Da bambino aveva come idolo incontrastato Pelè, O Rei, da grande è diventato Le Roi, un re anche lui, un dominatore in Europa, capace di vincere per tre volte consecutive il Pallone d’Oro. Stiamo parlando di Michel Platini che oggi compie 65 anni. Nato in Francia nella regione della Lorena, ha origini in Italia, perché suo nonno si chiamava Francesco Platìni ed era un muratore di Agrate Conturba (in Piemonte), che emigrò e aprì il suo bar dal nome Le Café des Sports (Il Bar dello Sport). Lo sport, dunque, è sempre stato nel suo DNA, infatti suo padre, un professore di matematica, faceva anche l’allenatore di calcio.

Platini non è sempre stato Le Roi, perché da bambino, essendo basso e gracile, veniva chiamato Ratz e le nain, il nano, ma lui non si faceva condizionare dalla sua fisicità e a volte si firmava Peleatini, perché già si sentiva un artista del pallone. Il piccolo Michel non è mai diventato l’erede di Pelè, ma qualcosa di meglio, è diventato Platini, una leggenda del calcio che non somiglia a nessun altro, un giocatore straordinario e inimitabile che ha scritto pagine importanti dello sport, uno dei migliori numeri 10 di sempre.

Platini giocava da trequartista e aveva un piede fatato che gli permetteva di essere pericolosissimo sui calci piazzati. Giocatore molto intelligente, aveva una perfetta visione di gioco e inoltre, pur giocando più arretrato rispetto alle punte, segnava più di molti attaccanti, tanto da diventare capocannoniere della Serie A per tre volte consecutive. Geniale, bravissimo a improvvisare, una stella in campo, ma molto riservato fuori dal rettangolo di gioco.

Michel Platini, gli esordi in Francia e il colpo di fulmine dell’Avvocato

Michel Platini comincia la sua formazione nelle giovanili della squadra della sua città di nascita, l’AS Jœuf e la completa nel Nancy dopo essere stato scartato a diversi provini a causa di una bassa capacità polmonare, a causa della quale non viene considerato adatto allo sport a livello agonistico. In poco tempo, già nel 1973, esordisce in prima squadra e nel corso delle sette stagioni con il Nancy colleziona 215 presenze e segna 127 gol, diventando il miglior cannoniere della squadra e vincendo un campionato di seconda divisione e una Coppa di Francia. Nel frattempo esordisce anche nella nazionale francese, con la quale comincia a farsi notare in giro per il mondo. Quando il contratto con il Nancy scade, nel 1979, sceglie il Saint-Étienne, la squadra più titolata in patria.

A fine anni ’70 comincia a interessarsi a lui l’Inter, che lo riceve alla Pinetina nel 1978 raggiungendo un accordo sull’ingaggio, ma la squadra nerazzurra non riesce a completare l’acquisto a causa del blocco agli stranieri vigente nel campionato italiano e quindi lo lascia poi libero di andare al Saint-Étienne, restando comunque sulle sue tracce fino a che il presidente Fraizzoli decide di mollare definitivamente la presa, stanco per il lungo tira e molla. Intanto in Francia Paltini vince il campionato nella stagione 1980-1981. Quando in Italia si risolve la questione del blocco degli stranieri, Michel si accorda con la Juventus, ma prima chiama l’Inter con la quale aveva firmato un precontratto. Ai nerazzurri dice che, avendo dato loro la sua parola, se lo vogliono è disposto ad andare a Milano, ma si sente rispondere che hanno già preso due giocatori, tra cui il tedesco ‘Hansi’ Muller e che può considerarsi libero. Libero di andare a scrivere alcune pagine indimenticabili della storia della Juventus.

Gianni Agnelli, infatti, ha un vero e proprio colpo di fulmine per lui e, quando lo vede giocare forse la sua più bella partita con la nazionale, un Francia-Italia del febbraio 1982 a Parigi, l’Avvocato non ha più dubbi e costringe la Juve a rinunciare a Liam Brady e a prendere Platini. Il francese costa 148 milioni e li vale tutti, anzi, vale anche molto di più. È pronto a portare in Italia la sua genialità, la sua eleganza, la sua unicità e l’Avvocato capisce fin da subito di aver fatto uno dei migliori affari della sua vita.

La carriera di Michel Platini nella Juventus

I primi mesi in Italia non sono facili per Michel Platini. È perseguitato da problemi muscolari e non riesce a dare il meglio di sé in campo. Tutti sono pronti a criticarlo, anzi, a processarlo, e lui si isola, rilasciando pochissime interviste e cercando di rispondere con i fatti, sul campo. Segna il suo primo gol con il Cesena, poi, dopo un girone di andata in salita, in quello di ritorno esplode definitivamente, fino a diventare capocannoniere del campionato con 16 gol, facendo innamorare tutti i bianconeri, che devono inevitabilmente dare ragione all’Avvocato Agnelli e ringraziarlo per lo straordinario colpo di mercato.

Nella sua prima stagione alla Juve, nel 1982-1983, vince subito la Coppa Italia, ribaltando in finale il risultato dell’andata persa con il Verona al Bentegodi per 2-0. Al ritorno a Torino la Vecchia Signora si impone per 3-0 e due gol portano proprio la firma di Platini. Arriva anche in finale di Champions League, ma perde contro l’Amburgo. Nella stagione 1983-1984 Platini vince anche il primo scudetto ed è di nuovo capocannoniere segnando, in 28 presenze, 20 gol, uno in più di Zico. Inoltre conquista la Coppa delle Coppe e anche qui mette il suo sigillo con due gol in otto partite. Nel 1983 arriva anche il suo primo Pallone d’Oro e nel 1984 vince gli Europei con la Francia.

Nel 1984-1985 la storia si ripete a livello individuale per Platini, perché con 18 gol è ancora una volta capocannoniere, segnando più di Altobelli e Maradona, e viene di nuovo premiato con il Pallone d’Oro. Con sette gol è capocannoniere anche in Coppa dei Campioni e in Europa è un anno straordinario per la Juve: vince la Supercoppa Uefa battendo 2-0 il Liverpool e, finalmente, conquista anche la sua prima Coppa dalle grandi orecchie, anche se il successo arriva in una situazione tragica. È il 29 maggio quando si gioca all’Heysel di Bruxelles la finale tra Juventus e Liverpool. Le squadre scendono in campo nonostante gli incidenti nel prepartita (39 morti a causa dei tafferugli provocati dagli hooligans inglesi). Platini è decisivo: con un lancio di 50 metri serve Boniek che subisce fallo. È rigore e Le Roi, al 58’, lo trasforma: sarà quello il gol decisivo per la vittoria bianconera.

Nel 1985-1986 Platini, ormai un veterano della Juventus che nel frattempo si è privata di alcuni sui giocatori storici, inclusi alcuni dei campioni del Mondo del 1982, segna per la prima volta una tripletta, contro il Bari (vittoria bianconera per 4-0). Nella finale di Coppa Intercontinentale contro l’Argentinos Juniors, l’8 dicembre 1985, Le Roi è decisivo, perché segna prima il rigore dell’1-1, poi firma l’assist per Laudrup per il gol che vale il 2-2 e infine, ai rigori, segna il penalty che regala il successo alla Juve. Poco dopo arriva anche il suo terzo Pallone d’Oro e a fine stagione la Juve trionfa in campionato.

La stagione 1986-1987 è anche l’ultima per Platini, che per tutto l’anno combatte con un problema alle caviglie. Decide di ritirarsi a soli 32 anni. La sua ultima partita in Serie A, il 17 maggio 1987, è Juventus-Brescia 3-2. Al termine del match, durante un’intervista ai microfoni della Rai, Platini riassume così la sua carriera: “Ho giocato a Nancy perché era la mia città, Saint-Étienne perché era la migliore in Francia, e nella Juventus perché è la migliore al mondo”. Chiude la sua carriera in campo con 667 presenze tra club e nazionale, e con 357 gol, con una media incredibile per un centrocampista: 0,54 gol a match.

Che cosa fa Michel Platini oggi?

Platini è uno dei rari casi di campione che è riuscito a essere un fuoriclasse anche dopo aver chiuso la sua carriera in campo. Ha infatti avuto successo anche da allenatore e da dirigente. In realtà la sua carriera in panchina è durata pochissimo, ma gli è valsa il premio di “allenatore dell’anno” nel 1991 secondo il mensile inglese World Soccer.

Diventa commissario tecnico della nazionale francese nel 1988, dopo che i galletti guidati da Henri Michel hanno mancato la qualificazione agli Europei di quell’anno. Con Platini, invece, la Francia riesce a qualificarsi ai Mondiali 1990 e a inanellare una serie di 19 risultati utili consecutivi dal 29 aprile 1989 al 20 novembre 1991. Nel 1992, però, dopo l’eliminazione nella fase a gruppi degli Europei, lascia il ruolo di ct dopo aver collezionato in 29 panchine, 16 vittorie, otto pareggi e cinque sconfitte.

Sempre nel 1992 comincia la sua carriera da dirigente. Diventa co-presidente del Comitato organizzativo dei Mondiali 1998, poi, dal 2001 al 2008 è vicepresidente della Federcalcio francese, dal 2002 anche vicepresidente dell’Esecutivo FIFA e il 26 gennaio 2007 vince le elezioni per la presidenza UEFA, venendo poi rieletto per questo ruolo anche nel 2011 e nel 2015.

Nell’ottobre 2015 viene sospeso per 90 giorni dal comitato etico della FIFA perché accusato di aver percepito dei soldi (due milioni di franchi svizzeri) dal Presidente FIFA Sepp Blatter per delle consulenze svolte tra il 1999 e il 2002. Viene poi squalificato per otto anni, ma la squalifica viene ridotta prima a sei anni e poi, dopo il ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport, a quattro anni. Platini intanto si dimette da Presidente UEFA. Nel 2018, però, viene scagionato da ogni accusa e sembra convincente la sua difesa secondo cui gli sono state rivolte false accuse solo per screditarlo come dirigente.

L’ultima volta in cui è protagonista sui giornali è nel giugno 2019, quando viene interrogato dalla polizia francese. I cronisti gridano allo scandalo parlando di “arresto” di Le Roi, ma in realtà viene solo ascoltato come testimone nell’ambito di un’inchiesta sull’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar.