La Francia di Diedier Deschamps ha vinto la Nations League battendo in finale a San Siro la Spagna di Luis Enrique con il punteggio di 2-1: per i transalpini reti di Benzema e Mbappé, che hanno ribaltato il gol del vantaggio spagnolo firmato da Oyarzabal. Nel pomeriggio, invece, l’Italia di Roberto Mancini ha conquistato il 3° posto battendo all’Allianz Stadium di Torino, con lo stesso punteggio, il Belgio (Barella e Berardi su rigore per gli azzurri, de Ketelaere per i Diavoli Rossi).

Nations League: Benzema è ancora il numero uno

Chi vince ha sempre ragione, si suole dire, per tal motivo tra i top di questa fase finale non può che esserci in primis il ct della nazionale transalpina, Deschamps, troppo spesso snobbato dalla critica. Se è vero come è vero che agli Europei la Francia abbia reso meno di quanto ci si aspettasse, i transalpini in questa Nations League hanno confermato di avere carattere rimontando sia il Belgio in semifinale sia la Spagna in finale, ma anche organizzazione e trame di gioco interessanti. Rimane comunque un mistero il perché Deschamps abbia deciso di puntare su Theo Hernandez solo ora, dopo averlo ignorato per diversi anni: l’esterno sinistro del Milan è stato decisivo sia in semifinale, grazie alla rete del 3-2 al 90′ contro il Belgio, e anche in finale con l’assist per il gol del 2-1 di Mbappé. Ora Theo sembra essersi conquistato un meritato posto da titolare nei galletti. Uno dei protagonisti assoluti è stato anche Hugo Lloris, che ha mantenuto a galla la Francia nel primo tempo contro il Belgio ed è stato autore di grandi parate anche contro gli spagnoli in finale. Un bel 9 lo merita Karim Benzema, autore di due gol in totale: quello della finale è una perla di rara bellezza e non ce ne voglia Mbappé, che chiude la competizione con lo stesso numero di reti e un voto alto, ma da lui ci si aspetta indubbiamente di più e continua a sbagliare ancora tante scelte. Il centravanti del Real, non più un ragazzino, si conferma invece ancora uno dei top assoluti nel ruolo di punta centrale.

Spagna: il futuro è assicurato

La Spagna torna a casa con un “argento”, ma la rivoluzione di Luis Enrique sembra procedere bene. Tanto criticato in patria per aver messo da parte i senatori e soprattutto i calciatori del Real, le sue scelte coraggiose stanno dando frutti che potrebbero diventare grandi soddisfazioni nel futuro prossimo. Le Furie Rosse sono una nazionale giovane, che ha sicuramente margini di crescita impressionti, guidata dal capitano e leader tecnico Sergio Busquets, autore di una grande prova in semifinale contro gli azzurri ed eletto come miglior giocatore del torneo. Sugli scudi di questa manifestazione finisce sicuramente anche Ferran Torres (voto 8) che con una doppietta ha mandato ko l’Italia in semifinale, ma anche Oyarzabal (8) che ha fatto letteralmente ammattire le difese della formazione italiana e di quella francese. Sentiremo parlare sicuramente tanto di Gavi (voto 9) talento 17enne che gioca con la tranquillità e la personalità di un veterano, sia con la maglia della sua nazionale, sia con quella del Barcellona. Voto negativo, però, per la fase difensiva della Spagna, sulla quale Luis Enrique avrà un bel po’ da lavorare: gli iberici patiscono soprattutto le ripartenze, a conferma che chiusure e marcature preventive non funzionano al meglio. Ancora una volta male Eric Garcia (5), che viene da una serie di errori stagionali molto gravi, anche con la maglia del Barça.

Mancini “tradito” da alcuni big

Dopo la delusione della sconfitta contro gli spagnoli, l’Italia di Roberto Mancini porta a casa un bronzo meritato, anche se ai punti il Belgio avrebbe potuto reclamare qualcosa in più. La nazionale italiana ha sostanzialmente sbagliato la prima partita, soprattutto per quel che riguarda alcune scelte e situazioni. Il ct jesino ha preferito far riposare Chiellini in semifinale per averlo fresco in finale e invece la scelta non si è rivelata molto saggia. Così come non è sembrato saggio non schierare una prima punta di ruolo contro la selezione di Luis Enrique. Al ct, dunque, un voto positivo (6,5) ma probabilmente è stato meno lucido del solito. Sugli scudi Federico Chiesa (8), che conferma un processo di crescita fin qui inequivocabile, sia dal punto di vista mentale, sia tecnico-tattico. Decisivo in negativo Bonucci (5) con la sua doppia ammonizione che ha sostanzialmente indirizzato il match contro le Furie Rosse, ma anche il centrocampo non ha reso per come si sperava. Verratti (5) rappresenta al momento la criticità maggiore per mancanza di concentrazione e condizione, mentre Barella (6,5) si è ripreso contro il Belgio dopo una prestazione molto negativa in semifinale.

Belgio: primo nel ranking, ma zero titoli

Medaglia di legno per il Belgio, che continua ad essere numero uno del ranking, ma di titoli nemmeno a parlarne. Avrà pur fatto un grande lavoro Roberto Martinez, ma se alla fine non si quaglia viene difficile assegnare voti alti. Insufficienza per il tecnico, che non è riuscito a registrare una fase difensiva che continua ad essere il tallone d’Achille dei Diavoli Rossi. Insufficienza piena per il trio difensivo del Belgio: Verthongen, Alderweireld e Denayer, così come 5 pieno lo merita Witsel, ormai pedina usurata del centrocampo. Al solito brillante nelle giocate De Bruyne (7), che però da solo non può di certo vincere le partite, mentre in chiave futura tanti complimenti a Charles de Ketelaere. Il 20enne centrocampista del Club Brugge si è tolto lo sfizio di segnare all’Italia facendo passare la palla in mezzo alle gambe di Donnarumma. Il ragazzo ha qualità e personalità e molto probabilmente sarà una delle stelline su cui si fonderà la nazionale belga del futuro, visto che un minimo di ricambio generazionale dovrà presto esserci.