Oggi, 8 maggio 2020, compie 50 anni Luis Enrique, ex calciatore di Real Madrid e Barcellona e attuale ct della nazionale spagnola. Figura di grande personalità sia quando calcava i campi da giocatore, sia da allenatore, il commissario tecnico delle Furie Rosse, che si è ripreso la panchina dopo un periodo di “riflessione” per via di un grave lutto familiare, è considerato uno dei protagonisti assoluti del calcio moderno.

Luis Enrique: gli esordi al Gijon, poi Real e Barça

Dopo essersi messo in mostra nel calcio che conta con la maglia dello Sporting Gijon, la squadra della sua città con cui ha fatto tutta la trafila dalle giovanili fino alla prima squadra. Nel 1991 Luis Enrique viene acquistato dal Real Madrid del presidente Lorenzo Sanz per equivalente di 3 miliardi di vecchie lire, che però stranamente non gli rinnova il contratto consentendogli di firmare nel 1996 con i nemici giurati del Barcellona. La sua esperienza da calciatore con la maglia dei Blancos si conclude con 157 presenze nella Liga condite da 17 reti.

A livello realizzativo, l’esperienza con la maglia blaugrana comincia molto meglio con ben 17 reti nella stagione 1996-97, ma è nel campionato successivo che esplode letteralmente in fase realizzativa con 25 reti stagionali. Al Barcellona rimane per ben 8 anni, diventando anche capitano dei catalani e chiudendo la carriera il 16 maggio 2004 con un bottino di due edizioni della Liga, due coppe di Spagna, una Supercoppa spagnola, una Coppa delle Coppe, ma senza purtroppo centrare il trofeo più ambito, ovvero la Champions League (trofeo nel quale si rifarà e con gli interessi, da allenatore).

Buono anche il bottino da calciatore con la maglia della nazionale spagnola, con cui colleziona in tutto 62 presenze, 12 reti e può vantare anche un oro conquistato alle Olimpiadi “casalinghe” di Barcellona.

La carriera da allenatore

Dopo essersi ritirato dal calcio nel 2004, la carriera di allenatore di Luis Enrique comincia ufficialmente nel 2008 grazie all’incarico di tecnico del Barcellona B, dove sostituisce Pep Guardiola, suo ex compagno promosso in prima squadra. I risultati con la seconda squadra blaugrana sono ottimi: dopo un quinto posto nella Segunda División B, l’anno successivo arriva secondo conquistando la promozione in Segunda División. Nella stagione 2010-2011 chiude al terzo posto, conquistando sul campo la virtuale promozione in Liga, anche se poi questa non potrà essere effettiva perché due formazioni della stessa società non possono partecipare entrambe alla Primera Division.

Luis Enrique: un anno alla Roma senza incidere

Al termine della stessa stagione annuncia la fine della sua esperienza con il Barcellona B e il 20 giugno 2011 firma con la Roma. Il tecnico giallorosso, considerato dagli addetti lavori come uno dei “profeti” del calcio moderno, non riesce però ad instaurare un gran feeling con la piazza giallorossa, tanto da “guadagnarsi” gli epiteti piuttosto pesanti di “demental coach” e “lo stordito”. Eliminato dall’Europa League ai playoff, al termine di una stagione in cui la Roma chiude al 7° posto in Serie A e per la prima volta dopo 15 anni fuori dalle coppe europee, Luis Enrique annuncia l’addio anticipato, nonostante abbia un altro anno di contratto.

Dal Celta Vigo al Triplete

Dopo un anno sabbatico, il tecnico spagnolo torna in sella nell’estate del 2013 con il Celta Vigo, formazione che porterà ad una salvezza tranquilla praticando anche un calcio gradevole e prevalentemente votato all’attacco. La buona stagione con il Celta Vigo gli vale la chiamata del Barcellona, che gli affida la panchina della prima squadra. I dubbi iniziali di molti sono cancellati al termine della prima stagione, che si conclude con la vittoria anticipata della Liga (la 23a del club catalano), avvenuta il 17 maggio del 2015 con l’1-0 sull’Atletico Madrid. La stagione a livello nazionale porta anche in dote una Coppa del Re, ma il meglio deve ancora venire perché il 6 giugno arriva la vittoria della Champions League contro la Juventus. Al suo primo anno sulla panchina del Barcellona, Luis Enrique conquista, quindi, uno storico Triplete. Sulla panchina del Barça trascorre in tutto tre stagioni, che gli consentono di ottenere tutto quello che si può vincere a livello di club. A marzo del 2017 preannuncia il divorzio al termine della stagione.

I due incarichi con la nazionale spagnola

L’estate successiva viene chiamato alla guida della nazionale spagnola, dopo le dimissioni di Fernando Hierro al termine del deludente Mondiale 2018. L’esperienza sulla panchina delle Furie Rosse non è esaltante, con un secondo posto nel girone della Nations League 2019. A giugno dello stesso anno, a meno di un anno dalla firma, rassegna le dimissioni per stare vicino alla figlia Xana (9 anni) che purtroppo morirà qualche mese più tardi.

Nel frattempo, la panchina della Spagna viene ereditata da Robert Moreno, storico collaboratore di Luis Enrique sin dai tempi della Roma. Superato il lutto della figlia, però, l’ex ct chiede e ottiene dalla federazione spagnola di riprendersi il posto in nazionale, dando vita ad una diatriba mediatica proprio con l’ormai ex amico Moreno. Luis Enrique sostiene sostanzialmente di aver solo lasciato pro-tempore la panchina della Spagna, mentre il collaboratore, che ha nel frattempo condotto la selezione iberica alla qualificazione ad Euro 2020, rivendica i suoi meriti affermando sostanzialmente di essere stato tradito da Luis Enrique, che lo ha escluso dallo staff senza un reale motivo.

Luis Enrique: i trofei da calciatore e allenatore

Da calciatore, Luis Enrique ha conquistato tre campionati spagnoli (uno con il Real e due con il Barcellona), tre coppe di Spagna (uno con le Merengues e due con i blaugrana), due Supercoppe spagnole (una per club), una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea (entrambe con il Barça).

Da allenatore, invece, il 50enne di Gijon ha vinto praticamente tutto con il Barcellona: due volte la Liga, 3 coppe di Spagna, una Supercoppa spagnola, una Champions League, una Supercoppa Europea e un Mondiale per club.