Dopo la sconfitta del Milan di ieri sera contro il Monza, durante la puntata di Pressing, Massimo Mauro ha attaccato senza troppi giri di parole il numero 10 del Milan.
“Le grandi squadre si costruiscono quando il giocatore più forte è più forte in tutto. Se il tuo leader è un rapper, la dico così, ciondola, non dà la carica ai compagni. Fa tre dribbling ok e poi? Oggi non c’è mai stato, non ha aiutato Theo“.
Una frase forte quella pronunciata dall’ex giocatore di Napoli e Juventus sul talento portoghese del Milan.
Ma facciamo parlare i numeri prima di scendere nel campo delle polemiche e proviamo ad analizzare il cammino di Rafael Leao alla corte del Diavolo.

Parliamo di Serie A e facciamo un riassunto delle sue prestazioni e della sua crescita da quando veste rossonero.
Sbarca a Milano ad agosto 2019 e nella prima stagione colleziona in 27 gare 6 gol e 1 assist, in quella successiva sono 6 le reti e 6 gli assist in 29 partite giocate.
La fantasia inizia a intravedersi, la poca costanza nelle prestazioni però la nasconde ancora bene.
L’esplosione vera e propria arriva nella stagione 21/22 quando nel mazzo di Pioli un jolly si trasforma in un asso e diventa la carta da giocarsi ogni domenica per sorprendere gli avversari.
34 partite disputate, 11 gol e 10 assist. Le voci di mercato iniziano ad inseguirsi nei corridoi e i rinnovi rispondono colpo su colpo.
L’anno successivo è quello della consacrazione, quello dove Leao trascina il Milan in Champions contro il Napoli di Spalletti e permette al Milan di sognare in grande.
Il suo rapporto con il goal migliora e in Serie A fa registrare il suo record: 15 gol fatti e 7 assist in 34 partite.

Non è una prima punta, ma i numeri sì. Ci eravamo abituati bene. Oggi è il momento di tirare le somme?
Oggi possiamo dire che il 10 portoghese ha subito a livello di numeri uno stop rispetto agli anni passati ma è cambiato anche il suo gioco o meglio quello del Milan.
In 21 gare sono già 7 gli assist messi a segno (eguagliato il suo miglior score) ma solamente 3 i gol a referto.
La risposta secondo noi è proprio in questi numeri. Non è mai stato e forse non lo sarà mai un leader a parole, ma probabilmente lo è o lo sarà con la palla tra i piedi. Le sue giocate danno forza alla squadra e, se ci aspettiamo Leao in difesa a sudare per la maglia, allora abbiamo guardato un altro film. A lui è richiesta la giocata, ad altri la sudata.

Vi lasciamo con una domanda e non con una polemica: per i fantallenatori sono dolori ma si può dire la stessa cosa per Pioli, o forse i problemi del Milan oggi sono da cercare da altre parti?