Si è completato ieri sera il primo turno della Final Eight di Champions League con i quarti di finale. In semifinale si affronteranno il 18 agosto alle ore 21:00 Lipsia e Paris Saint Germain, mentre il giorno successivo toccherà a Lione-Bayern Monaco.

Atalanta commovente, ma non basta

Sono state tutte sfide dai risvolti sorprendenti, quelle cui abbiamo assistito in questi giorni, a partire da Atalanta-PSG. La squadra bergamasca, unica italiana qualificata alla Final Eight, è andata vicinissima al sogno portandosi in vantaggio con Pasalic nella prima frazione di gioco, ma nei minuti finali, tra il 90’ e il 93’ è arrivata la doccia fredda che ha gelato letteralmente l’intero popolo bergamasco con Marquinhos e Choupo-Moting. La prestazione della Dea è stata per certi versi commovente e anche se tutti sono meritevoli di una larga sufficienza, se non altro come riconoscimento dello splendido cammino compiuto nella competizione, poco hanno potuto i nerazzurri contro i campioni presenti nella rosa dei parigini. Neymar è stato letteralmente imprendibile per i difensori dell’Atalanta, che ha avuto in Pasalic, de Roon e Freuler gli elementi più in palla. Ma la vera svolta alla partita è stata impressa certamente dall’ingresso di Mbappé, che ha costretto l’Atalanta ad abbassare ancora di più il suo baricentro ed è stato anche l’autore dell’assist per la rete del 2-1 finale di Choupo-Moting.

Lipsia, il miracolo del giovane Nagelsmann

Giovedì sera, il Lipsia di Julian Nagelsmann, che a 33 anni e 26 giorni è diventato il più giovane allenatore a raggiungere una semifinale di Champions League, ha compiuto una sorta di impresa battendo l’Atletico Madrid di Diego Simeone. Nonostante la superiore esperienza internazionale dei Colchoneros, i tedeschi si sono imposti per 2-1 conquistando una semifinale in cui credevano in pochi. Soprattutto perché agli ottavi di finale Diego Costa e compagnia avevano fatto fuori il Liverpool campione in carica. La gara si è decisa nella ripresa, con il vantaggio tedesco firmato da Olmo, al quale gli spagnoli hanno risposto con la rete di Joao Felix su rigore (il portoghese è stato lasciato forse colpevolmente in panchina da Simeone),mentre la rete della vittoria del Lipsia è arrivata all’88’ con il centrocampista statunitense Tyler Adams. Il voto più alto per questa impresa va senza dubbio a Nagelsmann, che a 33 anni e 26 giorni è diventato il più giovane allenatore a raggiungere una semifinale di Champions League e che nel giro di un paio di stagioni ha reso la formazione della Red Bull una delle più forti nel panorama calcistico tedesco, ma anche internazionale. L’impresa ottenuta contro i più esperti spagnoli, assume un valore superiore se si pensa che il Lipsia non ha potuto schierare nemmeno Timo Werner, già ceduto al Chelsea ed impossibilitato a concludere la Champions con i tedeschi. Il trionfo del collettivo sul singolo, il titolo che potremmo dare a questo bel film sportivo.

Il Bayern umilia Messi

Venerdì sera, invece, il Barcellona è stato letteralmente umiliato dal Bayern Monaco. I tedeschi, letteralmente trasformati dal tecnico Hans-Dieter Flick (subentrato il 3 novembre 2019 a Nico Kovac), hanno infierito su Messi e compagnia senza fermarsi nemmeno quando il punteggio aveva assunto numeri tennistici. Agli uomini di Quique Setién non è rimasto altro che incassare, nonostante l’autogol di Alaba, arrivato poco dopo la rete del vantaggio di Muller, avesse illuso i catalani di potersela giocare alla pari. I blaugrana hanno creato le loro occasioni, soprattutto nella prima parte del primo tempo, ma ogni volta che il Bayern arrivava nei pressi della porta difesa da Ter Stegen erano dolori. Perisic, Gnabry, ancora Muller, Kimmich, Lewandowski e infine l’ex Coutinho con una doppietta hanno trafitto la difesa avversaria come una lama nel burro. Inutile la preziosa giocata di Suarez, che aveva portato il punteggio sul momentaneo 2-4 ad inizio ripresa.

Troppa la differenza tra le due compagini, per un risultato finale di 8-2 in favore dei tedeschi che potrebbe anche essere considerato stretto alla luce delle occasioni totali e della mole di gioco prodotta dagli uomini di Flick. Promossi tutti tra le fila dei campioni di Germania, il mister Flick su tutti, perché ha rivitalizzato una rosa che secondo gli esperti era ormai logora e a fine ciclo. Nel Barcellona, tutti o quasi bocciati: a partire dal tecnico Setién, che sarà sollevato dall’incarico, ma anche Lionel Messi non è stato all’altezza di una notte che sembrava su misura per lui. Tutto il pacchetto arretrato del Barça, infine, è parso in imbarazzo, a cominciare da ter Stegen, autore di diverse incertezze anche con il pallone tra i piedi, una delle sue maggiori qualità, e lo stesso Piqué ha ammesso le proprie responsabilità dicendosi pronto a lasciare la maglia blaugrana se la società lo ritenesse opportuno.

Guardiola, ennesimo flop europeo

Sabato sera è arrivata l’altra grande sorpresa di questa Final Eight: il Manchester City di Pep Guardiola è stato eliminato dal Lione di Rudi Garcia, giustiziere nel turno precedente della Juve di Maurizio Sarri. Nonostante gli inglesi siano una vera e propria corazzata e pratichino un calcio ritenuto “europeo”, hanno ceduto il passo alla settima classificata della Ligue 1, che si è rivelata formazione molto più pratica e concreta. Dopo la rete del vantaggio francese con Cornet, i Citizens l’avevano ripresa con De Bruyne, ma una doppietta di Dembelé nel finale ha gelato i vicecampioni d’Inghilterra. Sugli scudi finisce inevitabilmente l’autore della doppietta, il centravanti francese di origini maliane, che ha schiantato una difesa del City che per l’occasione era più folta del previsto. Guardiola, infatti, ha schierato il suo City con un insolito 3-5-2, inserendo il giovane Garcia al fianco di Fernandinho e Laporte, con Walker e Cancelo sugli esterni e davanti Gabriel Jesus e Sterling, quest’ultimo autore di un errore clamoroso a porta vuota sul 2-1 Lione. L’allenatore spagnolo ha quindi deciso di snaturare la sua formazione, incassando l’ennesima delusione in Champions, dopo quattro stagioni e investimenti record sul mercato. A livello europeo Guardiola ha fallito senza se e senza ma, esattamente come avvenuto nella precedente esperienza al Bayern. Per lui i fasti del Barcellona sono ormai un lontano ricordo…