce gialle e rosse, i colori della Catalogna, portata con orgoglio per oltre 10 anni in cui ha guidato una delle squadre più forti della storia del calcio, baciata dopo ogni gol, dopo ogni vittoria, correndo sotto la curva della propria gente, come a rinnovare un amore eterno.

L’esordio e i primi successi di Carles Puyol

La Catalogna scorre nelle vene di Puyol dal primo giorno di vita, per lui che, nato nel 1978 a La Pobla de Segur, un piccolo paese situato nel pieno dell’entroterra catalano, cresce calcisticamente nella cantera del Barcellona. Dopo la trafila nelle giovanili, esordisce da professionista a 19 anni nel Barcellona B, la seconda squadra del Barça, nel 1997. Fa la gavetta nelle serie inferiori per 4 stagioni, prima di esordire in prima squadra nel 1999-2000. E’ il 2 ottobre, quando il tecnico olandese Louis Van Gaal lo fa debuttare nella trasferta vittoriosa (2-0) contro il Real Valladolid.

Ricopre inizialmente il ruolo di terzino destro (in carriera occuperà tutte le posizioni della linea difensiva) e si ritaglia uno spazio fondamentale tra le fila della propria squadra. L’apporto, via via sempre più determinante del giocatore negli equilibri in campo e nello spogliatoio Azulgrana, diventa sempre più evidente, tanto che nel 2003 l’allora presidente Joan Gaspart lo blinda con una clausola rescissoria da 180 milioni di euro.

L’anno seguente ottiene i gradi di capitano e ha inizio uno dei cicli più vincenti di sempre: il titolo spagnolo, il primo per Puyol, conquistato nel 2004-2005, viene immediatamente bissato l’anno successivo, in cui il Barça vince anche la Champions League, in finale contro l’Arsenal, competizione nella quale il calciatore viene eletto anche miglior difensore del torneo.

2008-2009, l’anno dei 6 titoli

Nel 2007 subisce un infortunio alla rotula che lo tiene lontano dai campi fino all’inizio della stagione 2007-2008, al termine della quale, con la nazionale spagnola, vince il Campionato Europeo. E’ il preludio della migliore stagione della sua carriera, quel 2008-2009 in cui il Barcellona entra nella leggenda conquistando 6 titoli nell’arco dell’anno solare: Liga, Coppa di Spagna, Supercoppa di Spagna, Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per Club. In una sola parola: tutto.

E’ un Barça semplicemente inarrestabile quello di cui Puyol è capitano: agli ordini di Pep Guardiola, Lionel Messi, Thierry Henry, Samuel Eto’o e la generazione d’oro del calcio spagnolo, Xavi, Iniesta, Busquets, oltre naturalmente al compagno con cui il catalano forma una delle coppie difensive più forti e solide di quegli anni, quel Gerard Piqué che descrive così il proprio capitano: “È uno che, anche se si sta vincendo 3-0 e mancano pochi secondi alla fine della partita, griderà al massimo della sua voce se pensa che la concentrazione stia andando via”.

Saranno loro a costituire, l’anno successivo, la coppia di centrali della Spagna Campione del Mondo in Sudafrica: nella finale di Johannesburg contro l’Olanda, il gol di Iniesta, ai tempi supplementari, consegna alle Furie Rosse il primo titolo mondiale nella propria storia.

Gli ultimi successi e il ritiro

Si arriva al 2010-2011 e il ciclo di vittorie continua. Ancora una Champions League, la terza in carriera, in finale col Manchester United, Supercoppa Europea e Mondiale per Club: sono gli ultimi grandi successi di una carriera in cui, in 15 anni, Puyol ha vinto tutto. Saranno 21 i titoli totali, di cui 6 Campionati Spagnoli, 3 Champions League, 2 Coppe di Spagna, 6 Supercoppe Spagnole, 2 Supercoppe UEFA e 2 Mondiali per Club.

Lascerà  il calcio dopo 594 presenze con la maglia del Barcellona (tra prima squadra e squadra B), quarto di sempre dopo Xavi (767), Messi (718) e Iniesta (674).

“Non ho la tecnica di Romario, la velocità di Marc Overmars o la forza di Patrick Kluivert. Ma io lavoro di più rispetto agli altri. Sono come lo studente che non è tanto intelligente, ma ripassa per gli esami e infine li supera”. C’è tutta l’essenza di Carles Puyol in queste parole con le quali il giocatore ha cercato di definire sé stesso come giocatore: un uomo e un atleta la cui umiltà è stata seconda solo alla propria grinta. Contro ogni squadra e in qualsiasi condizione di gioco l’instancabile tenacia è diventata il tratto distintivo del calcio messo in campo dal fuoriclasse catalano, le cui caratteristiche vengono riassunte così da qualcuno che di grinta nella retroguardia di una squadra ne sa qualcosa, l’ex storico capitano milanista Franco Baresi: “Carles Puyol mette la propria faccia dove la maggior parte dei giocatori non metterebbe il piede”.

Oggi Carles Puyol compie 42 anni.