Ha vinto tutto con il Real Madrid e ha sfiorato l’impresa più grande di tutte arrivando ad un passo dal titolo mondiale alla guida della sua Croazia nel 2018, anno in cui ha posto fine all’egemonia dei due mostri sacri del calcio contemporaneo, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, con la vittoria del Pallone d’Oro: Luka Modric ha saputo affermarsi come uno dei centrocampisti più impattanti della propria generazione a livello mondiale, mantenendo standard altissimi lungo l’intero arco della propria carriera, dagli esordi alla consacrazione.

Tecnica eccelsa, visione di gioco superiore, velocità di esecuzione con pochissimi pari nel panorama internazionale: “La strada è quella della velocità. Velocità di corsa, di pensiero, di decisione. Ad alto livello si potrà giocare solo così”, questa la sintesi fornita da Modric riguardo il suo modo di vedere il calcio. Una frase che ben riassume lo stile di un giocatore che da quasi un decennio è l’anima e il cervello di uno dei Real Madrid più vincenti di sempre.

Luka Modric, tecnica e visione di gioco

Modric nasce il 9 settembre del 1985 a Zara, in Croazia, e cresce in un piccolo paese sulle coste della Dalmazia, Zaton. Di umili origini – il papà era uno stradino, la mamma un’operaia – il piccolo Luka vede la propria vita stravolta in tenerissima età quando, con lo scoppio della guerra d’indipendenza croata, assiste all’assassinio del nonno e alla distruzione della propria casa da parte delle milizie jugoslave. Profugo di guerra, trova rifugio a Zara, città nella quale, col passare degli anni, la vita della famiglia Modric si normalizza. E’ qui che Luka sostiene il primo provino calcistico, che gli vale l’accesso nelle giovanili dello Zadar, la squadra della città.

Il suo primo tecnico, Davotin Matosevic, lo ricorda così: “Era un bambino spaventatissimo, un profugo, ma presto ho notato che il tocco di palla era morbido, vellutatissimo e inspiegabilmente preciso, visto che non sapeva cosa fosse il calcio o quasi. Ma era anche piccolo e debole, e sembrava non crescere mai”.

Con una fisicità ben lontana dallo stereotipo che al tempo voleva gli atleti dei Balcani rocciosi e possenti, il suo sviluppo fisico non esploderà mai, al contrario del suo talento calcistico: sin dai primi anni Modric dimostra di avere capacità superiori a qualunque altro suo coetaneo, una tecnica sopraffina e una visione di gioco illuminante.

Firma per la Dinamo Zagabria che all’età di 16 anni lo manda in prestito allo Zrinjski Mostar e per lui, giovanissimo, croato, solo in Erzegovina, si apre una delle fasi che lo tempreranno come calciatore e come uomo: “Quell’esperienza rimane uno dei più grandi successi della mia carriera – dirà Modric tempo dopo – Giocare lì è difficile, nel senso che ovunque vieni visto con sospetto. Le trasferte erano durissime: sputi e insulti in ogni dove e soprattutto minor tutela dagli arbitri. Ogni tanto prendevo una pedata a palla lontana e se mi lamentavo con l’arbitro spesso mi sentivo rispondere ‘Taci, feccia d’un croato!’ Ad ogni modo, Mostar è bellissima e sarò sempre legato ai magnifici tifosi del club”.

Fa benissimo nel suo primo anno, così come nel secondo – questa volta in un club croato – all’Inter Zapresic, che aiuta a raggiungere il secondo posto in campionato. La Dinamo Zagabria lo riporta a casa, promuovendolo in prima squadra. Nei 4 anni nella squadra della capitale vince 3 campionati, 2 Coppe di Croazia e una Supercoppa di Croazia, diventando un idolo della tifoseria.

Il suo profilo è ormai sulle scrivanie dei responsabili scouting dei club più prestigiosi d’Europa, ma a spuntarla, dietro cospicuo pagamento di un cartellino valutato 21 milioni di euro, sono gli inglesi del Tottenham, nel 2008 (nel momento della firma quello di Modric divenne il trasferimento più costoso della storia degli Spurs). A Londra rimane 4 stagioni, nelle quali si afferma come uno dei centrocampisti d’impostazione migliori della Premier League e del calcio europeo in generale, e in cui consolida il suo ruolo di titolare inamovibile in nazionale. Zvonimir Boban, uno degli idoli di Modric, lo descriveva così: “Un predestinato. Vede calcio come nessun altro in Europa. Diventerà un grandissimo”.

Il passaggio al Real Madrid avviene il 27 agosto 2012, per 42 milioni di euro. E’ l’inizio di quella porzione della carriera che lo consacrerà come fuoriclasse: nel corso degli ultimi 8 anni il croato ha alzato, con la maglia dei Blancos, 4 Champions League e 3 Mondiali per Club, oltre a 2 campionati spagnoli e 7 tra coppe e supercoppe, nazionali e internazionali.

Un’epopea calcistica già leggendaria, a cui è mancato per un soffio il colpo pirotecnico, ovvero quel titolo mondiale con la nazionale croata (prima finale ai Campionati del Mondo nella storia della Croazia) sfumato in finale contro la Francia. Un titolo mancato all’ultimo metro in un Mondiale in cui Modric ha messo in campo il meglio del suo calcio, un gioco che gli è valso il premio come miglior giocatore del torneo e, poco più tardi, il Pallone d’Oro (il primo assegnato ad un giocatore che non fosse Messi o Ronaldo dopo 10 edizioni). Un premio che consegna il “Johan Cruijff croato” all’immortalità calcistica. Oggi Luka Modric compie 35 anni.